Rinnovabili e Italia: il grande kaos e i 6 GW a fine anno, che comunque arriveranno

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Siamo in Italia, nel maggio 2024, e tra poco è tempo di elezioni europee. Il Governo cerca da un lato di parlare alla pancia degli elettori e di trovare un nemico da combattere per accalappiare voti, dall’altro sembra con i fatti (diciamo che gli indizi ci sono tutti) che voglia rallentare lo sviluppo della transizione energetica del nostro Paese, dove il mondo delle fossili ha anticorpi molto potenti, nonostante Europa e resto del mondo puntino tutto sulle nuove fonti. La strategia ora è chiara: negare il cambiamento climatico per dire che le fonti fossili non sono un problema, e continuare ad utilizzarle a tempo indeterminato. Imbarazzante a mio avviso dichiararlo pubblicamente (o anche solo pensarlo), considerando i gravi problemi dovuti proprio al cambiamento climatico anche in Italia, dove alluvioni purtroppo sono all’ordine del giorno, alternate a lunghi periodi di prolungata siccità, e stagioni sciistiche in alcune zone d’Italia ormai prossime all’estinzione.

Ma parliamo di attualità del settore solare italiano e del suo attuale kaos: mentre l’articolo 5 del DL agricoltura dichiara nella sostanza che il futuro del fotovoltaico a terra sarà solo di tipo agrivoltaico avanzato (coi suoi alti CAPEX, OPEX e bassi IRR), in Gazzetta Ufficiale sono state pubblicate le raccomandazioni della Commissione Ue sulle rinnovabili. In particolare art 29 recita: Gli Stati membri dovrebbero limitare al minimo necessario le zone di esclusione in cui non può essere sviluppata l’energia rinnovabile («zone di esclusione»). Essi dovrebbero fornire informazioni chiare e trasparenti, corredate di una giustificazione motivata, sulle restrizioni dovute alla distanza dagli abitati e dalle zone dell’aeronautica militare o civile. Le restrizioni dovrebbero essere basate su dati concreti e concepite in modo da rispondere allo scopo perseguito massimizzando la disponibilità di spazio per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile, tenuto conto degli altri vincoli di pianificazione territoriale.

La mano destra non sa cosa fa la sinistra? Abbiamo due mani destre e un uncino? Non abbiamo mani?

Sicuramente abbiamo un problema di strategia, credibilità e lungimiranza in Italia, con un prezzo dell’energia che sta ricominciando a salire, e un mercato ancora confuso e lento, ma non immobile.

Il decreto FER X, il decreto più importante del settore in termini di capacità installabile, ancora non si vede, Transizione 5.0 non è ancora pienamente operativa e gli imprenditori quindi stanno attendendo chiarezza prima di investire, mentre sul piccolo, le distorsioni derivanti dal 110% ancora si fanno sentire.

Tutto tragico quindi? Dai no, vediamo quello che si può fare.

Innanzitutto concentrarsi nel concludere rapidamente gli iter autorizzativi per gli impianti di grande taglia, focalizzando le energie su integrazioni documentali sempre più ben fatte e tempo dedicato a seguire al meglio i vari iter. Concentrarsi nei nuovi sviluppi ad esempio sui parcheggi di grande dimensione (utili anche per le CER), sui terreni agricoli limitrofi alle zone industriali (entro i 500m), l’agrivoltaico avanzato, anche verticale a questo punto, che seppur con IRR inferiori agli impianti monoassiali, sarà uno delle tecnologie più utilizzate nei terreni agricoli d’ora in poi. E per “bancare” al meglio i grandi impianti? Beh darei un occhio ai Corporate Power Purchase Agreement, che ora più che mai (soprattutto con un possibile rialzo dei prezzi dell’energia) sono da tempo una valida alternativa alle aste GSE, che comunque il mercato attende a braccia aperte.

Per il C&I ed il retail invece fare prezzi competitivi e proporre pompe di calore deve essere un must, poiché quasi ogni BP regge con i capex attuali degli impianti e i prezzi dell’energia odierni, anche se… non v’è dubbio in merito, una spinta comunicativa positiva generale in tal senso non guasterebbe.

GW a fine anno installati? Mi sento di riconfermare quanto detto a inizio anno: a mio avviso almeno 6GW al termine del 2024 sono fattibili, molti dei quali derivanti da impianti di grande dimensione, con PPA, e una buona parte con impianti C&I, con i primi accumuli installati. Se però si sbloccasse la situazione, e vivessimo in un Paese normale, andare al doppio della velocità sarebbe più che probabile, ed essere i più virtuosi d’Europa sarebbe proprio una bella cosa da raccontare. Ma ora mi pizzico la guancia e torno alla realtà, scusate l’illusione (possibile), ma sognare ancora nessun DL l’ha negato

 

 

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