All’interno di un campo agrovoltaico, la gestione dell’agricoltura assume un aspetto del tutto nuovo, così come le logiche dell’O&M (Operation and Maintenance). In questo scenario, occorrono nuove competenze e un approccio più qualificato, sia nella progettazione che nella manutenzione delle infrastrutture energetiche.
Di conseguenza evolve anche la classica figura dell’agricoltore, che deve adattarsi a un contesto tecnologico e operativo più complesso. In altre parole, sarebbe opportuno considerare l’agricoltore come un soggetto che deve fornire un servizio completo, con l’obiettivo di gestire il terreno al di sotto dei moduli e controllare che si mantenga il rispetto dei requisiti per l’autorizzazione ottenuta,
Con il sistema agrovoltaico si delinea una nuova forma di agricoltura, che dovrà affrontare sfide complesse. Una gestione agricola di questo tipo è qualcosa che il settore non ha mai sperimentato, se non in rarissimi casi. È necessario un approccio ingegneristico per le attività, che devono essere coordinate in tempo reale con l’O&M locale.
Gli scenari in trasformazione portano alla necessità di rivoluzionare anche le idee più granitiche. Come quella di agricoltura e zootecnia identificate in modo bucolico e naïf – concezioni ancora molto attuali nella maggior parte degli operatori dell’agrovoltaico – che bisogna lasciarsi alle spalle per accogliere la nascita di nuove figure professionali che svolgeranno tale servizio, figure che personalmente definisco con il termine “agrivoltori”.
La figura tradizionale del contadino si rivela un professionista multi-disciplinare, allineato con le tecnologie, consapevole dei progressi dell’intelligenza artificiale, in grado di gestire sistemi complessi e di coniugare le competenze agronomiche con skills relative alla gestione del fotovoltaico e con una consapevolezza dei sistemi più avanzati di manutenzione. L’agrivoltore non ha solo conoscenze e competenze ma anche le capacità di farsi trait d’union e conciliare le esigenze di due mondi: quello dei campi da coltivare e quello dei professionisti dell’energia rinnovabile.
Con il delinearsi di questa necessità, oggi sembra che il mercato si stia dividendo in due gruppi: il primo è composto da operatori che vedono l’agrivoltore come un soggetto che coltiverà i propri campi senza curarsi troppo di come svolgerà le proprie attività o senza chiedersi se rispetterà mai le garanzie richieste; un secondo gruppo, al contrario, sta iniziando a pianificare le attività analizzando tutti i rischi e cercando di mitigarli con dei progetti che siano accurati e lungimiranti.
I primi oggi dispongono forse di business plan migliori, con pochi OPEX e CAPEX rispetto ai secondi, ma sarà curioso vedere come tale approccio sarà poi valutato durante la fase dei finanziamenti da parte delle banche, e se pagherà in un’ottica di medio e lungo termine.
Il primo gruppo mi sembra allineato a una situazione già vissuta durante i conti energia e soprattutto con le serre fotovoltaiche, che oggi sembrano un passato lontano e dimenticato. Molte realtà che gestivano queste serre hanno perso gli incentivi, proprio perché sotto i moduli nessuno aveva predisposto e pianificato le coltivazioni.
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