I crediti d’imposta per la Transizione 5.0 inclusi nel nuovo decreto PNRR 2 prevedono un supporto per l’acquisto di beni materiali, tra cui moduli fotovoltaici prodotti negli Stati membri dell’UE con efficienza pari ad almeno il 21,5%. pv magazine Italia si è chiesta se e quando le misure potrebbero essere contestate da produttori asiatici. Ne ha parlato con quattro esperti italiani e con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC o WTO).
Green Horse Advisory spiega che il dl 19/2024 recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è stato convertito in legge e pubblicato in Gazzetta Ufficiale no. 100 del 30 aprile 2024 (legge 29 aprile 2024, no. 56).
“Si aprono ora i 30 giorni per l’approvazione dei decreti attuativi della misura Transizione 5.0 a cura del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica”, Michele Carli, associate presso Green Horse Advisory, ha detto a pv magazine Italia.
Quanto alle modifiche introdotte in fase di conversione, Celeste Mellone, avvocato di Green Horse Advisory, segnala l’aggiunta di un costo massimo ammissibile, calcolato in euro/kW, per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e, in euro/kWh, per i sistemi di accumulo. Non sono invece cambiate le condizioni sui moduli fotovoltaici. Saranno quindi ammissibili solo gli interventi realizzati con moduli fotovoltaici prodotti negli stati membri UE.
“Ciò, si inserisce certamente nel più ampio piano del Green Deal europeo, strizzando l’occhio alle misure che introdurrà Net Zero Industry Act (NZIA). Come già affermato dalla commissaria all’Energia Kadri Simson, tali misure si pongono l’obbiettivo di supportare il mercato europeo senza introdurre dazi o misure analoghe nei confronti dei produttori di moduli cinesi,” ha detto Mellone, aggiungendo che, comunque, la misura italiana non dovrebbe avere degli effetti sui produttori cinesi.
Questo per due motivi: per la misura limitata dell’intervento e per la mancanza di produttori di pannelli europei che esaudiscano le condizioni imposte.
“Data la modesta entità del credito di imposta per questa categoria di interventi – 1.8 miliardi nel biennio 2024-25 – e la naturale scarsità di moduli che rispettino i requisiti di cui alla lettera c) dell’ art. 12, comma 1 del Decreto legge del 09/12/2023 n. 181 – che ad oggi risultano prodotti solo da una sola azienda, peraltro italiana – non ci aspettiamo che la misura avrà nella pratica, effetti pregiudizievoli per i produttori cinesi,” hanno concluso Carli e Mellone, ritenendo che il ricorso cinese nei confronti dell’Italia è comunque remoto.
Emilio Sani: necessari tre mesi per venire a conoscenza dell’eventuale impugnazione
“Ritengo che le azioni legali, se proposte, saranno nella forma di impugnazione del decreto attuativo e quindi sarà possibile solo nel giro di tre mesi circa verificare se vi saranno contenziosi e quanti,” ha detto Emilio Sani dello Studio Sani Zangrando, aggiungendo che la legge italiana è comunque da contestualizzarsi nel più ampio panorama europeo.
La norma di legge si inserisce in un contesto, a livello comunitario, che prevede l’introduzione a breve di misure strutturali a protezione della resilienza della catena di fornitura con la probabile approvazione del Net Zero Industry Act.
“Si prefigura in particolare la possibilità di introdurre nelle procedure di asta per gli incentivi, sul 30% dei volumi d’asta o su almeno 6 GW l’anno, l’obbligo di soddisfare alcuni criteri (non price criteria – NPC) fra i quali la resilienza della catena di fornitura. Presumibilmente è su queste regole che potrebbe aprirsi un confronto importante”, ha aggiunto Sani.
Precedenti, De Luca: improbabile intervento cinese
Mentre le autorità cinesi parlano di tensioni commerciali tra UE e Cina, situazioni similari nel passato non hanno portato a uno scontro diretto.
“C’è un precedente OMC relativamente all’introduzione di un cosiddetto ‘domestic content restrictions’ per i moduli di produzione europea negli schemi incentivanti del fotovoltaico italiani post 2009 che era stato oggetto di una richiesta di consultazioni da parte della Cina. La Cina non è però andata oltre la richiesta di consultazioni,” ha commentato Anna De Luca, Avvocato (of Counsel) di Macchi di Cellere Gangemi. De Luca ha però aggiunto che “il sistema OMC è in crisi da diversi anni”.
L’OMC ha raccontato il precedente a pv magazine Italia.
Nel novembre 2012, la Cina ha avviato un procedimento di controversia presso l’OMC in merito ad alcune misure, tra cui restrizioni sui contenuti nazionali, che riguardano il settore della produzione di energia rinnovabile in relazione ai programmi di tariffe di alimentazione degli Stati membri dell’UE, tra cui, ma non solo, l’Italia e la Grecia”.
“Come per tutte le controversie dell’OMC, il procedimento è iniziato con una richiesta di consultazioni in cui le due parti sono state invitate a sedersi e a discutere le loro differenze”, ha spiegato l’OMC, aggiungendo che ulteriori informazioni sulla controversia sono disponibili sul suo sito.
L’OMC ha poi sottolineato che non esiste una “data di scadenza” per il processo di consultazione.
“È vero che non ci sono stati nuovi sviluppi nel caso dalla richiesta di consultazioni della Cina nel 2012, a parte il fatto che l’UE ha accettato di permettere al Giappone di partecipare alle consultazioni. Non abbiamo informazioni su se e quando si siano svolti tali colloqui e quali siano stati i risultati, poiché sono riservati tra le parti partecipanti. Dovreste chiedere alla Cina e all’UE ulteriori dettagli,” l’OMC ha detto a pv magazine Italia, suggerendo che anche misure di questo genere potrebbero essere oggetto di incontri bilaterali, piuttosto che di procedimenti e negoziazioni nel quadro di istituzioni internazionali.
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