Hile: sarà ancora necessario del tempo per adozione CER su larga scala

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pv magazine Italia: Avete lanciato una “Accademy” per formare nuove figure professionali. Per quale motivo?

Enrico Sabbadin: Il mondo del lavoro, soprattutto negli ultimi anni, è stato segnato da una cronica mancanza di personale tecnico qualificato. La nostra Accademy ha lo scopo di preparare persone anche senza esperienza, diventando un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro: nelle 80 ore della durata del corso, abbiamo trasmesso le competenze partendo dalle basi dell’impiantistica elettrica per arrivare alle fasi di progettazione e installazione, sia teorica che pratica. I risultati della prima sessione di formazione sono promettenti: dei primi 8 iscritti, 7 hanno completato il percorso formativo e 4 sono già operativi nel team Hile, che ad oggi conta 42 persone.

Voi avete una forte presenza nel nord-est. Pensate che la regione ospiterà molte comunità energetiche? Quali sono i vantaggi di una presenza locale?

ES: È naturale che i primi anni di attività abbiano visto una forte concentrazione di installazioni nel Triveneto; essere capillari sul territorio ci permette di offrire interventi tempestivi e mirati, soprattutto quando parliamo di manutenzione degli impianti fotovoltaici. Un esempio è stata la grandine eccezionale di luglio dell’anno scorso, quando in poche ore abbiamo ricevuto 51 richieste di intervento, tutte evase nei successivi giorni. Il modello delle Comunità Energetiche è interessante, tuttavia il meccanismo incentivante è da poco stato chiarito per cui ci vorrà ancora del tempo perché sia adottato su larga scala.

In generale per quali motivi è importante conoscere il territorio? Come è possibile evitare opposizioni locali a progetti fotovoltaici in un momento in cui la stampa generalista parla spesso di “speculazione fotovoltaica”?

Parlare di speculazione fotovoltaica è francamente fuori luogo: dovremmo sempre ricordare che un impianto fotovoltaico non compromette per sempre la produzione agricola, visto che a fine vita il terreno può essere completamente ripristinato con pochi costi all’originale destinazione agricola. Tuttavia Hile si è concentrata sugli impianti a tetto, perché ritengo uno spreco non impiegare la superficie del lastrico solare di un edificio industriale, soprattutto in questo periodo in cui non è mai stato così conveniente installare il proprio impianto fotovoltaico.

Alcune persone a Intersolar hanno detto che l’Italia potrebbe essere uno dei principali mercati per l’idrogeno. Quali sono le considerazioni da fare in questo contesto?

È probabile che l’idrogeno rappresenti l’ultimo treno che l’Italia non deve perdere per abbracciare il passaggio dalle fossili alle rinnovabili, creando una filiera nazionale per questa tecnologia. Dopo aver abbandonato la produzione di moduli fotovoltaici e delle batterie agli ioni di litio, ormai entrambe ad appannaggio della Cina, l’Italia ha una straordinaria possibilità di sviluppare sistemi di accumulo basati su altre tecnologie diverse dal litio, mentre l’idrogeno potrebbe essere quel vettore energetico necessario alla transizione energetica.

Quali sono le aspettative per l’idrogeno nelle regioni che presidiate maggiormente?

In Italia la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno verde è ancora in fase di sviluppo – come il programma Puglia Green Hydrogen Valley. Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del governo italiano prevede un investimento di 4,5 miliardi di euro per lo sviluppo dell’idrogeno verde entro il 2026. L’idrogeno verde sembra essere una delle soluzioni per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas serra e promuovendo l’energia pulita. Può essere un grande alleato nella decarbonizzazione di alcuni settori, come la siderurgia, il cemento, e l’aviazione. L’idrogeno verde può essere quindi una valida soluzione per molti settori “hard-to-abate”, cioè quei comparti che impiegano grandi quantitativi di combustibili o che si basano su processi che, per loro natura, generano anidride carbonica come sottoprodotto. Le regioni che presidiamo sono in effetti quelle che vedono la maggior presenza di questo tipo di aziende, per cui l’idrogeno rappresenta un’opportunità per renderle più efficienti e in definitiva più sostenibili.

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