La Commissione ha approvato un terzo “importante progetto di comune interesse europeo” (IPCEI) a sostegno delle infrastrutture dell’idrogeno. L’IPCEI dovrebbe rafforzare l’approvvigionamento di idrogeno rinnovabile, riducendo secondo la Commissione la dipendenza europea dalle importazioni di gas naturale.
Il progetto, denominato “IPCEI Hy2Infra”, è stato concepito da sette Stati membri: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia.
Gli Stati membri erogheranno fino a 6,9 miliardi di euro in finanziamenti pubblici che, secondo gli studi dell’esecutivo europeo, dovrebbero a loro volta promuovere 5,4 miliardi di euro di investimenti privati.
“Con questo nuovo importante progetto di comune interesse europeo, 32 imprese, tra cui 5 PMI, investiranno in infrastrutture per l’idrogeno, per un totale di oltre 12 miliardi di investimenti pubblici e privati”, ha commentato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi.
Sono 33 i progetti che rientrano nel quadro dell’IPCEI Hy2Infra. Quattro i pilastri: la diffusione di elettrolizzatori su larga scala, la realizzazione di condotte di trasporto e distribuzione dell’idrogeno nuove e riconvertite per circa 2 700 km, lo sviluppo di impianti di stoccaggio dell’idrogeno su larga scala con una capacità di almeno 370 GWh e la costruzione di terminali di movimentazione e delle relative infrastrutture portuali per vettori di idrogeno organico liquido (LOHC).
Sono stati selezionati due progetti italiani nella categoria elettrolizzatori, quelli di Energie Salentine e Saipem, e quello di Snam nella categoria distribuzione (pipeline).
“L’IPCEI Hy2Infra integra il primo e il secondo IPCEI sulla catena del valore dell’idrogeno. Il 15 luglio 2022 la Commissione ha approvato l’IPCEI “Hy2Tech” dedicato allo sviluppo di tecnologie dell’idrogeno per gli utenti finali. L’IPCEI “Hy2Use”, incentrato sulle applicazioni dell’idrogeno nel settore industriale, è stato approvato il 21 settembre 2022. Hy2Infra riguarda gli investimenti infrastrutturali che non rientrano nei primi due IPCEI”, ha scritto la Commissione europea.
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