Le grandinate dei giorni scorsi sono indiscutibilmente un problema per il mondo del fotovoltaico. pv magazine Italia ha parlato con Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, per capire se il cambiamento climatico possa aumentare la probabilità di grandinate e temporali così violenti da poter avere delle conseguenze anche sugli impianti fotovoltaici, oltre che su abitazioni e macchine.
Mercalli spiega che le grandinate sono un fenomeno in generale localizzato, ma ancora non studiato a sufficienza, amplificato dai cambiamenti climatici. “Ritengo che sarebbe importante immaginare un qualche dispositivo semplice e poco costoso per la protezione dei pannelli, da azionare pochi minuti prima dell’arrivo del fenomeno temporalesco”, conclude il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico italiano.
pv magazine: Con quale probabilità un’area viene colpita da grandinate con diametro superiore ai 3 cm?
Luca Mercalli: Non lo sappiamo. La grandine è un fenomeno molto localizzato, che colpisce territori in modo molto disomogeneo. Poiché non esistono reti capillari di osservazione di questa meteora, che dopo poche ore scompare, rimangono solo i danni a testimoniare del suo passaggio. Esistono strumenti denominati grelimetri, composti da una lastra di plastica spugnosa sulla quale i chicchi lasciano tracce che vengono contate per determinare dimensioni e numero degli impatti, ma sono sempre state utilizzate in modo locale e discontinuo per progetti in agricoltura che non hanno mai prodotto serie storiche lunghe e omogenee dalle quali trarre informazioni su distribuzione e trend. In sostanza manca una organica statistica delle grandinate, e probabilmente il miglior archivio in proposito lo posseggono le assicurazioni, grazie alle perizie sui danni richiesti dai loro clienti nell’arco di molti decenni di attività. Recentemente, l’uso pervasivo di telefonini e social media ha permesso a molti cittadini di fotografare e diffondere immagini delle grandinate, ma purtroppo manca una catalogazione organica di queste informazioni. In ogni caso grazie a questa “citizen science” si è potuto documentare il chicco più grande mai osservato in Europa, caduto ad Azzano Decimo (Pordenone) il 24 luglio scorso, con un diametro di circa 20 cm e un peso di oltre 500 g.
Quanto è ampia in genere l’area colpita da queste grandinate? In altre parole, si tratta di un fenomeno localizzato?
In genere si tratta di fenomeni localizzati, di pochi km2, ma talora possono interessare anche molti comuni contemporaneamente e centinaia di km2.
Alcuni studi suggeriscono che le grandinate aumenteranno come conseguenza dei cambiamenti climatici. Conferma?
L’aumento di temperatura porta a maggior energia disponibile per la formazione di temporali intensi. I forti gradienti termici atmosferici e le intense correnti ascensionali all’interno delle nubi temporalesche potranno così aumentare la probabilità di formazione di grandinate distruttive. In sostanza il riscaldamento globale è un fattore di amplificazione di fenomeni temporaleschi intensi, precursori delle grandinate.
Quali sono i fattori che definiscono la grandezza della grandine?
Velocità elevata delle correnti ascensionali e rotazione dei venti in quota in grado di sostenere per molti minuti il chicco di grandine in zone sommitali della nube ad alta quota (6-10 km) con temperature di decine di gradi sotto zero, dove esso si può accrescere.
È possibile una qualche forma di prevenzione? O meglio, è possibile capire con anticipo se una grandinata sarà estrema?
E’ possibile prevedere genericamente su una regione geografica le condizioni favorevoli alla formazione di temporali grandinigeni con circa 48 h di anticipo, ma non è possibile determinare con sicurezza luoghi ed intensità del singolo evento, trattandosi di fenomeni a sviluppo verticale di breve durata. Il radar meteorologico permette di effettuare una previsione più precisa a brevissimo termine (30-10 minuti), e per questo meno utile perché con troppo poco anticipo (nowcasting). Ritengo che sarebbe importante immaginare un qualche dispositivo semplice e poco costoso per la protezione dei pannelli, da azionare pochi minuti prima dell’arrivo del fenomeno temporalesco.
Luca Mercalli è un meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico torinese. Ha scritto diversi libri sul riscaldamento globale, tra cui “Non c’è più tempo” e “Salire in montagna“.
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