Nella Gazzetta Ufficiale serie speciale n. 9 di ieri è pubblicato il ricorso per legittimità costituzionale n.8 con cui il governo impugna la legge sulle aree idonee della Sardegna.
Il Consiglio dei Ministri (CdM) ha deliberato il 28 gennaio di impugnare la legge n. 20/2024 della Regione Sardegna per l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti energetiche rinnovabili (FER).
Il governo aveva dichiarato di impugnare la norma sarda perché si porrebbe in contrasto con la normativa statale, quella europea e con la Costituzione.
Nel ricorso pubblicato in Gazzetta si legge che, in particolare, vengono impugnati l’articolo 1 “Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER)” e l’articolo 3 “Misure di semplificazione e accelerazione per la promozione di impianti di produzione di fonti rinnovabili, misure di garanzie di esecuzione e bonifica dei siti degli impianti e disposizioni finali”.
Tra i motivi si legge che la legge sarda sarebbe in contrasto con:
- l’articolo 117 della Costituzione intervenendo in materia riservata alla potestà esclusiva dello Stato;
- il decreto legislativo n. 199/2021 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili;
- il decreto ministeriale 21 giugno 2024 recante “Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”;
- l’articolo 10 della legge costituzionale n. 3/2001;
- la legge costituzionale n. 3/1948 per invasione della Regione Autonoma Sardegna in materia di tutela dei beni paesaggistici;
- gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione.
In estrema sintesi il governo sostiene che la legge della Sardegna sulle aree idonee, oltre a eccedere la competenza regionale in termini di potestà regolamentare, andrebbe in contrasto con i principi di promozione della produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili e con il diritto costituzionale in materia di tutela dei beni paesaggistici e ambientali.
La palla passa ora alla Corte costituzionale che dovrà esprimersi accogliendo, anche parzialmente, o respingendo il ricorso avanzato dal governo.
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