La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) si è conclusa oggi con un accordo che segna “l’inizio della fine” dell’era dei combustibili fossili, “gettando le basi per una transizione rapida, giusta ed equa, sostenuta da profondi tagli alle emissioni e da finanziamenti più consistenti”. Lo ha scritto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
“Sebbene a Dubai non abbiamo voltato pagina rispetto all’era dei combustibili fossili, questo risultato è l’inizio della fine. Ora tutti i governi e le imprese devono trasformare questi impegni in risultati economici reali, senza indugio”, ha dichiarato il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico Simon Stiell nel suo discorso conclusivo.
Le parti hanno concordato di accelerare la transizione dai combustibili fossili in questo decennio, di intervenire per ridurre le emissioni del 43% entro il 2030 e di avviare un percorso per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, in linea con le migliori conoscenze scientifiche disponibili.
Positivo il commento della Commissione europea: entro il 2030 bisognerà triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica; i Paesi dovranno presentare tra due anni, alla COP30, i loro contributi nazionali determinati (NDC) per il 2035. Insomma. Qualcosa che l’Europa sta già facendo.
Al momento pochi i commenti ufficiali da parte della autorità italiane.
A parte le molteplici analisi politiche e legali già disponibili online, ha senso guardare le società energetiche italiane quotate in borsa. Ecco una breve analisi, una panoramica del “giorno 1 dell’inizio della fine”.
Sei società hanno guadagnato in Borsa. Guida Algowatt con un +5,38%, seguita da Iren (+1,00%) e A2A (+0,99%).
Le società che perdono di più sono Ecosuntek (-2,88%) seguita da Ascopiave (-2,22%) e Saras (-1,75%). In totale 11 società energetiche fanno segnare perdite in Borsa.
Rimane comunque che solo cinque società hanno fatto segnare una variazione superiore al punto percentuale, suggerendo che un effetto COP28 sulle azioni delle società energetiche italiane ancora non c’è.
Questo chiaramente ha a che fare con il fatto che l’accordo politico di per se è un’indicazione, ma niente di concreto. Sicuro invece che le azioni delle azioni quotate dipenderà fortemente dalle politiche, soprattutto nazionali, per raggiungere questi obiettivi al 2030.
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