In seguito alla pubblicazione del decreto francese sull’agrivoltaico nell’aprile 2024, la Confédération paysanne ha annunciato l’intenzione di presentare un ricorso. La Confédération paysanne ritiene che l’agrivoltaico “sia una strategia di marketing volta a legittimare l’opportunismo fondiario e finanziario in un momento di difficoltà della comunità agricola”. Il 6 giugno ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato francese chiedendo l’annullamento degli articoli 1, 2 e 4 del decreto n. 2024-318 dell’8 aprile 2024 sullo sviluppo dell’agrivoltaico e sulle condizioni di installazione degli impianti fotovoltaici su terreni agricoli, naturali o forestali.
A sostegno di questa richiesta, la Confédération paysanne aveva chiesto al Consiglio di Stato di sottoporre al Conseil constitutionnel la questione della conformità alla Costituzione dell’articolo 54 della legge del 10 marzo 2023. “L’esame approfondito del testo ci porta anche a mettere in dubbio la costituzionalità della legge APER”, spiegava all’epoca l’organizzazione sindacale, parlando della legge per l’accelerazione della produzione di energia da rinnovabili (APER).
Il ricorso è stato accompagnato dalla presentazione di una questione costituzionale prioritaria (QPC): negando l’impatto degli impianti fotovoltaici sull’ambiente e sulla biodiversità, la legge APER viola la Carta dell’Ambiente? La legge APER, stabilendo definizioni incoerenti per l’agrivoltaico e il fotovoltaico su terreni presumibilmente incolti o non sfruttati, viola il principio costituzionale della chiarezza e dell’intelligibilità della norma?
Il Consiglio di Stato ha risposto negativamente a queste domande con la decisione n. 494941 pubblicata il 3 ottobre 2024. “Adottando l’articolo 54 della legge del 10 marzo 2023, il legislatore ha inteso incoraggiare la produzione di questo tipo di energia rinnovabile e, in tal modo, ha perseguito l’obiettivo costituzionale della protezione dell’ambiente. In secondo luogo, ha previsto, in un nuovo articolo L. 111-30 del codice urbanistico, che, attraverso le loro modalità tecniche, gli impianti “agricoli” non devono avere un effetto duraturo sulle funzioni ecologiche del suolo, in particolare sulle sue funzioni biologiche, idriche e climatiche, nonché sul suo potenziale agronomico”, ha sottolineato l’autorità superiore.
Infine, come osserva uno studio legale in un’analisi, il legislatore ha introdotto un “requisito di reversibilità” per l’installazione di impianti di produzione di energia solare in aree naturali, agricole e forestali, nonché l’obbligo di costituire garanzie finanziarie in anticipo. Secondo l’azienda, l’efficacia della legge è quindi garantita per le generazioni future.
“In conclusione, riteniamo che questa decisione del Consiglio di Stato sia particolarmente interessante in quanto coniuga la produzione di energia rinnovabile con la tutela dell’ambiente. Lungi dal metterle in contrapposizione, l’Alta Corte Amministrativa non solo le concilia, ma scrive anche che la prima – quando è regolamentata – contribuisce alla seconda, che è un obiettivo di valore costituzionale”, scrive Arnaud Gossement, avvocato e professore associato all’Università di Parigi I Panthéon-Sorbonne. La Confédération paysanne non ha ancora reagito a questa decisione.
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