Meglio evitare sussidi se non sono strutturali, dice SolarDay

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L’instabilità del mercato ha delle ripercussioni sui produttori di pannelli italiani, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in nuove linee produttive, spiega SolarDay, la società produttrice di pannelli con sede a Milano.

“Aumentare la capacità in Italia significa avere una stabilità di mercato. Questo non è da dare per scontato, anche se ci aspettiamo una crescita nei prossimi anni”, Giovanni Parenti, sales manager, ha detto a pv magazine Italia.

A Intersolar si sono fatte valere le ambizioni cinesi nella produzione di pannelli. Per quanto le associazioni di categorie suppongono che, in parte, si tratti anche di un bluff da parte di alcuni produttori cinesi, i Tier 1 cambieranno inevitabilmente il mercato. Questo aumenta ulteriormente il rischio e diminuisce la visibilità sul mercato nel lungo periodo. Ulteriori fattori di incertezza devono essere evitati.

“Vedo gli incentivi di buon grado purché siano strutturali. Esempio: il Superbonus in Italia ha drogato il mercato per un anno e mezzo per poi riportarlo a livelli preoccupanti, perché il mercato è fermo da un paio di mesi, in Europa, ma soprattutto in Italia. Meglio un settore che ha un andamento regolare e che permetta di fare programmazione e pianificazione, piuttosto che un settore che ha degli strappi. Degli anni si lavora senza materiale e poi alcuni anni i magazzini sono pieni. Oggi a Rotterdam ci sono stock paurosi di pannelli. Tutto questo non permette investimenti strutturali.”

La società sta cercando di focalizzarsi sul servizio al cliente e di rispondere in tempi minori alle richieste d’assistenza; sta anche diversificando campagne di marketing per fidelizzare il cliente.

“Abbiamo per esempio una rete di installatori premium certificati. Sui nostri pannelli riportiamo una garanzia aggiuntiva di 5 anni per i clienti premium, da 20 a 25 o da 25 a 30 in funzione del prodotto. Questo, unito a tempi di consegna sempre più ridotti, vuol dire cercare di fidelizzare il nostro cliente. La stessa strategia per il nostro inverter, prodotto non europeo: vogliamo creare un team in Europa che eviti ai clienti i problemi della post vendita.”

SolarDay partirà dall’Italia con questo modello di business, per poi estenderlo ad altri mercati dove è già presente. Rimane comunque positiva sull’outlook del mercato europeo.

“La guerra è dietro l’angolo e ci ha insegnato che anche il costo energetico può essere estremamente problematico. Sono estremamente convinto che anche il privato ha la volontà di autoprodursi una parte dell’energia di cui ha bisogno, rendendosi in parte indipendente”.

Diversificazione della gamma offerta

Durante la manifestazione fieristica di Monaco di Baviera, SolarDay ha anche lanciato una linea di 4 famiglie di inverter: ibrido monofase con batteria BT, ibrido trifase con batteria HV, inverter da 50kW su rete per uso commerciale, inverter 100kW per usi industriali. I prodotti, che saranno disponibili per la vendita a partire dal quarto trimestre 2023, sono stati sviluppati in collaborazione con un’azienda cinese non meglio specificata.

“Lato inverter puntiamo molto sull’ibrido sia per il residenziale che commerciale. Riteniamo che ci sarà un boom sul lato storage. Per i moduli rileviamo un grosso interesse per le halfcell e una serie di tecnologie interessanti con grandi potenzialità. Si capirà nei prossimi mesi e anni quale diventerà dominante.”

SolarDay riporta che la linea produttiva principale, locata a Brescia, è di 400 MW. La società produce in conto terzi in Italia e, nel caso di domanda superiore alle aspettative, si appoggia a produttori esterni a cui fornisce i materiali per l’assemblaggio, per lo più in Slovenia, Croazia e Romania. Le celle provengono da Taiwan e Cina.

“Facciamo uscire dalla nostra linea di montaggio sia pannelli che usiamo per il revamping, con tutte le certificazioni del Conto Energia, sia prodotti più moderni come le halfcell e customizzati, con colori anche personalizzati”, conclude Parenti.

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