pv magazine Italia ha avuto il piacere di parlare con Giuseppe Noviello, vicepresidente emerito di EF Solare Italia, del progetto della sua società in Benin.
L’operatore fotovoltaico, partecipato al 70% dai fondi di F2i Sgr e al 30% da Crédit Agricole Assurances, ha collaborato con Mmia Odv per la realizzazione di un impianto fotovoltaico presso il centro ostetrico “S. Antonio da Padova” a Krakè, un quartiere periferico di Cotonou, in Benin. La struttura è situata in un’area priva di corrente elettrica di rete.
Noviello spiega il processo, le complessità e alcuni consigli per replicare la donazione, augurandosi che altre società del settore utilizzino le loro riserve di moduli in magazzino per scopi solidali.
Avete donato dei pannelli nuovi che non avreste usato altrimenti, perché avete optato per pannelli più performanti, giusto? Avete comunque testato i pannelli prima di mandarli, giusto?
Corretto, abbiamo donato pannelli nuovi e imballati, che dopo essere stati acquistati non sono mai stati installati in alcun impianto e sono rimasti stoccati nel nostro magazzino di Pomezia. Il rapido progresso tecnologico li ha resi in breve tempo non più attuali rispetto agli standard prestazionali dei moduli che oggi impieghiamo per le nostre operazioni, pur restando perfettamente adatti per applicazioni diverse e performanti. Nello specifico, si tratta di moduli PV Panasonic VBHN 240SJ25 da 240 W. Prima di inviare i pannelli sono stati effettuati gli opportuni controlli tecnici per assicurarne il corretto funzionamento e prevenire ogni rischio per le persone.
Questa vostra decisione di donare dei pannelli rientra in generale in un momento di mercato in cui non pochi operatori hanno già a disposizione molti pannelli che potrebbero poi non essere utilizzati. Secondo voi questo potrebbe portare a un aumentato interesse per operazioni di questo genere nel continente africano?
È quello che ci auguriamo. Certamente questo tipo di operazioni presuppone uno sforzo diverso e aggiuntivo rispetto all’attività ordinaria. D’altra parte, consentono di capitalizzare le esternalità positive generate dall’avanzamento tecnologico. Nella nostra esperienza in Benin abbiamo visto come una riserva di moduli in un magazzino di un operatore fotovoltaico utility scale europeo possa fare la differenza in aree in via di sviluppo, migliorando in modo tangibile la vita delle persone. La soddisfazione che ne deriva ripaga lo sforzo richiesto per realizzare il progetto. Oltretutto, queste operazioni mettono in luce alcuni dei principali punti di forza della tecnologia fotovoltaica, l’essere modulabile, scalabile e distribuita sul territorio.
Quale il ruolo specifico dell’Africa occidentale? È una regione più tranquilla delle altre e quindi semplifica la parte logistica? Rientra nella logica di evitare spedizioni in aree di guerra?
Nel caso specifico la scelta di inviare i pannelli in un paese dell’Africa Occidentale è nata dal legame con la onlus Mmia – Medici e Maestri in Adozione, già attiva in quell’area. La parte logistica non è stata comunque semplice, se pensiamo che ci sono voluti diversi mesi solo per lo sdoganamento dei moduli nel porto di Cotonou. Certamente svolgere questo tipo di operazioni in aree più rischiose dal punto di vista della sicurezza sarebbe molto più complicato. Quello che fa la differenza è comunque avere una controparte affidabile in loco, come nel caso della Onlus che abbiamo scelto.
Quindi sostanzialmente sta dicendo che è necessario avere prima di tutto una comprensione puntuale del Paese, tra cui anche il sistema energetico e gli operatori presenti?
Certamente avere un’idea della realtà in cui si va ad operare è necessario, ma pochi energetici hanno internalizzato tutte le conoscenze e i mezzi per gestire direttamente un’operazione di questo tipo. Come detto, è fondamentale avere un legame con realtà che operano già nel territorio oppure appoggiarsi a un ente specializzato nello sviluppo di progetti FER in contesti simili.
Come gestire l’installazione dei pannelli donati? Come selezionare un installatore? Voi come avete supportato? Assistenza da remoto per quali componenti e/o fasi?
L’installazione è stata effettuata da maestranze locali contrattualizzate dalla ONG Beninese Elep (Enfance Libre et Epanouie), che ha collaborato con Mmia per la realizzazione del centro. Da parte nostra abbiamo fornito assistenza tecnica da remoto in particolare per la scelta dell’inverter, in quanto la tipologia di inverter su cui contava inizialmente la struttura non era predisposta per collegamenti “stand alone” a isola. Abbiamo quindi supportato la onlus nel reperire un nuovo inverter monofase (Huawei Sun 2000 6KTL-L1) in grado di funzionare in assenza di un collegamento alla rete elettrica, che potesse gestire i moduli PV ed anche le batterie in dotazione.
Nel caso della donazione per l’ospedale in Benin, chi ha pagato l’installazione?
L’installazione è stata finanziata dall’Associazione Mmia.
In totale, quanto tempo è stato necessario per trasportare i pannelli da magazzino a magazzino? Quali le parti complicate? Il processo in totale quanto è durato? Quale il magazzino di provenienza?
Dall’accordo di donazione dei pannelli all’installazione sono intercorsi 6 mesi (giugno-dicembre 2023). Tutto il processo è durato più di un anno, con l’inaugurazione della clinica a settembre 2024. Come detto, la parte più complicata è stato lo sdoganamento del materiale una volta arrivato in Benin. Il magazzino di provenienza è il nostro di Pomezia (RM).
L’impianto in questione nel Benin prevede anche una batteria. L’avete fornita voi? O come è stata mandata?
Le batterie non sono state fornite da noi ma sono state reperite dalla ong Mmia. Si tratta di un pacco di batterie Luna 2000 da 5kwh ciascuna.
In generale, potreste spiegare come si possano replicare interventi e donazioni di questo genere? Il problema, nel mondo umanitario, risiede appunto nella replicabilità. Utilizzando la vostra esperienza, potreste dare 3 consigli ad altre società/concorrenti che vorrebbero replicare la vostra esperienza?
In primis scegliere un partner, come nel nostro caso un’associazione, che operi nel territorio da anni con serietà e che lo conosca profondamente. Dedicare un team composto da tecnici che sposino la causa per valutarne la fattibilità e che si possano relazionare con maestranze locali per affiancarli in ogni fase del processo di installazione. Verificare ex ante permessi e normative insieme all’associazione di riferimento e cooperare per rispettare tutti i requisiti richiesti dalle autorità locali. Se posso aggiungere un ultimo consiglio: quando si fanno progetti “pro bono” si deve procedere come se si stesse facendo un impianto per le proprie necessità, con impegno e con professionalità, tenendo inoltre a mente che il suo valore è aumentato dal contesto in cui si troverà ad operare.
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