Presso la bocca di Malamocco, la più profonda della laguna di Venezia con i suoi 14 metri di profondit, sul lato S. Maria del Mare c’è una piattaforma di circa 11 ettari. Si tratta dell’infrastruttura di servizio ùtilizzata per la realizzazione del MOSE, acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico, un sistema di dighe mobili per difendere il territorio di Venezia dal fenomeno dell’acqua alta.
“La piattaforma non è mai stata sottoposta a valutazione di impatto ambientale perché se ne prevedeva lo smantellamento a lavori finiti. Ora le associazioni ambientaliste stanno reclamando il mantenimento dei patti, quindi demolire la piattaforma e restituire la spiaggia agli abitanti”, hanno spiegato a pv-magazine Italia Antonella Garro, Segretaria Metropolitana e Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia, nel perimetro del partito politico italiano di orientamento liberale, guidato da Carlo Calenda.
I due politici si stano chiedendo a gran voce, facendolo sapere alla comunità locale, se abbia senso aver speso quei 40 milioni di euro per la realizzazione della piattaforma, con tutto l’impatto ambientale derivante, per poi smantellarla e non riutilizzarla. In alternativa, propongono la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 11 MW. “Si tratterebbe di circa un settimo della potenza massima richiesta da tutto il capoluogo veneto” ci hanno riferito Garro e Bonafè.
L’idea di utilizzare la piattaforma per installare pannelli solari risale a oltre un anno fa, in concomitanza con il primo studio di fattibilità presentato da Eni per la decarbonizzazione del MOSE, ma che ha successivamente visto il sorgere di diversi ostacoli e l’intervento della Soprintendenza.
Lorenzo Colovini, Responsabile Comunicazione Azione Venezia Metropolitana, ha commentato la motivazione per cui la demolizione sarebbe da imporre: “Gli ambientalisti chiedono la “restituzione della spiaggia” agli abitanti dell’isola di Pellestrina. Ebbene, in natura la spiaggia non c’è, ma è stata costruita circa venti anni fa artificialmente per proteggere il litorale dalle erosioni. Ora si estende per 9 km lungo tutta l’isola, ma è assurdo che gli abitanti protestino così tanto per avere quel centinaio di metri, peraltro in un ambiente del tutto artificiale e di fronte alla “lunata” dove dovrebbero stazionare le navi in attesa di entrare in laguna a MOSE chiuso”.
Il comitato metropolitano di Venezia in Azione ha inoltre fatto sapere che il calcolo costi/benefici, in termini sia economici sia ambientali, non lascerebbe spazio a dubbi. «Noi speriamo davvero che prevalga il buon senso», auspicano i due politici.
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