Idrogeno, Italia terzo beneficiario dei fondi europei per ricerca e innovazione

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La Commissione europea ha pubblicato un rapporto sui programmi quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione sull’idrogeno. Questi strumenti di supporto hanno stanziato, dal 2007, più di 2,9 miliardi di euro per quasi 800 progetti che riguardano l’intera catena di valore dell’idrogeno.

Il sostegno europeo è aumentato negli ultimi anni anche in funzione degli interessi tedeschi; la prima economia in Europa sta spingendo per un’accelerazione degli investimenti sull’intera catena di valore, non solo in Germania, ma in generale nell’intero continente, Gran Bretagna inclusa. L’idrogeno è parte centrale della sua strategia di decarbonizzazione.

“I cluster sono evidenti in Belgio, Paesi Paesi Bassi, Danimarca, Regno Unito meridionale, Germania, Francia e Italia settentrionale, mentre i partecipanti nel resto d’Europa sono più eterogenei”, ha scritto l’esecutivo europeo.

Le hydrogen valley sono infatti considerate lo strumento migliore per produrre e consumare idrogeno, minimizzando il trasporto e accentrando una serie di processi. Tra le hydrogen valley principali la Commissione ha menzionato un progetto italiano TH2ICINO e un progetto italo-croato-sloveno, il NAHV.

L’Italia ha ricevuto supporto europeo per la ricerca sull’idrogeno dal 2007, con un focus sugli elettrolizzatori. Questo ha portato anche all’avanzamento tecnologico di una serie di società italiane.

“Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Norvegia hanno ricevuto il maggior numero di più finanziamenti dai programmi di R&I e coordinano il maggior numero di progetti”, scrive la Commissione, specificando che Germania, Francia e Italia da sole hanno ricevuto quasi la metà dei finanziamenti dedicati all’idrogeno dai programmi di R&I dal 2007.

Si parla di 597 milioni per la Germania, 472 milioni per la Francia e 339 milioni per l’Italia. Germania e Francia hanno però investito contestualmente in ricerca e sviluppo, mentre l’Italia ha supportato di meno la ricerca da parte delle aziende. Lo scrive la Commissione europea nel rapporto di 55 pagine.

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