Intervista ad Anie Confindustria: interventi sugli impianti elettrici per il 40% delle abitazioni italiane, focus su fotovoltaico

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L’ultimo Rapporto Anie Confindustria-Cresme, che sono rispettivamente la Federazione Nazionale Industrie Elettrotecniche ed Elettroniche e  il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio, ha analizzato il ruolo delle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche nel settore dell’edilizia italiana, con un focus particolare su efficienza energetica, sostenibilità e sicurezza.
Lo studio rivela che nel 2023, il 40% delle abitazioni italiane ha visto interventi sugli impianti elettrici, con particolare attenzione ai sistemi fotovoltaici, alla domotica e alle colonnine di ricarica. La ricerca ha rivelato che solo una parte dei consumatori è consapevole delle specifiche degli impianti elettrici, indicando ampi margini di crescita nel settore.

Il ruolo degli installatori elettrici emerge come cruciale: il 62% degli interventi si è concentrato sugli impianti residenziali. Gli installatori sono sempre più coinvolti nell’implementazione di tecnologie evolute che contribuiscono alla sostenibilità e all’efficienza energetica degli edifici. La crescente domanda di soluzioni avanzate evidenzia anche il bisogno di una maggiore formazione e comunicazione verso gli utenti finali per superare resistenze all’adozione di nuove tecnologie.

Ci sono aspetti da migliorare: “La consapevolezza sulle specifiche degli impianti elettrici è ancora bassa: solo il 31,2% conosce la classificazione degli impianti in tre livelli di performance, poco meno della metà non ha o non sa di avere la Dichiarazione di conformità”.

pv magazine Italia ha intervistato la Federazione Anie Confindustria.

Nel Rapporto avete puntato molta attenzione sugli installatori elettrici. Quali sono le principali criticità che hanno fatto emergere nell’integrazione dei sistemi fotovoltaici?
Se per installatori elettrici si intendono le imprese di “impianti elettrici residenziali”, non ci sono particolari criticità se parliamo del solo impianto fotovoltaico. Le cose cambiano se al fotovoltaico si integrano anche il sistema di accumulo e/o la pompa di calore. In questi casi, la criticità maggiore è il corretto dimensionamento dell’impianto fv+Aaccumulo, che deve necessariamente partire da una analisi dei consumi e delle abitudini del consumatore. È importante che gli operatori di questo segmento di mercato offrano un servizio di consulenza tecnica per progettare e dimensionare al meglio l’integrazione tecnologica. In particolare, nel segmento residenziale i distributori dovrebbero offrire questo servizio di consulenza nei confronti degli installatori.

In che modo l’adozione di tecnologie fotovoltaiche e sistemi di accumulo sta trasformando il mercato degli impianti elettrici? Quali sono le tendenze più promettenti?
L’elettrificazione dei consumi termici, ad esempio  fornire energia elettrica alle pompe di calore, può essere un buon boost per la diffusione degli impianti fotovoltaici, come anche la possibilità di erogare servizi di flessibilità – in forma aggregata – con l’utilizzo di sistemi di accumulo e/o configurazioni di autoconsumo diffuso. Il segmento residenziale paga però lo scotto delle ridotte superfici disponibili, parlo dei tetti, se pensiamo per esempio al condominio, e spesso limitati spazi tecnici. L’adozione di una pompa di calore, infatti, necessita anche di un accumulo di acqua calda per gli usi sanitari che richiede spazio.

Quale la vostra visione sulle soluzioni che potrebbero essere implementate per migliorare la diffusione degli impianti fotovoltaici in un contesto residenziale?
Evidenziando le principali criticità, indichiamo  anche le soluzioni che potrebbero essere implementate per migliorare la diffusione degli impianti fotovoltaici in un contesto residenziale. Innanzitutto, l’annosa criticità del permitting: a volte le prescrizioni di determinate pratiche paesaggistiche sono fuori da ogni contesto razionale: pannelli rossi, pannelli marroni, centri storici dove una casa può avere l’impianto e l’altra no. Occorre più uniformità ed anche un processo più snello. Poi ci sono le problematiche di tipo economico, che potrebbero venir superate con specifici incentivi. Non è un caso,  ad esempio, che in Friuli dove esiste anche un incentivo regionale, le installazioni residenziali non abbiano subito alcuna battuta d’arresto. Inoltre, con riferimento alla flessibilità, solo con l’adozione di sistemi di gestione dell’energia evoluti che considerino le funzionalità degli asset, come il fotovoltaico, l’accumulo e le pompe di calore, e le esigenze dei consumatori, si intravedono buone opportunità per la demand side responde. Infine, per i servizi ancillari locali, cioè quelli offerti al gestore della rete di distribuzione, la criticità consiste nel fatto che si utilizzano piattaforme e protocolli differenti, come è il caso dei progetti pilota Edge di e-distribuzione e Rome Flex di Areti.

La voce del Cresme, attraverso il sui direttore Lorenzo Bellicini, spiega la necessità di un’azione più incisiva di comunicazione e dimostrazione dei vantaggi e dei miglioramenti che le nuove soluzioni tecnologiche possono apportare in termini di consumi e qualità della vita, per far evolvere la mentalità della filiera. “Il mondo dell’energia guarda al processo di elettrificazione come uno dei modelli strategici da seguire per affrontare la transizione green legata alla riduzione delle emissioni di CO₂. Parallelamente, la transizione digitale avvicina il settore elettrico a quello dell’informazione e dell’automazione, disegnando nuove funzionalità e efficienze. Come famiglie, amministratori di condominio, progettisti e installatori reagiscono a queste potenzialità è stato oggetto dell’indagine svolta da Anie e Cresme. Dai risultati della ricerca emerge come l’abitudine e la non conoscenza rappresentino sovrastrutture frenanti allo sviluppo delle innovazioni.

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