In Italia, e in particolar modo nel territorio della Tuscia, l’agrivoltaico sta crescendo in modo importante. Tra le pratiche in corso, sono molto recenti le proposte presentate per campi agrivoltaici da 24 MW e 28 MW nei territori tra Viterbo e Tuscania.
Qui è nato un progetto messo a punto da SEA Tuscia e Sicheo, azienda fondata da professionisti e manager provenienti dal settore ICT, dal campo della ricerca applicata, della progettazione tecnica e del design digitale, che coniuga metodologie d’avanguardia e tecnologie innovative per trasformare l’informatica da strumento per esperti a soluzione utile per il business e le persone che lo governano.
pv magazine Italia ha intervistato Prof. Andrea Colantoni, Coordinatore Comitato Tecnico Scientifico di Sea Tuscia, realtà nata nel 2007 come estensione dell’Università degli studi della Tuscia, costituita da Professori Universitari, e da una parte privata formata da PhD. La SEA Tuscia, inoltre, è un Organismo di Ricerca e uno spin−off approvato dell’Università degli Sudi della Tuscia e iscritta all’ Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MIUR.
“Il progetto è nato per rispondere a problematiche connesse all’ unione tra agrivoltaico, agricoltura e fotovoltaico. Tra i vari aspetti normativi e tecnici che consideriamo come primo punto fondamentale c’è il fatto che l’agrivoltaico non deve in nessun modo compromettere l’agricoltura, ma ci deve essere una continuità dell’attività agricola”.
“Dato che che c’è tanto materiale che scaturisce grazie all’attività di monitoraggio dei pannelli, abbiamo creato proprio un sistema di monitoraggio utilizzabile per la coltura che si basa sulla possibilità di valutare i principali indici vegetativi. Questo è possibile grazie ad una telecamera multispettrale posizionata in alcuni punti chiave, che interagisce con una piattaforma interconnessa che permette all’imprenditore, all’agronomo o all’ente di ricerca di valutare diversi aspetti”.
Il Prof Colantoni ha precisato che l’idea di base è utilizzare tali dati di monitoraggio per valutare lo stato della pianta nei tempi stabiliti dall’agronomo. Quest’ultimo, quindi, potrà certificare la reale possibilità di continuità dell’attività agricola ai fini del controllo del GSE o altri enti preposti.
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