La Banca d’Italia ha scritto un articolo in cui analizza l’impatto economico del “Superbonus 110%” e del “Bonus facciate” sull’economia italiana da diversi punti di vista.
“Utilizzando il metodo del controllo sintetico, abbiamo dimostrato che i sussidi hanno fornito un notevole stimolo agli investimenti in abitazioni, che abbiamo considerato la variabile target del trattamento. Alla fine del 2023, investimenti per abitante in termini reali sono aumentati del 67% in Italia”, hanno scritto Antonio Accetturo, Elisabetta Olivieri e Fabrizio Renzi.
Circa il 73% degli interventi non sarebbero stati fatti senza sostegno pubblico, spiegano gli economisti. In altre parole, un quarto della spesa relativa agli investimenti agevolati, oltre 45 miliardi, sarebbero stati realizzati anche senza “Bonus facciate” e “Superbonus 110%”.
“Alla luce di questo risultato, troviamo che il moltiplicatore fiscale – basato su modello standard di elasticità per tenere conto dell’impatto complessivo sulla domanda – è leggermente inferiore a uno, una cifra inferiore a quella associata agli investimenti pubblici nei modelli macroeconomici standard o a quelli previsti per gli investimenti verdi”, i tre esperti scrivono nel rapporto.
Accetturo, Olivieri e Renzi scrivono che il “Bonus facciate” e il “Superbonus 110%” sono stati responsabili di circa 2,6-3,4 punti percentuali della crescita del 13,5% totale dal 2020 al 2023. I due programmi hanno avuto conseguenze limitate in altri settori.
“È importante sottolineare che la nostra analisi non è una vera e propria valutazione del programma. Per esempio, il possibile impatto sull’ambiente attraverso l’aumento dell’efficienza energetica non è incluso nel quadro. né quantifichiamo le possibili risposte comportamentali delle imprese e delle famiglie in un contesto caratterizzato dall’aumento dei prezzi degli input e da lunghi ritardi nell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione”.
È anche giusto riconoscere che le condizioni in cui i bonus (in particolare il “Superbonus”) sono stati concepiti – nel bel mezzo della crisi pandemica – non si prestavano a un processo decisionale ben ponderato; al contrario, la tempestività era della massima importanza, aggiungono gli esperti.
“Confrontando il valore aggiunto generato dal programma con i suoi costi e utilizzando le elasticità standard tra entrate e uscite, possiamo concludere con sicurezza che la politica non si è “ripagata da sola”, ossia le entrate extra-pubbliche generate dall’aumento del bonus indotto dal programma sono state significativamente inferiori al costo lordo per le casse dello Stato”, si legge nelle conclusioni.
Guardando al futuro, i tre economisti di Banca d’Italia sostengono che i responsabili delle politiche dovrebbero progettare iniziative socialmente più eque e finanziariamente più sostenibili delle due analizzate.
“Una possibile soluzione per continuare a sostenere le ristrutturazioni verdi nel modo più efficiente potrebbe essere quella di lasciare che l’aliquota dell’incentivo sia massima solo per le famiglie più povere e per gli interventi puramente verdi”, scrivono, aggiungendo
che, anche in questo caso, il tasso dovrebbe essere leggermente inferiore al 100% per rendere i richiedenti disposti a contenere il costo complessivo dei lavori di ristrutturazione.
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