Il prezzo di mercato dell’energia elettrica in Italia è cresciuto nei mesi di maggio e giugno 2024. Lo dicono la Fondazione Think Tank Nord Est e l’Associazione Reseller e Trader dell’Energia (A.R.T.E.), aggiungendo che il trend è pericoloso per l’industria italiana visto l’aumento dei differenziali con Germania, Francia e Spagna.
“A maggio, il valore medio è stato di 95 euro per megawattora e a giugno di 103 euro per megawattora, quest’ultimo in linea con quello di giugno 2023 (105 euro). Pur trattandosi di un livello molto più basso rispetto all’estate 2022, quando si raggiunse l’apice della crisi energetica, nel nostro Paese l’energia costa molto di più rispetto al resto d’Europa”, scrivono i due enti.
Nell’ultimo anno, secondo le elaborazioni di Think Tank Nord Est, il prezzo dell’energia elettrica è sceso solamente del 2%, mentre in Germania è calato del 23%, in Spagna del 40% e in Francia del 59%.
“Di conseguenza, le nostre imprese devono sostenere costi energetici maggiori, mettendo a rischio la propria competitività a livello internazionale. Infatti, se a giugno 2023, in Germania, il prezzo dell’energia elettrica era inferiore del 10%
rispetto a quello italiano, oggi il gap è diventato del 29%”, si legge nel comunicato stampa.
Simile l’andamento del differenziale con Spagna e Francia. Il differenziale a favore degli iberici è passato dal 12% al 46%, quello con i transalpini dal 13% al 64%.
“Dobbiamo investire con convinzione sulle fonti rinnovabili, semplificando le autorizzazioni, ma al tempo stesso dobbiamo rivedere le nostre regole di mercato, perché il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile è troppo alto: questa situazione favorisce solamente pochi attori, ma nel complesso penalizza pesantemente tutto il Paese”, ha commentato Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E.
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