Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito e nella misurazione delle performance ESG ha presentato un rapporto in cui emerge che i Power Purchase Agreement (PPA) – contratti di lungo termine che regolano la fornitura di energia elettrica rinnovabile a prezzi definiti – possono affermarsi come strategico strumento di mercato per supportare gli investimenti verso la transizione energetica. ed ecologica.
“Analizzando le 796 imprese italiane con un’alta incidenza dei costi energetici sul fatturato, emerge un sensibile deterioramento del profilo di rischio di credito (+10% nel 2022 e +11% nel 2023) che nel 2023 ha raggiunto, anche a causa dei prezzi energetici, il picco massimo del 6.45%, poi sceso lievemente a 6,34% nel maggio di quest’anno. Al contrario, le imprese con bassi consumi energetici mostrano una probabilità di default inferiore, benché anch’essa in peggioramento ma attualmente stabile, e uno score di sostenibilità migliore”, ha spiegato Cerved Rating Agency.
Puntano i riflettori sul potenziale di installazione di impianti fotovoltaici attraverso la stipula di PPA, emerge che ottenere i finanziamenti richiede molto spesso un rating creditizio alto, di categoria Investment grade. Ciò ha portato a isolare 344 imprese italiane dalle 796 iniziali.
“Queste aziende grazie ai PPA potrebbero produrre circa 1.300 GWh di energia fotovoltaica, coprendo parte dei propri consumi e preservando una classe elevata di merito creditizio”.
Il potenziale si riferisce soprattutto alle grandi aziende, collocate al 75% al Nord, ma oltre il 10% riguarderebbe anche PMI che potrebbero sfruttare sistemi di aggregazione fra imprese dello stesso ambito e filiera. “Il 43% del potenziale di installazione deriverebbe dal settore manifatturiero, seguito a grande distanza dall’industria della gomma e plastica, poi carta e imballaggi, alimentari, metallurgia, gestione dei rifiuti”, è indicato nel rapporto.
Cerved Rating Agency ha inoltre spiegato che per sostenere gli investimenti necessari, 95 imprese potrebbero emettere bond fino a 1,8 miliardi di euro senza intaccare la propria solidità finanziaria. Questo potenziale di emissione proverrebbe quasi totalmente da imprese grandi, pari al 92,1%, al 56,4% concentrate nel settore manifatturiero e al 15,4% nella gomma e plastica, localizzate nel Nord del Paese.
“All’interno di questo cluster, le imprese che operano in settori maggiormente esposti alla transizione ecologica ed energetica, ad esempio plastica e gomma, metallurgia, chimica, agricoltura, gestione dei rifiuti, e dunque in cerca di finanziamenti per affrontarla, potrebbero emettere green bond per 500 milioni di euro, suddivisi in particolare tra Nord-ovest (289 milioni di euro) e Nord-est (140 milioni). Si tratta per oltre il 17% di PMI e i settori più rilevanti si confermano gomma e plastica (55,4%), metallurgia (21,6%) e chimica (11,7%)”, ha riportato l’agenzia di rating.
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