Sabato mattina sono stati pubblicati i risultati dell’asta per l’agrovoltaico avanzato, finanziata con i fondi del PNRR. In totale, considerando i progetti rientranti nei registri e quelli che hanno partecipato alle aste, sono stati ammessi 540 progetti, per una capacità complessiva di 1,5 GW.
Tra tutti spiccano il progetto di European Energy da 270 MW e quello di Repower di 62 MW in Sicilia, oltre a quello di Next Energy Capital da 73 MW in Campania. Significativa è anche la presenza di cluster di impianti. Solarig si è distinta con 122 MW ammessi e Photosol con 55 MW, mentre DCH Di Carlo Holding si colloca subito dopo European Energy con oltre 140 MW.
I progetti che hanno avuto accesso ai registri sono stati presentati quasi completamente da società agricole. Interessante notare che anche tra i progetti ammessi alle aste, diverse società agricole hanno presentato proposte. In particolare, 60 progetti su 270 hanno dichiarato di non ravvisare la necessità di costituire un ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) con un soggetto terzo agricolo.
Come anticipato dal GSE, non è stato raggiunto il contingente massimo previsto. Di conseguenza, tutti i progetti ammissibili, indipendentemente dalle riduzioni sulla tariffa, hanno ottenuto sia la tariffa incentivante che il contributo a fondo perduto.
Le offerte di riduzione percentuale sulla tariffa di riferimento hanno registrato una media del 9,18%, con un picco massimo del 53%. Prevedibilmente, le riduzioni maggiori si sono osservate sugli impianti di dimensioni più grandi, capaci di beneficiare di economie di scala.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la maggior parte degli impianti è localizzata nel Sud Italia, con eccezioni per il Lazio (e in particolare la provincia di Viterbo) e l’Emilia-Romagna.
Poche sono state le esclusioni (se ne contano solo 26), con quattro progetti con una potenza importante come i 19 MW a Garuso (MT) di Sabini Soc. Agr. A R.L., 40 MW a Serramanna (Sud Sardegna) di Sardinia agro solar energy, 31 MW a Ramacca (CT) di Serralunga FV srl e 34 MW a Vittoria (Ragusa) di società agricola StancanelliI srl
Questi progetti, probabilmente gestiti direttamente da società agricole, hanno evidenziato difficoltà nell’affrontare la complessità del processo di partecipazione a un’asta del GSE, che richiede una gestione strutturata e una profonda conoscenza tecnica e burocratica.
Adesso cosa succederà? Rimesse le bottiglie in fresco dopo i festeggiamenti, ora gli operatori si preparano alla fase forse più complessa, che è quella della realizzazione concreta dei progetti. Per i più grandi, la scadenza fissata a giugno 2026 appare particolarmente stringente, soprattutto considerando la complessità degli impianti agrovoltaici. In ogni caso si tratta di un momento storico e importante: l’inizio di un cambiamento rivoluzionario nel settore delle rinnovabili. Un contesto in cui sorgeranno i primi impianti realmente agrovoltaici e in cui gli operatori dovranno scontrarsi con una serie di problematiche e criticità fino a oggi mai considerate o, forse, sottovalutate.
Sarà probabilmente il momento della nascita e dell’affermazione della nuova figura dell’agrivoltore, un trait d’union tra comparto agricolo e produzione di energia. Una nuova professionalità che dovrà essere coinvolta sia nella gestione delle attività agronomiche in un ambiente che non sarà più rurale ma industriale, e anche nella parte di realizzazione delle opere stesse.
Nei prossimi mesi sarà interessante osservare come questa figura si inserirà nei progetti agrovoltaici e quale sarà il suo contributo nell’affrontare le sfide di un settore in rapida evoluzione. Il successo di questi progetti non sarà soltanto una questione tecnica, ma anche culturale, richiedendo una collaborazione inedita tra agricoltura e industria.
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