Si sente spesso parlare dei benefici derivanti dall’integrazione dei vigneti all’interno di impianti agrivoltaici. Società come Sun’Agri, con il suo documento Agrivoltaico: risultati agronomici da record, ne elogiano le applicazioni, evidenziando come tale associazione possa migliorare la qualità del vino. Aziende come Caviro hanno deciso di installare un impianto agrivoltaico nei vitigni adiacenti alla propria azienda, riconoscendo le potenzialità del progetto.
Ma è davvero così? Diversi studi scientifici hanno registrato, grazie all’impianto agrivoltaico, una riduzione dello stress idrico, in particolare in regioni soggette a siccità o con una limitata disponibilità d’acqua, dovuta all’abbassamento delle temperature estreme nel vigneto. L’integrazione dei pannelli nei vigneti ha permesso di proteggere le piante dalle ondate di calore, responsabili di danni ai grappoli e di un’influenza negativa sulla qualità delle uve.
Nella viticoltura, la scelta dell’agripv offre vantaggi specifici, soprattutto nelle zone dell’Europa meridionale, dove l’aumento dell’esposizione solare, dovuto ai cambiamenti climatici, ha causato livelli di alcol eccessivamente elevati nel vino. Secondo uno studio condotto da Liv-ex, che ha analizzato 35.000 bottiglie in 30 anni, si osserva un incremento alcolico nei principali territori vinicoli mondiali come Bordeaux, Borgogna, Piemonte e Toscana. Per esempio, i vini di Bordeaux sono passati dai 12,8° negli anni ’90 ai 13,7° oggi. Allo stesso tempo, l’agronomia e la gestione in cantina offrono soluzioni per affrontare questa criticità, come la gestione della chioma, i tempi di raccolta e la scelta dei lieviti. Soluzioni che possono essere applicate entro certi limiti, poiché in viticoltura non basta anticipare la vendemmia per avere una riduzione del grado alcolico nei vini; bisogna tener conto non solo del grado zuccherino, ma anche del pH dell’uva.
La sfida più grande resta la gestione del cambiamento climatico. Il mercato oggi preferisce vini più eleganti e meno alcolici. Pertanto, sotto questo aspetto, l’agrivoltaico in vigneto potrebbe essere una risposta, poiché uno dei suoi principali benefici consiste proprio nella riduzione dell’irradiazione solare ricevuta dalle viti, cosa che può contribuire a diminuire il contenuto di zucchero nell’uva, abbassando così il grado alcolico nel vino. Inoltre, i moduli fotovoltaici fungono da scudo difensivo limitando la percentuale di frutti danneggiati dai rischi climatici, come le grandinate.
Ma quindi l’applicazione dell’agrivoltaico nei vigneti è davvero la soluzione vincente? In realtà esiste un lato oscuro poco conosciuto, che potrebbe generare non poche criticità nella gestione di tali colture integrate nei sistemi fotovoltaici.
Il numero di trattamenti per la protezione delle viti da malattie e parassiti può variare significativamente a seconda che si decida di lavorare in viticoltura convenzionale, biologica o biodinamica. Nella viticoltura convenzionale, il numero complessivo di trattamenti chimici può variare da 4 a 6 in un’annata media, mentre in regime biologico può variare dai 10 ai 15 trattamenti a seconda delle condizioni climatiche dell’annata. Tali lavorazioni potrebbero causare l’accumulo di residui sui moduli a seconda dell’altezza dei moduli e dei vitigni, con un importante aumento dei costi operativi (OPEX) per la gestione dell’impianto. È importante che i pannelli siano perfettamente puliti per garantire che funzionino al massimo della loro efficienza. Inoltre, nei vigneti biologici questa problematica è amplificata dal fatto che il rame maggiormente utilizzato dai viticoltori, di colore blu, dovuto alla presenza di solfato di rame, è comunemente impiegato come fungicida e battericida nella gestione delle malattie delle piante, come ad esempio la peronospora. Tuttavia, se non rimosso immediatamente, il rame accumulato sui moduli diventa difficile da eliminare oltre ad inficiare la produzione di energia elettrica.
