Dallto di Juwi sulla moratoria sarda: regole sull’agriPV potrebbero escludere operatori locali

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In Sardegna la moratoria per eolico e fotovoltaico è legge ma la Giunta non sembra essere unita. Operatori locali riportano dure critiche e perplessità dalla opposizione e non solo: 32 i voti a favore, uno contrario e 21 astenuti. Le disposizioni, che si applicano anche agli impianti per i quali le autorizzazioni sono attualmente in corso (autoconsumo e CER esclusi), non riguardano l’agrivoltaico avanzato.

“In contrasto con le linee guida nazionali tali impianti devono avere potenza sotto i 10 MW ed essere realizzati da aziende agricole operative prima del 1 gennaio 2019 aventi, inoltre, sede esclusivamente nell’isola. È stato infatti approvato l’emmendamento 199, aggiunta, dopo la lettera F del comma 3 dell’articolo 2 la lettera (F-bis)”, ha spiegato Oltis Dallto, agriPV Manager di Juwi Italy.

La novità più importante, spiega Dallto a pv magazine Italia, è proprio quanto riportato nella lettera F-bis in merito all’agrivoltaico avanzato.

“Essa è stata introdotta all’ultimo e senza una apparente consultazione pubblica né tanto meno avviando un confronto con le associazioni di categoria ovvero con l’AIAS, Associazione Italiana per l’Agrivoltaico Sostenibile, in primis. La società che rappresento è parte attiva dell’associazione, è presente nel territorio sardo da diversi anni, con diverse iniziative. Il governo territoriale ha l’obbligo di acquisire i pareri e gli input di tutti gli stakeholders, soprattutto da quelli esperti in materia”, ha detto Dalllto.

Secondo Dallto, si tratta quindi di “una profonda mancanza di conoscenza” a riguardo.

“Più del 55% della Superficie agricola utilizzata (SAU) sarda riguarda prati permanenti e pascoli. Questo secondo dati Istat per l’anno 2020. Imporre la realizzazione di soli impianti agri-PV avanzati in tali superfici non solo è economicamente insostenibile ma è anche, tecnicamente, una scelta poco felice”.

Secondo l’agriPV Manager di Juwi Italy, l’agrivoltaico base, ovvero il fotovoltaico con le coltivazioni tra le file, è molto adatto per queste tipologie di colture.

“Tale sistema non deve essere necessariamente a terra ma usa tecnologia con i trackers che, quando i pannelli sono posizionati in orizzontale, risultano elevati da terra più di 2,10m, permettendo le attività agricole. Attualmente nel mercato ci sono moltissime soluzioni, addirittura esistono strutture capaci di diventare sistemi verticali all’occorrenza, ovvero durante le operazioni agricole, riducendo l’interferenza tra i due sistemi al minimo. A proposito di sistemi verticali, essi sono molto consigliati in alcuni casi, specialmente per colture a pieno campo, gli stessi non vengono nemmeno menzionati nella legge”.

Secondo Dallto, pare evidente l’errore nel considerare l’altezza minima del sistema agrivoltaico pari a 2,10 m nel caso di allevamenti di bestiame, quanto sappiamo benissimo che tale limite, secondo le Linee Guida Nazionali è pari a 1,30m. “È un errore grossolano, aggiungo da veri principianti”.

“In quest’ottica, nella quasi totalità dei casi degli allevamenti in Sardegna ovvero quello di pecore, si sta obbligando gli agricoltori a installare strutture che costeranno il doppio e aventi un’altezza maggiore di quella ottimale che, la quale non porterà assolutamente alcun beneficio”.

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Dallto aggiunge che queste regole potrebbero avere delle ripercussioni per le aziende locali, che potrebbero non avere le risorse finanziarie per sviluppare sistemi di questo genere.

“Mi chiedo se esistono aziende agricole sarde, capaci di sviluppare, far approvare e investire milioni nella costruzione di impianti agrivoltaici avanzati i cui costi di realizzazione sono molto elevati e che necessitano assolutamente di accedere al sistema degli incentivi o dei fondi PNRR per essere remunerativi. Tutto questo con scadenza per l’allaccio alla rete entro 24 mesi da ora.”

Dallto sottolinea anche come sia previsto un aggiornamento al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) entro 18 mesi e sia considerata l’introduzione di un’imposta regionale sulle produzioni di energia da FER.

Italia Solare, che ha in programma oggi un evento sull’agriPV a Cagliari, ha aggiunto che la moratoria è problematica proprio per le tempistiche, non solo per le installazioni agrivoltaiche. L’associazione di categoria chiede di velocizzare i tempi.

“Parliamo di una legge scritta in modo poco chiaro, che lascia molti dubbi sull’ambito di applicazione. Certo è che una moratoria di 18 mesi, quando entro 6 mesi tutte le Regioni devono definire le aree idonee, non ha nessun senso. Raccomandiamo che non si aspettino nemmeno i sei mesi e che si faccia presto. Ci auguriamo, comunque, che il risultato dell’identificazione delle aree idonee sia in linea con gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico al 2030 e oltre,” Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, ha commentato a pv magazine Italia.

Dopo l’approvazione del disegno di legge n. 15/A “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali”, Francesco Spanedda, assessore all’Urbanistica regionale, ha dichiarato che “non è un provvedimento di timidezza l’intenzione è solo quella di introdurre una moratoria e lavorare a una prospettiva”.

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