Forum Italia Solare: aree idonee, CER, agrivoltaico e numeri della seconda giornata

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Aree idonee, comunità energetiche, agrivoltaico, FER X, istanze e autorizzazioni nel 2025 sono stati i principali temi della seconda e ultima giornata del Forum Italia Solare concluso ieri.

In apertura della seconda giornata Walburga Hemetsberger, CEO di SolarPower Europe, ha rimarcato l’importanza del vantaggio per i consumatori nella transizione energetica. Un tema ricorrente nel corso della due giorni romana e che è risultato tra i più ripresi rilevanti per gli addetti ai lavori sia a livello nazionale che comunitario.

Successivamente Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, ha aperto il dibattito sulle aree idonee presentando le soluzioni dell’associazione. Innanzitutto, ha detto Viscontini, serve mantenere le aree idonee esistenti a partire dalla Solar Belt e dare la possibilità di installare fotovoltaico a terra in edilizia libera su terreni agricoli non coltivabili o adiacenti ad aree industriali.

In ogni caso, ha sottolineato Viscontini, fare solo agrivoltaico elevato rappresenterebbe una “grande contraddizione” poiché “nella migliore delle ipotesi gli impianti su terreni agricoli che parteciperanno alle aste chiederanno prezzi alti comportando maggiori costi sulle bollette elettriche dei consumatori”.

Pertanto, secondo Italia Solare:

  • nelle aree inutilizzabili per l’agricoltura andrebbero consentiti gli impianti a terra;
  • nelle aree agricole non utilizzate l’agrivoltaico senza vincoli costruttivi;
  • nelle aree agricole utilizzate l’agrivoltaico che faccia salva la sostanziale continuità dell’attività agricola.

L’agrivoltaico, ha evidenziato successivamente Rolando Roberto, vicepresidente di Italia Solare, comporta innanzitutto un problema di definizioni. In Italia, infatti, ci sono poche e poco chiare definizioni che lasciano spazio a un eccessivo margine interpretativo. Inoltre, il Testo unico per le rinnovabili, pure non dandone una definizione, ne disciplina paradossalmente le modalità autorizzative.

Un tentativo di chiarimento è stato fatto da alcune Regioni:

  • l’Emilia-Romagna in presenza di coltivazioni certificate ammette solo agrivoltaici avanzati;
  • la Campania consente l’agrivoltaico in base alle disposizioni tecniche individuate dalle linee guida nazionali;
  • la Lombardia dichiara la possibilità di installare agriPV avanzati oppure agrivoltaici che consentano la piena operatività dei mezzi agricoli in tutte le fasi di attività agronomica;
  • la Puglia rimanda alla definizione di agrivoltaico avanzato del Pnrr.

Per quanto riguarda le aree idonee, nel corso delle due giornate, più volte è stata evidenziata la necessità di saper comunicare il ruolo del fotovoltaico nella transizione per evitare divieti tout court come quello sardo.

Ieri Andrea Cristini, presidente di Anie rinnovabili, ha detto che la situazione in Sardegna nasce probabilmente da una errata comunicazione. Nel percorso per la realizzazione degli obiettivi, ha aggiunto, la tabella del DM Aree idonee potrebbe essere stato un problema più che una soluzione fissando dei tetti di autorizzabilità. I numeri tuttavia, ha proseguito, andrebbero interpretati come minimi, e non massimi, dato che la transizione non finirà nel 2030.

Giuseppe Argirò, vicepresidente di Elettricità Futura, ha evidenziato che i provvedimenti adoperati negli ultimi mesi non hanno aiutato lo sviluppo delle rinnovabili. Inoltre, ha detto, le rinnovabili oggi sono vittime di una narrazione politica distorta. Il Green Deal, ad esempio, comporta una fase esecutiva che porta preoccupazioni e contrapposizioni di tipo economico e sociale in assenza di una corretta informazione.

Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare, ha fatto il punto sulle comunità energetiche rinnovabili (CER) in Italia.

Ad oggi in Italia ci sono 192 configurazioni attive, di cui 145 gruppi di autoconsumatori di energia e 47 comunità energetiche rinnovabili. Si tratta di 230 impianti fotovoltaici con potenza media per configurazione di 26 kW e 1.600 clienti finali. Inoltre, stando ai dati GSE, le richieste di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso a novembre 2024 sono oltre 450 per una potenza complessiva di 65 MW.

Numeri che, ha evidenziato Brumgnach, denotano uno scarso impiego delle CER e in particolare dei 2,2 miliardi di euro Pnrr disponibili per questa tecnologia. Per impiegare al meglio i fondi, ha detto il vicepresidente di Italia Solare, servono tre azioni principali: posticipare la scadenza al 31 marzo 2025; rimodulare il termine del 30 giugno 2026; ampliare la platea dei beneficiari ai Comuni con più di 5.000 abitanti.

Inoltre, ha suggerito alcuni margini di miglioramento per il meccanismo delle CER. Innanzitutto è necessario ampliare i soggetti idonei al ruolo di referente, oggi ci sono pochi addetti ai lavori che sanno fare questo mestiere. Serve poi ridefinire i confini convenzionali delle cabine primarie nei comuni sotto i 5.000 abitanti e garantire che il territorio ricada sotto un’unica cabina primaria. Sarebbe inoltre utile eliminare le riduzioni della tariffa incentivante CER per impianti con accordi a prezzo fisso e modificare la normativa sulla fiscalità, ad oggi il produttore terzo viene pagato dalla CER con IVA al 22%.

L’ultima tavola rotonda ha accolto due rappresentati delle uniche società che già oggi o in prospettiva a medio-breve termine possono produrre pannelli in Italia: FuturaSun e 3SUN.

Nicola Baggio, direttore tecnico di FuturaSun, ha detto che in Italia col progetto Fenice l’obiettivo è fare una produzione specifica su esigenze particolari, sfruttando il fatto che non è necessario il GW di pipeline richiesto per produzioni specifiche in Cina.

Il progetto Fenice di FuturaSun, volto alla realizzazione di uno stabilimento di moduli fotovoltaici ad alta efficienza in Italia, ha recentemente superato la fase di selezione dell’Agenzia esecutiva europea per il clima, l’infrastruttura e l’ambiente (Cinea) nell’ambito dei finanziamenti a fondo perduto concessi dall’Innovation Fund.

Mirco Torquati, head of utility scale sales di 3SUN, ha evidenziato che la società punta a lavorare con l’eterogiunzione, una tecnologia che impiega dal 2018. Il percorso evolutivo fatto in questi anni, ha detto Torquati, consente ora di lavorare con step di produzione minore e temperature più basse che consentono un risparmio significativo. 3SUN, ha aggiunto il responsabile, crede che l’eterogiunzione sia la tecnologia più adatta per la compatibilità tra peroskite e cella e pertanto la più adatta per una scalabilità futura verso efficienze migliori.

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