Nel Rapporto avete puntato molta attenzione sugli installatori elettrici. Quali sono le principali criticità che hanno fatto emergere nell’integrazione dei sistemi fotovoltaici?
Se per installatori elettrici si intendono le imprese di “impianti elettrici residenziali”, non ci sono particolari criticità se parliamo del solo impianto fotovoltaico. Le cose cambiano se al fotovoltaico si integrano anche il sistema di accumulo e/o la pompa di calore. In questi casi, la criticità maggiore è il corretto dimensionamento dell’impianto fv+Aaccumulo, che deve necessariamente partire da una analisi dei consumi e delle abitudini del consumatore. È importante che gli operatori di questo segmento di mercato offrano un servizio di consulenza tecnica per progettare e dimensionare al meglio l’integrazione tecnologica. In particolare, nel segmento residenziale i distributori dovrebbero offrire questo servizio di consulenza nei confronti degli installatori.
In che modo l’adozione di tecnologie fotovoltaiche e sistemi di accumulo sta trasformando il mercato degli impianti elettrici? Quali sono le tendenze più promettenti?
L’elettrificazione dei consumi termici, ad esempio fornire energia elettrica alle pompe di calore, può essere un buon boost per la diffusione degli impianti fotovoltaici, come anche la possibilità di erogare servizi di flessibilità – in forma aggregata – con l’utilizzo di sistemi di accumulo e/o configurazioni di autoconsumo diffuso. Il segmento residenziale paga però lo scotto delle ridotte superfici disponibili, parlo dei tetti, se pensiamo per esempio al condominio, e spesso limitati spazi tecnici. L’adozione di una pompa di calore, infatti, necessita anche di un accumulo di acqua calda per gli usi sanitari che richiede spazio.
Quale la vostra visione sulle soluzioni che potrebbero essere implementate per migliorare la diffusione degli impianti fotovoltaici in un contesto residenziale?
Evidenziando le principali criticità, indichiamo anche le soluzioni che potrebbero essere implementate per migliorare la diffusione degli impianti fotovoltaici in un contesto residenziale. Innanzitutto, l’annosa criticità del permitting: a volte le prescrizioni di determinate pratiche paesaggistiche sono fuori da ogni contesto razionale: pannelli rossi, pannelli marroni, centri storici dove una casa può avere l’impianto e l’altra no. Occorre più uniformità ed anche un processo più snello. Poi ci sono le problematiche di tipo economico, che potrebbero venir superate con specifici incentivi. Non è un caso, ad esempio, che in Friuli dove esiste anche un incentivo regionale, le installazioni residenziali non abbiano subito alcuna battuta d’arresto. Inoltre, con riferimento alla flessibilità, solo con l’adozione di sistemi di gestione dell’energia evoluti che considerino le funzionalità degli asset, come il fotovoltaico, l’accumulo e le pompe di calore, e le esigenze dei consumatori, si intravedono buone opportunità per la demand side responde. Infine, per i servizi ancillari locali, cioè quelli offerti al gestore della rete di distribuzione, la criticità consiste nel fatto che si utilizzano piattaforme e protocolli differenti, come è il caso dei progetti pilota Edge di e-distribuzione e Rome Flex di Areti.
La voce del Cresme, attraverso il sui direttore Lorenzo Bellicini, spiega la necessità di un’azione più incisiva di comunicazione e dimostrazione dei vantaggi e dei miglioramenti che le nuove soluzioni tecnologiche possono apportare in termini di consumi e qualità della vita, per far evolvere la mentalità della filiera. “Il mondo dell’energia guarda al processo di elettrificazione come uno dei modelli strategici da seguire per affrontare la transizione green legata alla riduzione delle emissioni di CO₂. Parallelamente, la transizione digitale avvicina il settore elettrico a quello dell’informazione e dell’automazione, disegnando nuove funzionalità e efficienze. Come famiglie, amministratori di condominio, progettisti e installatori reagiscono a queste potenzialità è stato oggetto dell’indagine svolta da Anie e Cresme. Dai risultati della ricerca emerge come l’abitudine e la non conoscenza rappresentino sovrastrutture frenanti allo sviluppo delle innovazioni.
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