Ha messo sotto i riflettori l’idrogeno come fonte energetica alternativa sostenibile, capace di accelerare il percorso green del nostro Paese, uno studio condotto da Boston Consulting Group (BCG) in occasione della conferenza “La filiera dell’Idrogeno in Veneto: stato dell’arte e prospettive di sviluppo”, organizzata da Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, BCG e Regione del Veneto, in collaborazione con Eni.
È stata effettuata l’analisi “Mappatura Competenze e Domanda di Idrogeno in Veneto”, realizzata con il coordinamento di Regione del Veneto e con il contributo dei Soci della Fondazione, che ha analizzato 250 aziende campione della regione Veneto per rilevarne il sentiment in tema idrogeno.
Cosa emerge? A pv magazine Italia BCG spiega che “Quasi la metà (40%) delle aziende venete è interessata a progetti che prevedono l’utilizzo o l’offerta (produzione, stoccaggio e distribuzione) di idrogeno. Tuttavia, ad oggi l’idrogeno rimane una fonte residuale di approvvigionamento energetico e ciò è dovuto alla presenza di fattori che ne ostacolano l’implementazione, come il costo elevato e, più specificamente nell’ambito industriale, l’incertezza che caratterizza la parte legislativa, burocratica e dei finanziamenti pubblici”, riporta BCG in una nota stampa.
Nell’overview, l’analisi spiega che tra le imprese che si dichiarano interessate all’idrogeno, quindi 101 rispondenti su 250, il 32% opera ad oggi sia nella fase upstream (produzione) che midstream (stoccaggio e trasporto) e che un ulteriore 31% intende entrare nel mercato. Degli attuali operatori nella filiera il 91% è coinvolto nella produzione e il 25% dichiara anche competenze su tutti i processi upstream e midstream: produzione, stoccaggio e trasporto.
“Dalla mappatura emergono elementi interessanti a livello locale, ma anche a livello Paese: 38 aziende venete sono già impegnate in progetti sull’idrogeno o lo saranno nel breve termine e l’87% delle aziende è in cerca di un partner strategico, finanziario o per la ricerca e sviluppo (R&D) per implementare progetti che prevedono l’idrogeno”, scrive BCG.
Per quanto riguarda le competenze della filiera dell’idrogeno in Veneto, il 67% delle imprese interessate alla produzione di idrogeno prevede di
produrlo per autoconsumo, mentre il 67% delle imprese con produzione di idrogeno attuale o potenziale ha intenzione di produrre idrogeno verde da
elettricità autoprodotta.
L’analisi mostra, inoltre, che il 78% ha intenzione di adottare come tecnologie PEM/ALK, ALM e risulta rilevante la produzione di idrogeno
blu tramite reforming a vapore (SMR) con cattura di carbonio CCUS (44%) e grigio tramite reforming a vapore (SMR) (44%).
Lo stoccaggio in superficie è preferito dal 73% dei rispondenti per motivi di sicurezza, accessibilità, flessibilità, infrastrutture consolidate e
convenienza economica. Nella filiera sono presenti tutte le competenze necessarie per soddisfare le principali attività di stoccaggio e conversione in idrogeno pressurizzato e liquefatto, ammoniaca, metanolo e LOHC.
Delle aziende che si occupano di trasporto e distribuzione di idrogeno, il 58% opera su stazioni di rifornimento (HRS), il 58% utilizza bombole per il trasporto di idrogeno e c’è un rilevante il gap di competenze su tutte le modalità di distribuzione / trasporto, con carenze su fornitura/controllo qualità materia prima/materiali, opere civili e operations e manutenzione.
“L’idrogeno pulito sarà alleato fondamentale dell’elettrico rinnovabile nelle strategie di decarbonizzazione del nostro Paese in una logica di complementarietà con il vettore elettrico soprattutto in alcuni settori, quali quelli ‘hard to abate’. Il Veneto è candidato per sviluppare delle soluzioni applicative per questo vettore energetico anche in forza della sua posizione strategica di collegamento con i mercati del nord Europa, Germania in primis, e con l’Oriente”, ha dichiarato Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (FVCMS/VSF).
“L’area industriale di Porto Marghera, una delle più infrastrutturate a livello nazionale, potrebbe ospitare con successo una ‘hydrogen valley’, un nuovo sogno industriale ma un sogno con i piedi per terra, che potrebbe consentire al Veneto di tornare ad essere terra di ricerca e di dialogo con le altre regioni europee”, ha aggiunto Brunetta.
“Le aziende del territorio rispondono positivamente agli stimoli in tema di idrogeno e cominciano a inserirlo nelle proprie strategie di decarbonizzazione. Diventa quindi sempre più importante effettuare questo tipo di analisi, per mappare la domanda di idrogeno delle realtà aziendali nei diversi territori del nostro Paese, così come le competenze per implementare i progetti più in linea. L’attrattività del mercato per l’uso dell’idrogeno dipende fortemente dalle dinamiche locali e capirle è determinante per definire piani realistici e arrivare a una maggiore adozione”, ha invece spiegato Pietro Romanin, Managing Director e Partner di BCG.
Ma quali sono, invece, i motivi delle aziende non ancora interessate all’idrogeno? Mancanza di conoscenza della materia (28%), non ritiene strategico l’investimento (20%), percepisce una carenza infrastrutturale (12%), ritiene eccessivamente onerosi gli investimenti rispetto alla resa (8%), preferisce altre fonti rinnovabili (5%).
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