Ma ci sono anche altre criticità. In agricoltura è impensabile eseguire tutte le operazioni agronomiche manualmente. Nel contesto di un vigneto, alcune di esse richiedono l’uso della meccanizzazione, essenziale per ottimizzare tempi e costi (ad esempio i trattamenti, la gestione del sottofila e dell’interfila, la cimatura, la concimazione). La presenza di impianti fotovoltaici potrebbe limitare la manovrabilità delle macchine agricole, rendendo difficoltose alcune operazioni, soprattutto in vigneti collinari o a terrazzamenti. Soluzioni come l’impiego di pannelli mobili o sollevati su strutture più alte possono migliorare l’accessibilità, ma comportano significativi costi aggiuntivi.
È da considerare anche l’impatto di un impianto sulla produzione agricola. La vite è una pianta estremamente sensibile alla luce, necessaria per il processo di fotosintesi e per lo sviluppo ottimale del frutto. Inoltre, l’ombra creata dai pannelli può ridurre la temperatura del suolo, influenzando negativamente lo sviluppo delle radici e l’assorbimento di nutrienti.
Per mitigare questi effetti, è necessario progettare accuratamente l’inclinazione e l’altezza dei pannelli solari, adottando modelli dinamici che seguano il movimento del sole o che siano in grado di adattarsi alle esigenze specifiche della vite in termini di radiazione solare. Con un conseguente aumento dei costi di gestione (CAPEX) e una diminuzione sulla produzione dell’impianto agrivoltaico.
Altro aspetto da non sottovalutare è l’impatto paesaggistico. La viticoltura, in molte regioni, è strettamente legata al paesaggio e all’identità culturale del territorio. L’installazione di grandi impianti fotovoltaici in aree dedicate alla produzione di vino potrebbe essere vista come una minaccia per l’estetica del paesaggio e per il turismo enogastronomico, che spesso attrae visitatori non solo per la qualità del vino, ma anche per la bellezza delle colline.
Questo è un fattore particolarmente sensibile in regioni come la Toscana, il Piemonte o la Provenza, dove il valore paesaggistico è parte integrante dell’economia locale. In questi casi è fondamentale trovare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la conservazione del paesaggio, progettando impianti fotovoltaici che si integrino armoniosamente nel contesto visivo.
In conclusione, l’agrivoltaico offre potenziali benefici in termini di sostenibilità e redditività per il settore vitivinicolo, ma non è privo di sfide. L’ombra parziale, il microclima alterato, la gestione dell’accesso e i costi iniziali e di gestione rappresentano problematiche che richiedono soluzioni tecnologiche innovative e una pianificazione attenta. Solo attraverso una gestione oculata e un approccio multidisciplinare sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’agrivoltaico senza compromettere la qualità della viticoltura e del vino.
Tuttavia, in un settore molto attento all’aumento dei CAPEX ed OPEX nonché alla gestione degli impianti, tale soluzione sembra essere particolarmente gravosa. Ciò che sulla carta potrebbe sembrare un progetto vincente nella realtà rischia di portare a un aumento dei costi e delle criticità tale da rendere il progetto non fattibile da un punto di vista realizzativo.
Inoltre, in zone dove un impianto viticolo è già presente, al fine di accedere a un incentivo economico, bisogna dimostrare l’effettivo aumento della PLV, che diventa difficile da incrementare per aziende il cui reddito è già elevato e contano già su un loro mercato avviato. L’unica via sarebbe quella di aumentare il costo della bottiglia, gravando sul consumatore finale.
Infine, tecnologie che utilizzano modelli dinamici nelle strutture potrebbero rappresentare un ostacolo durante la fase di finanziamento sia per colpa dei rischi dovuti agli stress meccanici sia per l’esiguo numero di applicazioni, che potrebbe portare l’istituto di credito a vedere tali applicazioni con scetticismo.
Quindi, l’agrivoltaico in vigneto è un vantaggio o uno svantaggio? Non esiste una soluzione valida per tutti: dipende dai singoli casi. Ciò che è certo è che si tratta di una sfida: il viticoltore non può pensare di ottenere esclusivamente i benefici di un impianto agrivoltaico senza affrontare gli ostacoli evidenziati in precedenza.
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