Rinnovabili Sardegna, con una lettera aperta Todde risponde “alle bugie” contro di lei

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Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, ha pubblicato sui propri canali social e diffuso tramite la testata giornalistica “La Nuova Sardegna” una lettera diretta al popolo sardo in cui risponde “alle bugie che alcuni, sapendo di mentire, hanno deciso di raccontare contro di me, contro la Giunta e contro la maggioranza che governa la Regione Sardegna”.

Nella lettera, in primis, la presidente chiarisce che “il Decreto Todde-Draghi non esiste” per poi puntualizzare che – al momento di approvazione del decreto – “ero viceministra al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) durante il governo Draghi, con ministro Giorgetti e con delega alle crisi industriali. Inoltre, seguivo i lavori del CITE, il Comitato per la Transizione Ecologica, con delega alle grandi aziende energivore. La mia delega al CITE non mi dava alcuno strumento per intervenire sui cosiddetti Decreti Draghi. Il Decreto in questione non è mai passato per il CITE ed è stato discusso e approvato direttamente in Consiglio dei Ministri senza mai passare dal MISE di cui ero viceministra”.

Todde si riferisce al decreto legislativo n. 199 dell’8 novembre 2021 “Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”. Il decreto, all’articolo 20, prevede la “Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”.

In merito la presidente aggiunge che il decreto in quesitone “ha addirittura ricevuto, durante il governo Solinas, il benestare della Regione Sardegna mediante un’intesa in Conferenza Unificata datata 13 ottobre 2021, conferenza in cui, per giunta, il coordinamento tecnico era presieduto dalla stessa Regione Sardegna” e che “è stato uno dei principali motivi della crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi”.

Il secondo punto affrontato nella lettera riguarda l’articolo 20, comma 7 del citato decreto legislativo 199/2021. Articolo che, a seguito della moratoria sarda, – scrive la presidente – “alcuni continuano volutamente a riportare solo in parte, alterandone così il senso”.

Il decreto recita che “Le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, in sede di pianificazione territoriale o nell’ambito di singoli procedimenti, IN RAGIONE DELLA SOLA MANCATA INCLUSIONE NEL NOVERO DELLE AREE IDONEE”.

Todde nella lettera si sofferma sull’ultima parte, quella in maiuscolo, chiarendo che “Il significato di questo importante passaggio è che le aree non idonee vanno identificate in maniera puntuale, oggettiva, motivata e documentata e non è possibile identificare in maniera generica come non idonee tutte le aree non ricomprese tra quelle idonee. Per far sì che vengano riconosciute delle aree non idonee, bisogna quindi che la Regione le individui con i criteri appena citati, e non solo per differenza rispetto alle aree identificate come idonee. Questo è il significato reale del comma 7, che alcuni continuano volutamente a riportare solo in parte, alterandone così il senso”.

Infine, la presidente chiarisce il lavoro che sta venendo svolto in Regione per quanto riguarda le aree idonee: “La Giunta regionale e gli uffici della Regione stanno lavorando senza sosta alla stesura della mappa delle aree idonee e abbiamo già organizzato e tenuto diversi incontri con i sindaci, con i comitati e con tutti i portatori di interesse coinvolti nella definizione delle aree idonee. La Regione, per concludere, non solo individuerà le aree idonee, ma individuerà chiaramente e con precisione anche quelle non idonee all’istallazione di impianti per la generazione di energia da fonti rinnovabili. Faremo il nostro lavoro fino in fondo e non permetteremo, a differenza di chi ci ha preceduto negli anni, che la Sardegna venga ancora calpestata e svenduta”.

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