DL Sicurezza energetica, salta slittamento fine tutela, aggiunta norma su contributo produttori al GSE

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L’ultima bozza del Decreto Legge Sicurezza energetica è un testo di 11 articoli su rinnovabili, gas, geotermico, ruolo delle regioni, bioliquidi sostenibili, condensatori ad aria, eolico galleggiante in mare, stoccaggio geologico di CO2, infrastrutture di rete elettrica, teleriscaldamento e teleraffrescamento.

Per l’autoproduzione di energia rinnovabile nei settori energivori a rischio delocalizzazione, il DL prevede la concessione delle superfici di proprietà di soggetti pubblici per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma anche la stipula di contratti tra il Gestore dei servizi energetici (GSE). Non mancano comunque le novità e i cambiamenti inaspettati rispetto alla versione precedente.

“Il testo più recente attualmente in circolazione si lascia riconoscere, soprattutto, per l’assenza della proroga, prevista invece nella precedente bozza, del termine ultimo per la fine del c.d. Servizio di Maggior Tutela nell’ambito della fornitura elettrica ai clienti domestici. La proroga è stata auspicata dal Ministro Pichetto Fratin ma, allo stato, il termine ultimo rimane fissato ad aprile 2024”, ha sottolineato Ivano Saltarelli, partner di Green Horse Advisory.

Non si tratta comunque dell’unica novità. Sono saltate per esempio anche le norme sulle concessioni idroelettriche e sono state aggiunte alcune sull’eolico offshore. Ma non solo.

“Una novità passata sottotraccia e che si appresta a divenire norma cogente, stante l’assenza di contestazioni governative, al momento, riguarda il contributo che i produttori di energia rinnovabile dovranno versare al GSE e giustificate dalla (ormai consueta) “adozione di misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio” “per incentivare le regioni e le province autonome a ospitare impianti a fonti rinnovabili”. Si tratta di un contributo annuo pari a 10 euro per ogni chilowatt di potenza dell’impianto (10.000 euro/MW), per i primi tre anni dalla data di entrata in esercizio”, ha spiegato Saltarelli a pv magazine Italia.

Tali risorse saranno versate dal GSE all’entrata del bilancio dello Stato per poi essere riassegnate alle Regioni. “Tuttavia, le modalità e i criteri di riparto tra le regioni e le province autonome delle risorse del Fondo dovranno essere stabilite con decreto del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, d’intesa con la Conferenza unificata delle Regioni il che lascia temere che le Regioni non beneficeranno nell’immediato di questi contributi, svilendo l’obiettivo di incentivare le Regioni medesime ad ospitare impianti”.

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