Barrel aumenta del 600% le esportazioni verso l’Africa in 1,5 anni, punta sull’America Latina

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Barrel prevede che le soluzioni energetiche off-grid continueranno a crescere, soprattutto alla luce dell’attuale scenario di crisi e instabilità, aumentando le opportunità internazionali per l’azienda padovana.

Secondo il fondatore Matteo Villa, la società ha registrato “un vero e proprio boom” negli ultimi 18 mesi, soprattutto in relazione alla guerra in Ucraina e alle complessità geopolitiche nel continente africano, dove Barrel ha visto aumentare del 600% la quantità di sistemi esportati, in collaborazione con ONG e Agenzie Umanitarie.

“Prevediamo un’espansione significativa in nuovi mercati, come il Sudamerica, dove abbiamo già in programma di sviluppare una piattaforma per la regione, e un impegno sempre più marcato in Africa, dove l’adozione delle nostre soluzioni solari è in forte crescita. Grazie alla nostra solida partnership con Energy Spa, produzione made in Italy, a partire dalle batterie fino al sistema completo, affiancando la sicurezza informatica grazie allo sviluppo interno del software e delle piattaforme cloud dei dati”, Villa ha detto a pv magazine Italia.

La società ha già spedito i suoi sistemi con una potenza iniziale da 6 kW in diversi Paesi (Cuba, Dubai, Ghana, Mali, Marocco, Nigeria, Oman, Senegal e Ucraina), anche perché alcuni di questi mercati non erano del tutto nuovi.

“Sono stato dirigente in Africa per tre grandi multinazionali, ho viaggiato praticamente in tre quarti del continente, creando forti relazioni in diversi Paesi. Ho sempre atteso il momento giusto in cui i prezzi della tecnologia fossero compatibili con il mercato, soprattutto considerando gli altissimi costi della generazione da motore diesel, che è costosa, inquinante e rumorosa”, ha detto Villa.

Le barriere per le rinnovabili in Africa sono principalmente di tipo logistico e legate alle competenze sul territorio, spiega Villa, aggiungendo che Barrel è una soluzione per evitare queste barriere.

“Quest’anno abbiamo partecipato a diversi progetti come in Costa D’Avorio per solarizzare centri sanitari di ultimo miglio o in Angola, dove siamo in questo momento. Per quanto riguarda il Sudan, stiamo sviluppando soluzioni per supportare la popolazione in collaborazione con una importante agenzia con esperienza senza pari nell’operare in aree remote e colpite da conflitti. In scenari come Yemen, Libano e Gaza, le difficoltà sono enormi, ma il nostro obiettivo è sempre lo stesso: aiutare chi è in difficoltà senza entrare mai nelle questioni politiche dei conflitti”.

Presenza in Africa

Per i prossimi anni la società padovana si aspetta di capitalizzare l’esperienza nella gestione dei progetti e la presenza in Africa, aspettandosi di produrre 10.000 unità nei prossimi due anni.

“La parte strategica importante è quella di gestire correttamente i progetti, fare formazione per evitare gli errori commessi in passato. Fino a qualche anno fa, il fotovoltaico in Africa non era visto positivamente, proprio a causa di un’introduzione mal gestita: i progetti sono falliti a causa di mancanza di know-how, formazione, e l’assenza di un piano di manutenzione a lungo termine. Ora abbiamo già formato diversi elettricisti con la nostra piattaforma “Solar of Things” TM nei Paesi dove operiamo”.

Il progetto potrebbe trarre vantaggio da fondi pubblici italiani, in un momento in cui il governo Meloni sta cercando di creare nuovi meccanismi di collaborazione con il continente africano.

“Penso che la Misura Africa sia una delle iniziative più rilevanti per le aziende italiane che desiderano espandere la propria attività in Africa, un continente ricco di opportunità, ma anche di sfide legate alla logistica, alle infrastrutture e alle risorse. La riserva di 200 milioni di euro, gestita da Simest, è stata progettata per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il programma si sviluppa attraverso il Fondo 394, che offre agevolazioni finanziarie per facilitare l’ingresso delle aziende italiane incentivando investimenti in progetti economici, infrastrutturali e industriali in Africa. Le imprese italiane possono così beneficiare di finanziamenti per l’apertura di filiali o la creazione di joint venture con partner locali, riducendo i costi e i rischi associati all’ingresso in questi mercati”.

Un aspetto interessante della Misura Africa è l’effetto leva, dice Villa, sottolineando la contestuale importanza di cofinanziamenti e partnership private.

“Simest riveste un ruolo cruciale, e la scelta del presidente Pasquale Salzano per questo incarico è stata particolarmente azzeccata. Salzano è un professionista e diplomatico di altissimo livello”, ha detto Villa.

Il Piano Mattei per l’Africa, recentemente annunciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “è un passo significativo verso una cooperazione che si propone di essere non solo sostenibile, ma anche reciprocamente vantaggiosa”, ha detto Villa, aggiungendo che 600 milioni di africani vivono senza accesso all’elettricità, con la regione subsahariana che rappresenta la parte più esposta.

“L’Italia, attraverso al Piano Mattei, si inserisce in questo contesto, rafforzando ulteriormente i legami con Paesi africani come la Costa d’Avorio, l’Angola e l’Egitto, Etiopia, Kenya e Mozambico, dove ha una consolidata presenza e interessi economici. La cooperazione anche nel settore delle rinnovabili, è fondamentale non solo per sostenere la crescita dei Paesi africani, ma anche per creare opportunità per le aziende italiane, come Barrel, che sono ben posizionate per rispondere alle sfide energetiche dell’Africa”.

Secondo Villa, le soluzioni Barrel non entreranno in concorrenza con l’agrivoltaico in Africa per una serie di motivi: mentre le installazioni agriPV saranno più facili da realizzare che in Italia, gli utenti finali saranno specifici, quasi solo larga scala, e richiederanno una mobilitazione di diversi soggetti e banche. Barrel ha invece come target soggetti meno complessi, dal piccolo agricoltore alle piccole comunità, passando per gli ospedali.

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