Mercoledì 24, con 560 voti favorevoli, 43 contrari e 27 astensioni, i membri del Parlamento europeo hanno approvato il ritiro dell’Unione europea (UE) dal Trattato sulla Carta dell’energia. Istituito nel 1994 per regolare il commercio e gli investimenti nel settore energetico, questo accordo internazionale era diventato dannoso per l’attuazione della legislazione sulla transizione energetica negli Stati membri. Il Consiglio dovrà convalidare la decisione entro giugno e il ritiro dell’UE entrerà in vigore un anno dopo.
Il trattato istituiva un sistema di arbitrato privato giuridicamente vincolante che consentiva alle società che gestivano giacimenti di petrolio, gasdotti e centrali elettriche a carbone di intraprendere azioni legali contro gli Stati che intendevano adottare una legislazione sulla transizione energetica.
“Il voto di oggi è un passo importante nella giusta direzione. L’UE si ritira finalmente dal Trattato sulla Carta dell’Energia, ostile al clima”, ha dichiarato con soddisfazione Anna Cavazzini, relatrice della Commissione per il Commercio Internazionale (Verdi/EFA, DE). Finalmente questo trattato sui dinosauri dei combustibili fossili non ostacolerà più una protezione coerente del clima, perché non dovremo più temere cause legali da parte di aziende che chiedono risarcimenti per miliardi di euro davanti a tribunali arbitrali privati”.
Il Parlamento europeo aveva già espresso la necessità che l’UE si ritirasse in una risoluzione adottata nel 2022, decisione sostenuta quest’anno da una raccomandazione delle commissioni Industria, Ricerca, Energia e Commercio internazionale. Considerando che il Trattato non è più compatibile con gli obiettivi climatici dell’UE previsti dal Patto verde europeo e dall’Accordo di Parigi, la Commissione ha proposto un ritiro coordinato da parte dell’Unione europea e dei suoi Stati membri.
L’iniziativa ha ricevuto un forte sostegno pubblico e le decisioni prese a livello nazionale da Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Slovenia, Lussemburgo, Danimarca e Portogallo, e più recentemente dal Regno Unito, hanno reso il Trattato obsoleto.
Il relatore della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (The Left, BE), Marc Botenga, ha sottolineato che il trattato consente alle multinazionali dei combustibili fossili di fare causa ai governi e all’Unione Europea se le politiche climatiche incidono sui loro profitti. “Nel bel mezzo della crisi climatica, questa è una contraddizione, oltre ad essere molto costosa per i contribuenti. Insieme alla società civile, è stato creato un movimento significativo per uscire da questo trattato e sono lieto di vedere che ora sta dando i suoi frutti. Ora dobbiamo accelerare il ritmo degli investimenti pubblici nelle energie rinnovabili”.
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