Legambiente chiede di definire delle linee guida a livello nazionale per installare impianti fotovoltaici in centri storici. “Ci sono diverse opzioni: tegole, impianti colorati e impianti in zone meno visibili,” Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, ha detto a pv magazine Italia. “Si possono fare tante scelte, basta farne una”.
Eroe menziona la Sala Nervi del Vaticano come un esempio virtuoso. Il Paese più piccolo al mondo ha installato oltre 2.000 pannelli fotovoltaici sul tetto di uno degli edifici principali. I pannelli non sono visibili dal suolo.
“Per noi il fotovoltaico è una priorità, ad esclusione di quelli che possono essere quegli edifici con un valore storico di un certo tipo. Ma sono solo poche eccezioni”, ha spiegato Eroe.
Il decreto del Ministero della Transazione energetica (Mite) di settembre 2022 ha dato attuazione alle norme previste dal decreto Energia, semplificando le procedure per i nuovi impianti fino a 200 kW, teoricamente realizzabili nell’ambito dell’edilizia libera come opere di manutenzione ordinaria nei centri storici, quindi senza necessità di autorizzazioni comunali. Questo però non è il caso in tutta Italia.
“Ci sono tanti comuni e regioni che sono indietro rispetto all’adeguamento delle normative nazionali. Per esempio in Umbria. Nonostante la normativa nazionale che consente le installazione degli impianti, i comuni e le regioni, se vogliono, possono fare opposizione. E la fanno. Per esempio basta non aggiornare un regolamento edilizio”, ha commentato la responsabile energia di Legambiente.
Secondo Legambiente, servirebbero degli indirizzi nazionali “che possano dare delle linee guida a sovraintendenze, regioni e comuni”.
Ci sono però delle realtà locali che stanno procedendo con interventi in centri storici. Questo, per esempio, il caso del comune di Ferla, in provincia di Siracusa, che ha installato un impianto integrato nel centro storico attraverso una comunità energetica rinnovabile e solidale. Anche Firenze sta cambiando il regolamento comunale. “Se lo fa Firenze, è chiaro che tutti i comuni lo possono fare”.
Eroe aggiunge che la Puglia è un modello di riferimento per lo sviluppo solidale delle rinnovabili. Le famiglie meno abbienti hanno avuto un supporto per realizzare impianti per l’autoconsumo, con l’elettricità non consumata venduta poi sul mercato. La regione utilizza infine i fondi derivanti dalla vendita dell’elettricità non consumata dalle famiglie per nuovi investimenti in fotovoltaico.
In generale Legambiente chiede di lavorare a un’armonizzazione delle regole, anche per gli impianti utility-scale. “Oggi continuiamo a installare gli impianti su larga scala con una legislazione obsoleta di 10 anni fa”, ha detto Eroe.
Nell’ultimo rapporto annuale sui comuni rinnovabili, Legambiente ha scritto che, a fronte di un investimento di 80 miliardi di euro, l’Italia potrebbe realizzare 60 GW di nuova potenza in 3 anni. Questo, secondo Elettricità Futura, avrebbe permesso di sostituire il 70% del gas russo. Legambiente pubblicherà il prossimo rapporto annuale a inizio giugno.
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