La cooperativa sociale Elan, con sede a Cagliari, nel 2016 si era posta come pioniera nell’utilizzo di fotovoltaico per l’inclusione al lavoro dei detenuti. Aveva infatti installato un impianto da 6 kW per la lavanderia dell’Istituto penitenziario minorile di Quartucciu.
Più di recente ha affidato alla ditta E.S.Co. ENGINEERING di Cagliari progettazione e installazione di un impianto fotovoltaico da 15 kw sul tetto del carcere di Uta per alimentare la lavanderia industriale dove sono impiegati i detenuti del progetto “LAV(or)ANDO”, che mira all’inclusione sociale dei detenuti degli istituti di pena di Uta e Quartucciu.
Grazie al contributo della Fondazione con il Sud, la coop cagliaritana ha investito 36000 euro per alimentare il sistema elettrico della
lavanderia industriale. “Si tratta di un investimento che ci permette di fronteggiare i maggiori costi dovuti alle difficoltà per un’impresa di operare all’interno di un istituto penitenziario. L’attività di lavanderia interna si sostiene soprattutto con commesse esterne ed è una tipica impresa energivora. Ecco perché per noi è molto importante ridurre le emissioni inquinanti e fare quindi la nostra parte anche sul fronte ambientale», ha spiegato a pv magazine Italia Anna Tedde, presidente della cooperativa.
pv magazine Italia ha intervistato Elenia Carrus, responsabile area inclusione di Elan.
Come è nata l’iniziativa dell’impianto fotovoltaico?
Nell’ambito del progetto LAV(or)ANDO, sostenuto dalla Fondazione con il Sud e finalizzato a favorire il recupero sociale per dare un’occasione di riscatto a 24 persone sottoposte a provvedimenti penali detentivi, attraverso la messa in funzione di una lavanderia industriale all’interno
della Casa Circondariale di Uta. Alle finalità sociali del progetto abbiamo voluto affiancare obiettivi di sostenibilità ambientale che ha previsto l’installazione, sul tetto della CC di Uta, di un impianto fotovoltaico. Tra i costi derivanti dalla nostra attività, quelli energetici – riguardanti l’attività della lavanderia che vengono svolte attraverso l’utilizzo di macchinari di grandi dimensioni – rappresentano una voce significativa. Da questa consapevolezza, attraverso un confronto con la E.S.Co. ENGINEERING di Cagliari che da anni ci supporta per tutti gli aspetti tecnici, energetici e impiantistici, siamo arrivati alla conclusione che la miglior soluzione per centrare il duplice scopo era realizzare un impianto fotovoltaico che coprisse in gran parte i nostri consumi di energia elettrica.
Quali sono i dettagli tecnici dell’impianto?
Si tratta di un impianto da 15 kW di potenza installata, realizzato con moduli in silicio monocristallino, installato sulla copertura del fabbricato. Visto il particolare contesto, sono state prese tutte le misure di sicurezza per evitare che i dispositivi installati potessero rappresentare un pericolo per la sicurezza qualora utilizzati in modo improprio, evitando ad esempio che questi fossero collocati in ambienti in cui hanno accesso i detenuti.
Avete pensato anche ad uno storage?
Abbiamo scelto di non installare degli accumuli elettrochimici in quanto le lavorazioni vengono svolte in orari diurni, pertanto si è preferito auto-consumare in modo diretto l’energia prodotta.
Qual è la quota di autoconsumo?
La percentuale di autoconsumo direttamente dalla lavanderia si attesta intorno all’80%, la quota eccedente viene automaticamente ceduta alla rete elettrica interna della CC, che essendo caratterizzata da assorbimenti molto elevati, fa si che nemmeno un kWh prodotto dall’impianto venga ceduto alla rete elettrica nazionale. Tutto ciò è in linea anche con gli obiettivi della Comunità Europea in merito al principio dell’autoconsumo diffuso, e con i principi fondanti delle comunità energetiche rinnovabili. Su questo argomento con la E.S.Co. ENGINEERING stiamo valutando anche altre iniziative, in particolare per l’istituzione di una CER che coinvolga anche altre realtà della nostra rete solidale.
Quali sono le accortezze che ha avuto il cantiere essendo collocato in un carcere?
È stato fondamentale il coordinamento con l’Amministrazione Penitenziaria e le direttive a cui le imprese esecutrici si sono dovute attenere, ma siamo la dimostrazione che un impianto fotovoltaico in una casa circondariale, a servizio di un progetto di inclusione dei detenuti, si può fare.
Come hanno reagito i detenuti all’iniziativa?
I detenuti sono rimasti molto sorpresi di un’iniziativa di questo genere realizza in un carcere e hanno manifestato molto interesse, volendo sapere come funziona e quanto si risparmia.
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