Sardegna, Statkraft Italia: manca uno scambio onesto per capire, superare problemi

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pv magazine Italia ha avuto il piacere di parlare con Costanza Rizzo, senior agri-PV manager di Statkraft Italia. “Sarebbe senza dubbio utile rivedere l’ownership delle politiche di compensazione, per evitare che le stesse vengano utilizzate a fini politici e permettere invece che vengano utilizzate per misure concrete a sostegno delle comunità locali e dei territori”, ha detto Rizzo, spiegando che lo scopo finale deve essere quello di aumentare la comunicazione tra diversi soggetti, così da evitare fraintendimenti e blocchi pericolosi. 

pv magazine: Quali le impressioni dell’evento di Italia Solare di settimana scorsa?

Costanza Rizzo: L’evento è stato un’ottima occasione per discutere delle recenti modifiche normative, vedi DM aree idonee e Moratoria della Regione Sardegna, ma anche delle nuove opportunità per l’agrivoltaico. Ciò che è mancato è uno scambio con “l’altra parte”, e nello specifico con il mondo politico e con i vari detrattori, inclusi i rappresentanti di associazioni del settore agricolo. In realtà, diversi esponenti politici sono stati invitati, così come comitati e associazioni in qualche modo ostili allo sviluppo delle rinnovabili, ma solamente un senatore del Partito Democratico ha accettato l’invito ed è intervenuto, favorendo tra l’altro un ottimo scambio costruttivo. Credo che questo sia ciò che davvero manca: uno scambio onesto che è poi alla base della reciproca comprensione e potrebbe rappresentare il punto di partenza di un dialogo costruttivo.

Cosa pensa della moratoria sarda?

La moratoria di per sé ha ragioni lecite e condivisibili: definire in maniera chiara le regole del gioco al fine di sostenere uno sviluppo di qualità e di eliminare le pratiche speculative. Tuttavia, sono le premesse ad essere sbagliate. Seppur la Presidente Todde abbia affermato di aver “ereditato una  regione senza regole”, citando la sua espressione, le regole ci sono e sono tantissime: leggi nazionali, regionali, linee guida, tutele paesaggistiche e ambientali di ogni tipo, purtroppo spesso anche contraddittorie tra loro. Il tutto si traduce in iter autorizzativi lunghi e complessi, con tempi ed esiti sempre incerti. Quindi ben vengano regole chiare, noi operatori siamo i primi a chiederle, ma non è corretto cambiare continuamente le regole a gioco già iniziato o addirittura fermarlo. Il risultato è di buttar via il bambino con l’acqua sporca: limitare tutti, compresi gli operatori seri e con esperienza consolidata, per farla pagare agli speculatori.  

Secondo lei il tema viene utilizzato a fini politici?

Non so dire se il tema venga o meno usato a fini politici. È sicuramente evidente però che non ci sia una strategia coerente e di lungo periodo dietro le recenti modifiche normative. Si pensi ad esempio agli impegni appena confermati del PNIEC e poi declinati in target regionali nel DM Aree Idonee: come faremo a raggiungere i quasi 80 GW di potenza installata al 2030 con l’attuale quadro normativo?

Quali le possibili ripercussioni?

Le possibili ripercussioni sono ovviamente il rischio di un blocco quasi totale allo sviluppo del fotovoltaico. Supponendo che le regioni con le proprie leggi regionali lascino qualche spazio “idoneo” allo sviluppo del fotovoltaico/agrivoltaico, rimane il DL Agricoltura che limita in maniera quasi totale lo sviluppo del fotovoltaico su terreno agricolo, e lascia molti dubbi sull’agrivoltaico stesso. A tal proposito, se l’interpretazione corretta è quella che il divieto si applichi anche all’agrivoltaico cosiddetto base, difficilmente sarà possibile sviluppare progetti utility scale di agrivoltaico avanzato senza attingere ad incentivi. Ricordiamo, tra l’altro, che il FER-X non sembra prevedere una tariffa più alta per coprire gli alti costi dell’agrivoltaico avanzato. Si spreca così l’opportunità di avere uno sviluppo fotovoltaico importante ed economicamente sostenibile, capace di finanziarsi da solo. Inoltre, l’incertezza interpretativa rischia di aprire la strada a contenziosi che contribuiranno a rallentare ulteriormente gli iter autorizzativi.

Secondo lei ha senso pensare di comunicare con la popolazione locale per capire come definire migliori politiche di compensazione?

Senza dubbio, una trasparente, inclusiva e chiara comunicazione con la popolazione locale dovrebbe sempre essere associata allo sviluppo di progetti rinnovabili utility scale. Questo chiarirebbe anche tanti dubbi e contribuirebbe a sfatare alcuni falsi miti che ancora esistono. Dall’altra parte, sarebbe senza dubbio utile rivedere l’ownership delle politiche di compensazione, per evitare che le stesse vengano utilizzate a fini politici e permettere invece che vengano utilizzate per misure concrete a sostegno delle comunità locali e dei territori. In questo senso, uno scambio diretto con la popolazione locale può aiutare a definirne meglio il campo d’azione.

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