Una quota significativa dei progetti agrivoltaici innovativi di natura sperimentale assegnatari dei fondi stanziati dal decreto Agrivoltaico PNRR potrebbero dover rinunciare, a causa dei tempi e delle complessità autorizzative. Lo hanno detto esperti di agrivoltaico durante Fieragricola Tech, in programma mercoledì e giovedì a Verona.
“Almeno il 20% dei progetti PNRR potrebbero rinunciare viste le tempistiche e le complessità”, ha detto Federico Olivo, amministratore delegato di Green Team, durante la tavola rotonda organizzata da AIAS.
Nella stessa occasione gli esperti hanno suggerito che le associazioni di categoria e le aziende attive nel settore stanno studiando come prolungare i termini per non perdere i fondi PNRR. Al momento la scadenza per allacciare i progetti è il 30 giugno 2026.
Green Team ha poi detto che essere entrati in graduatoria è già un successo, ma ci sono tutta una serie di situazioni da sbrigare per portare a termine il progetto: disbrigo formalità ed invio comunicazione ufficiale da parte di MASE, aggiornamento preventivi per bancabilità, verifica tempi di connessione, conferma impegno (disponibilità e tempi) dei costruttori, pagamento degli anticipi, dichiarazione inizio lavori, associazione temporanea di imprese (ATI), contratti d’affitto ad-hoc ai conduttori con clausole specifiche, obblighi delle parti secondo il regolamento del GSE, assicurazione per i cantieri e per gli impianti.
Durante la tavola rotonda, Giancarlo Ghidesi, chief operating officer di Remtec, ha detto che le difficoltà sono, al momento, per lo più operative. Anche se l’accesso al bando prevedeva il possesso del titolo autorizzativo e l’accettazione della connessione alla rete, non tutti i progetti sono ready to built, spiega Ghidesi.
“In alcuni casi, il titolo autorizzativo prevede prescrizioni che sono rimaste sospese in attesa della conferma dell’aggiudicazione. Ora diventano vincolanti e vanno smarcate. Un esempio: in alcuni casi la soprintendenza ai beni culturali chiede un’indagine archeologica e questo può richiedere anche diversi mesi. Gli investitori potrebbero trovarsi in difficoltà a stimare i tempi di espletamento di alcuni processi e per non rischiare potrebbe essere necessario rinunciare all’investimento”, ha detto Ghidesi.
Olivo, Ghidesi e altri esperti hanno quindi chiesto alle autorità, dal governo al GSE, di fornire informazioni per ridurre le incertezze.
“L’ideale di sviluppo dei progetti agrivoltaici dovrebbe consentire agli operatori di iniziare e terminare il processo di sviluppo idealmente in 12 mesi: 3 mesi per la connessione, 3 mesi per gli studi e 6 mesi per ottenere l’autorizzazione. Al momento c’è un’incertezza tale che lo sviluppo richiede spesso anche 3 anni,” ha detto Valentina Calabrese, business development director di Renfic.
Renfic, società con sede a Lecce, si sta focalizzando su progetti agrivoltaici in prossimità e sopra gli ulivi pugliesi. In questo senso, il developer vede nell’agrivoltaico un’opportunità di recupero e sviluppo del territorio, soprattutto dopo le difficoltà causate dalla xylella.
Calabrese spiega che ciascun progetto sarà unico, perché dovrà essere studiato ad-hoc. In linea di massima, però, i pannelli dovrebbero essere istallati a 3 metri di altezza.
“Non ci sono altezze standard predefinite. Se prevediamo di utilizzare la varietà Lecciana, che arriva a circa 2,5 metri di altezza, potremmo installare strutture a supporto dei pannelli ad un’altezza di 3 metri, in modo da minimizzare sia l’ombreggiamento che gli effetti potenzialmente dannosi del vento,” ha detto Calabrese a pv magazine Italia.
Raphaël Sonney, project developer presso Insolight, ha poi sottolineato l’importanza di partire dalle attività agricole per definire il progetto agriPV.
“Ci vorrà o ci vuole molto tempo per far capire a molti clienti che i contratti che sono statti firmati non sono realizzabili e che probabilmente il 90% dei contratti firmati rimarrà senza progetto”, ha detto Sonney, riferendosi a progetti fuori dal bando PNRR, comunque rilevanti per molti sviluppatori, nonostante le complessità finanziarie.
Soprattutto per questi progetti mancano ancora delle specifiche importanti. Questo il caso per progetti che vogliono ricorrere a installazioni verticali su terreni agricoli.
“Deve essere prestata maggiore attenzione nei confronti dell’agrivoltaico avanzato, considerando i progetti in via di elaborazione per definire standard future. I progetti di agriPV verticale realizzati in altri Paesi, come in Germania, dovrebbero e potrebbero diventare uno standard anche per l’Italia,” ha commentato a pv magazine Italia Viktoriia Borodina, key account Italy di Next2Sun, a fine conferenza.
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