‘Agrovoltaico settore strategico per l’Italia’

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L’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni vuole che l’Italia diventi un hub energetico che tragga vantaggio da forti legami con l’Africa Settentrionale e dai fondi europei. L’agrovoltaico è potenzialmente uno strumento per creare nuovi rapporti e utilizzare fondi per creare innovazione in campo agricolo ed energetico in un momento di crisi alimentare ed energetica. 

“Il risparmio d’acqua nei quattro impianti agrovoltaici attivi dal 2010 si attesta sul 40%. L’agrovoltaico può essere una soluzione per quelle colture che potrebbero essere a rischio con una maggiore siccità”, spiega Alessandra Scognamiglio, coordinatrice della task force sull’agrovoltaico sostenibile presso l’agenzia di ricerca italiana ENEA. 

Scognamiglio è anche Presidente dell’Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile (AIAS). AIAS è nata a novembre, con una rappresentanza significativa del mondo agricolo e energetico.

Due partner di AIAS stanno lavorando a progetti agrivoltaici per produrre idrogeno dall’elettricità prodotta da impanti solari realizzati in campi agricoli, anche per fertilizzare i terreni. “Questo abbinamento agrivoltaico e idrogeno lo vedo già. Questi due progetti durerebbero 3/4 anni ciascuno”.

Per ora i tavoli di lavoro in Italia stanno discutendo per lo più di uso e consumo di suolo sia per l’agrovoltaico e che per il fotovoltaico a terra convenzionale. 

ENEA sta concentrando i lavori “preparatori” per fare ricerca sui materiali, sui sistemi fotovoltaici e sulle colture più efficaci, così da standardizzare i processi decisionali, permettendo poi di promuovere progetti coerenti con il contesto locale. 

“Alcune variazioni controllate possono far aderire dei sistemi più o meno standard a delle esigenze specifiche”, dice Scognamiglio a pv magazine.

ENEA sta collaborando con le Nazioni Unite, con la Commissione europea nell’ambito di progetti specifici come Symbiosyst.

“Symbiosyst affonda le radici nell’esperienza pregressa dei partner nel fotovoltaico integrato in edifici e paesaggio. L’idea è di integrare le esperienze di operatori molto diversi”, ha dichiarato Scognamiglio.

Nella collaborazione con le Nazioni Unite (UN-Habitat), per ora ancora alla fase di preparazione di un progetto dedicato, il focus rimane il continente Africano. Il progetto in Africa vuole produrre caffè in ambito agrovoltaico. 

“Tradizionalmente le piante di caffè erano all’ombra di altre piante. Vogliamo poi usare i materiali di scarto del caffè per dei blocchetti combustibili con alto potere calorifico. Possiamo insomma generare una nuova filiera, perché appunto l’agrivoltaico è un integratore di tecnologie e possibilità”, ha aggiunto Scognamiglio, la quale ha affermato anche di aspettarsi sviluppi agrovoltaici in altre aree geografiche, dal Giappone all’America Latina. 

In questo senso, l’agrovoltaico potrebbe emergere come uno dei temi su cui la Commissione europea si focalizzerà nei prossimi piani strutturali per l’Europa. La tecnologia, infatti, promuove l’innovazione e soluzioni di economia circolare che aumentino la produzione agricola ed energetica.

“Potrebbe avere senso inserire l’agrovoltaico come voce specifica per i nuovi sistemi di finanziamento. Non so ancora, però, se siamo pronti. Sarebbe comunque auspicabile. Non è più possibile affrontare tematiche complesse come fossero separate, quando non lo sono”.

Per ora, i nodi rimangono le insicurezze legislative, dal momento che mancano la revisione delle Linee Guida, la Direttiva applicativa e la coerenza tra diverse parti del quadro legislativo.  

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