Extraprofitti fotovoltaici, nuovo scontro tra GSE e operatori

Share

Italia Solare, una delle principali associazioni del settore fotovoltaico in Italia, ritiene inappropriata la scelta del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) di inviare ai proprietari di impianti fotovoltaici in Conto Energia con potenza superiore a 20 kW le fatture relative agli “extraprofitti“.

“Il GSE avrebbe dovuto quantomeno attendere il pronunciamento della Corte UE, che potrebbe rimettere in discussione il criterio di adeguatezza della tariffa base oltre la quale si richiede la restituzione dei ricavi”, ha detto Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.

Gli extraprofitti sono previsti applicazione dell’articolo 15-bis del decreto-legge 4/2022. Tuttavia, la decisione del GSE di richiedere i pagamenti avrebbe colto di sorpresa moltissimi operatori dato che la Corte di Giustizia dell’Unione europea non si è ancora pronunciata sull’adeguatezza della tariffa oltre la quale si richiede la restituzione dei ricavi.

Il ricorso giudiziario in corso

Diversi produttori hanno avviato nel 2022 ricorsi contro le modalità di pagamento previste per gli extraprofitti. Con la sentenza n. 357/2023 il TAR Lombardia ha dato ragione al ricorso avanzato da quasi 500 operatori e sostenuto da Italia Solare con una decisione ora appellata al Consiglio di Stato. In quella sede il TAR aveva sottolineato che la questione è subordinata al giudizio della Corte Europea, che potrebbe ridefinire i parametri della tariffa soglia.

Inoltre, gli importi richiesti dal GSE potrebbero essere errati, non tenendo conto di costi operativi e oneri come gli oneri di sbilanciamento, né degli importi già versati.

L’avvocato generale della Corte UE ha già sottolineato che la tariffa dovrebbe garantire il mantenimento dei segnali di investimento e, insieme agli incentivi, la copertura dei costi di realizzazione e gestione degli impianti. Tuttavia, i valori stabiliti nel DL 4/2022 (tra 56 e 61 €/MWh a seconda della zona di mercato; 75 €/MWh in Sicilia) sono molto al di sotto del limite di 180 €/MWh indicato dalla Commissione europea per le misure di contenimento del caro energia.

La diffida di pagamento

La diffida di pagamento, segnala Italia Solare, acuisce il nervosismo di molti operatori che risultano così più propensi a far partire una nuova ondata di ricorsi, con un impatto sullo Stato che rischia di non riuscire a recuperare i fondi previsti dal prelievo extraprofitti.

Ulteriore motivo di tensione è la modalità con cui è stato richiesto il pagamento: una diffida con un termine perentorio di soli 7 giorni.

Gli impianti in questione, realizzati tra il 2006 e il 2013, sono stati finanziati con investimenti per milioni di euro per MW, basati su business plan che consideravano tariffe di cessione alla rete tra 100 e 120 €/MWh. Dal 2014 al 2020, i prezzi dell’energia sono stati spesso inferiori ai 60 €/MWh, con punte di 20-30 €/MWh nel 2020 a causa della pandemia, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria di molti impianti e limitando la possibilità di effettuare interventi di revamping e manutenzione.

L’aumento dei prezzi dell’energia nel 2022 aveva permesso di recuperare liquidità e investire nella riqualificazione degli impianti, ma il DL 4/2022 ha poi imposto una soglia tariffaria troppo bassa per trattenere i ricavi eccedenti, in un contesto in cui gli stessi impianti avevano già subito riduzioni tariffarie con il provvedimento dello “Spalmaincentivi”.

Richieste di dilazione

Italia Solare rende inoltre noto di aver incontrato lunedì i vertici del GSE, ai quali ha chiesto di valutare una dilazione dei pagamenti e concedere più tempo a chi non ha ancora compilato il questionario sulla modalità di cessione dell’energia. L’obiettivo è di riuscire ad arrivare ad aprile, momento in cui è prevista la sentenza della Corte Europea.

L’associazione ha inoltre trasmesso al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) una comunicazione in cui chiede di trovare soluzioni per “limitare, ridurre e dilazionare i pagamenti, per evitare un impatto finanziario ingiusto e pesante per molti operatori del settore, ma soprattutto ha ribadito la necessità di rivedere al rialzo la tariffa-soglia oltre cui occorre restituire i relativi ricavi”.

I presenti contenuti sono tutelati da diritti d’autore e non possono essere riutilizzati. Se desideri collaborare con noi e riutilizzare alcuni dei nostri contenuti, contatta: editors@nullpv-magazine.com.

Popular content

Prima asta Macse slitterà a settembre 2025, dice Terna
28 Febbraio 2025 Terna spiega che il governo dovrebbe approvare a giorni il contingente della prima asta Macse, spiegando che, con l’asta Capacity Market 2028, i prezz...