L’Italia sta affrontando diverse sfide nell’attuazione del suo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) da 191,5 miliardi di euro. Alcune di queste sfide includono ostacoli burocratici, inflazione, eccessiva frammentazione dei progetti e carenza di personale qualificato della pubblica amministrazione e nel settore privato, spiega DBRS Morningstar.
“Tutti questi problemi stanno ostacolando l’utilizzo dei fondi UE prima della scadenza del 2026. Ciò mette l’Italia a rischio di non riuscire a rispettare le previsioni iniziali, secondo le quali il piano avrebbe incrementato il PIL italiano di 3,6 punti percentuali entro il 2026, rispetto a uno scenario di base senza il piano”, l’agenzia di rating ha detto in un commento pubblicato lunedì.
Di conseguenza, il governo italiano sta negoziando con la Commissione europea con l’idea di ridisegnare il piano originale, riducendo alcuni obiettivi necessari per ricevere ulteriori fondi e mirando a trasferire parte delle risorse del PNRR al programma REPowerEU, focalizzato sugli investimenti energetici. Il REPowerEU è uno strumento con minori fondi rispetto al Next Generation EU (NGEU), lo strumento post-pandemia attraverso cui vengono finanziati i PNRR nazionali. Il REPowerEU dispone di 20 miliardi di euro, di cui l’Italia dovrebbe ricevere 2,76 miliardi.
“Riteniamo che questo trasferimento e un’ulteriore proroga della scadenza, in caso di successo, porterebbero a un aumento degli investimenti a favore delle imprese italiane in cui il governo ha una partecipazione significativa, come ENI, Enel, Snam e Terna”.
Questo, secondo DBRS Morningstar, permetterebbe un ciclo di investimenti più rapido ed efficiente.
“Questa ridefinizione attenuerebbe anche il rischio di un impatto più debole del PNRR sulla performance economica dell’Italia. Maggiori fondi assegnati al REPowerEU si tradurrebbero in una rinnovata attenzione per i grandi investimenti energetici, che a nostro avviso potrebbero essere assegnati alle principali società energetiche italiane che rappresentano più del 25% della capitalizzazione totale del mercato azionario italiano e che hanno le competenze necessarie per investire in modo efficiente questi fondi. Riteniamo che questo porterebbe un aumento dei ricavi e dell’EBITDA di queste società, con conseguenti implicazioni positive per il credito.”
A febbraio 2023, l’Italia ha speso complessivamente solo 25,7 miliardi di euro per il piano REPowerEU, rispetto ai 47,2 miliardi di euro originariamente previsti per progetti che dovevano essere portati a compimento entro la fine del 2022.
“Grazie al REPowerEU, l’Italia potrebbe concentrarsi su un pool di progetti meno frammentati rispetto al PNRR – nel quale l’87% dei fondi è stato assegnato a piccoli progetti inferiori o uguali a 1 milione di euro. Inoltre, il REPowerEU è meno rigido in termini di obiettivi e di tappe fondamentali, potendo estendere ulteriormente l’orizzonte di investimento dal 2026 al 2029”.
I dubbi sulla capacità dell’Italia di raggiungere gli obiettivi per il secondo semestre 2022 hanno indotto la Commissione a ritardare temporaneamente l’erogazione della terza tranche (19 miliardi di euro) dei fondi NGEU, prevista per marzo 2023. Non sono poi mancati i ritardi anche nel ridisegnare i piani italiani.
“Sebbene altri Paesi europei stiano affrontando sfide simili nell’impiego dei fondi NGEU, l’Italia si trova di fronte a ostacoli maggiori, dato che è destinata a ricevere la parte più consistente del totale dei fondi dello Strumento per la ripresa e la resilienza”.
L’Italia dovrebbe ricevere un totale di 191,5 miliardi di euro, seguita dalla Spagna con 69,5 miliardi di euro. La Spagna però ha presentato all’UE un nuovo piano ambizioso, in linea con gli obiettivi europei.
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