Enea rileva una “fase di estrema difficoltà” nella transizione energetica nazionale

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L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ravvisa un peggioramento nell’andamento della transizione energetica rispetto all’indice Enea Ispread (-25%, con valori al minimo storico) a causa della frenata nel calo delle emissioni e dell’insufficiente crescita delle fonti rinnovabili. Nonostante il forte aumento delle istallazioni di impianti fotovoltaici (+6,8 GW), la quota delle rinnovabili sui consumi finali (20%) resta 2,5 punti sotto l’obiettivo del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) al 2024.

È quanto emerge dall’analisi Enea del sistema energetico italiano che registra prezzi dell’energia molto elevati sui mercati all’ingrosso nel corso del 2024, con uno spread che si amplia rispetto al resto d’Europa. Per l’elettricità la media annuale della borsa italiana è 108 €/MWh rispetto a 78 €/MWh in Germania, 63 €/MWh in Spagna e 58 €/MWh in Francia.

“Sul mimino storico raggiunto dal nostro indice Ispread ha giocato un ruolo importante il dato molto negativo delle emissioni nei settori non-ETS: per rispettare i target, dovrebbero ridursi del 5% l’anno fino al 2030, a fronte del -1% della media degli ultimi cinque anni”, commenta Francesco Gracceva, curatore dell’aggiornamento trimestrale dell’analisi Enea.

Segnali positivi arrivano invece sul fronte delle tecnologie per la decarbonizzazione. Infatti, dopo 5 anni si ferma l’aumento del deficit commerciale italiano per l’importazione di tecnologie low-carbon, sceso da 6,4 a circa 5,5 miliardi di euro.

“A determinare questo stop è stata la combinazione di dinamiche legate alla domanda e ai prezzi”, dichiara Gracceva. Nel dettaglio, il continuo progresso tecnologico e l’eccesso di offerta sul mercato mondiale hanno fatto crollare il costo dei pannelli fotovoltaici importati (-37%), favorendo il dimezzamento del deficit nel settore, ora pari a poco più di 1 miliardo di euro.

All’operare preponderante di effetti di prezzo va ricondotta invece la consistente contrazione del valore del deficit relativo al fotovoltaico (poco più di 1 miliardo di euro, pari a un quasi dimezzamento rispetto al valore del 2023), che sottende una caduta dei valori medi unitari all’import diventata particolarmente incisiva nel corso del 2024 (-37% rispetto al 2023).

Nel 2024 i consumi di energia sono aumentati dell’1% rispetto al 2023, trainati da trasporti (+3%) e settore civile (+2,5%). Le emissioni sono invece diminuite del 3% su base annua, ma sono tornate a salire dell’1,5% nell’ultimo semestre (+3,5% nei settori trasporti e civile), dopo due anni di valori in calo.

“La nostra analisi ha rilevato una fase di estrema difficoltà nella transizione energetica nazionale, con un’Italia lontana dagli obiettivi di energia e clima al 2030”, commenta Gracceva. “I prezzi di elettricità e gas – aggiunge – sono entrambi diminuiti del 15% nel 2024, tuttavia nella seconda parte dell’anno hanno avuto un trend di crescita e restano ancora molto al di sopra della media del decennio 2010-2020 (+60% il gas e più che raddoppiato il prezzo dell’elettricità)”.

In termini di fonti, il 2024 ha visto dimezzati i consumi di carbone, ridotti ormai a un ruolo marginale nella termoelettrica (quota dell’1%), mentre sono aumentati i consumi di tutte le altre fonti: petrolio, +1,2%, gas, +0,8%, rinnovabili, +12%, spinte soprattutto dalla ripresa dell’idroelettrico. Le importazioni nette di elettricità sono rimaste pressoché invariate.

Quanto evidenziato da Enea non sembra star cambiando nei primi mesi del 2025. Nella quarta settimana di febbraio, infatti, il mercato elettrico italiano è risultato ancora il più caro nonostante il calo nazionale e l’aumento dei prezzi su altri mercati.

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