Intervista – Atelli sul coordinamento tra Mase e MIC nella valutazione dei progetti

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Massimiliano Atelli, presidente della Commissione tecnica Pnrr-Pniec, in occasione dell’evento di Althesys all’Auditorium GSE ha fornito a pv magazine Italia alcuni approfondimenti sulla collaborazione tra Ministeri nella valutazione dei progetti e sulla questione relativa ai mancati rimborsi ai tecnici della commissione da lui presieduta.

Sui rimborsi spese per i tecnici Pnrr-Pniec, ha detto Atelli, “stiamo aspettando novità, finché la situazione non si sblocca c’è difficoltà di effettuare sopralluoghi che anche se non strettamente necessari per legge spesso sono opportuni”. Da gennaio, infatti, i commissari ambientali anticipano le spese di viaggio senza ricevere i rimborsi.

Atelli ha inoltre motivato le ragioni alla base dell’emendamento al DL Ambiente per la simultaneità nella valutazione dei progetti tra Ministero dell’Ambiente e Ministero della Cultura.

“Per le istruttorie del Mase – ha detto – la legge prevede una metrica legale e stabilisce per ogni progetto un turno. Per il MIC non c’è un meccanismo analogo, pertanto non sempre quando inizia l’istruttoria del Mase inizia o è in corso al MIC l’istruttoria sullo stesso. Nel risultato pratico può essere alla fine una situazione di reciproca attesa in cui il Mase ha finito il proprio lavoro ed emesso il parere, mentre il Mic non ha neppure iniziato e viceversa. Questo è chiaramente disfunzionale perché sfasa i tempi di lavorazione e anche dal punto di vista degli elementi impoverisce l’istruttoria complessiva e dilata i tempi. L’introduzione di questa norma è una forma di semplificazione a basso costo”.

Per quanto riguarda il problema di quando discutere le ricadute sul territorio nel corso dell’iter amministrativo, il presidente della Commissione Pnrr-Pniec ha detto: “Da tanti anni ritengo che il confronto sulle ricadute nel territorio debba avvenire quanto più prima possibile nel percorso autorizzativo. Questo è un pensiero che avevo anche prima di iniziare l’esperienza al Ministero. Credo che anche per chi la vede dal lato delle imprese tra aprire un cantiere in mezzo all’ostilità di un territorio, con la possibilità che non si chiuda mai, e aprirlo con accettazione, ci sia differenza”.

“Ci sono territori – ha aggiunto – dove deve anche essere considerata l’opzione ‘zero’. Un cantiere di cui non si può concludere la realizzazione dell’opera non si dovrebbe nemmeno aprire”.

Serve una maturità che “deve essere assunta anche in termini di richieste del territorio. Abbiamo situazioni in cui il territorio ha chiesto e dopo aver ottenuto non ha più voluto quanto chiesto. Credo che la regolamentazione di questo passaggio possa tramutarsi in una norma in futuro”.

Infine, Atelli ha approfondito il tema dell’emendamento al DL Ambiente per filtrare le istanze di progetti.

Con questo emendamento “nell’ambito della notificazione iniziale al Ministero dell’Ambiente della richiesta di autorizzazione occorre dimostrare l’esistenza di una serie di presupposti che raggiungono una soglia più elevata di quella richiesta fino a oggi come ad esempio la disponibilità dei suoli”.

“Fino ad oggi – ha proseguito Atelli – le richieste possono essere del tutto povere degli elementi di corredo dimostrativi e della solidità del progetto e di chi lo porta avanti. Ci sono anche richieste di autorizzazione che sono solo dei tentativi”.

“È passato inoltre un altro emendamento che chiede che nella richiesta di autorizzazione servono più informazioni del proponente. Con 10.000 euro di capitale sociale non si può fare un impianto da 50 milioni di euro” ha concluso.

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