Legambiente propone di aumentare l’autoconsumo di energia nelle periferie italiane, come strumento per risolvere alcuni dei problemi delle aree più marginalizzate. Per esempio suggerisce di trasformare progressivamente la spesa prevista per i bonus sociali nella realizzazione di impianti solari, puntando non solo sui tetti, ma anche su terrazze e balconi.
“Se solo il 20% di questi appartamenti [abitazioni di tipo civile A/2 ed economico A/3] si dotasse di un pannello fotovoltaico sul proprio balcone o finestra, si eviterebbe l’immissione in atmosfera di oltre 600mila tonnellate di CO2 all’anno, pari a quella assorbita da una foresta di circa 35 milioni di alberi. Questo gesto equivarrebbe a installare 1,6 GW di nuova potenza fotovoltaica, contribuendo a risparmiare circa 225 milioni di mc di gas fossile”, ha scritto l’associazione ambientalista italiana nel dossier di 62 pagine “Periferie più giuste“.
Legambiente spiega che il principale campo di sperimentazione della decarbonizzazione in città come Roma saranno gli edifici, perché responsabili del 53% delle emissioni complessive. Questa riqualificazione edilizia si basa sull’integrazione di interventi di isolamento termico, elettrificazione dei sistemi di riscaldamento con l’installazione di pompe di calore e l’installazione di pannelli fotovoltaici. Questo obiettivo può essere realizzato in diversi modi. Lo scopo principale è diminuire la povertà energetica.
Strumenti fiscali
Legambiente valuta positivamente il 110%, per la serie di ripercussioni socio-economiche. La Cessione del Credito, per esempio, ha “rappresentato non solo la vera prima operazione redistributiva nel campo delle politiche abitative ma anche la prima operazione preventiva per contrastare, in modo strutturale, la povertà energetica”.
Ci sono comunque diversi strumenti per realizzare questo obiettivo finale.
“Tra gli ultimi strumenti, con effetti strutturali, messi in campo c’è il Reddito energetico, finanziato con un Fondo di 200mila euro per il 2024 e il 2025, destinato alle famiglie a basso reddito per l’80% provenienti dalle Regioni Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia e finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici in autoconsumo”, ha scritto Legambiente.
CER: 22% degli obiettivi di decarbonizzazione
L’associazione con sede a Roma valuta poi positivamente le comunità energetiche rinnovabili (CER) e in generale qualsiasi forma collettiva di produzione e consumo di energia. “Si tratta di un percorso innovativo perché responsabilizza tutti i consumatori sul tema energetico a partire dall’evitare sprechi, dalla domanda di energia necessaria e dal modo di produrla”.
Fa poi menzione al proprio progetto di CER a San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, sottolineando anche come le CER possono essere installate in diverse configurazioni, partendo comunque dalle scuole di quartiere.
Secondo Legambiente, le CER possono essere una leva fondamentale per il sistema energetico italiano e per il raggiungimento degli obiettivi climatici e sociali sia in zone abbandonate o trascurate, come anche nelle aree di pregio naturalistico. “Secondo uno studio di Elemens e Legambiente, la potenza installabile al 2030 è di 17 Gigawatt (GW), cioè circa il 22% degli obiettivi di decarbonizzazione del settore energetico fissati dal nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC)”.
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