L’agrivoltaico non è sufficientemente inquadrato come una soluzione diversa dal fotovoltaico standard. Lo sostiene Alessandra Scognamiglio, presidente dell’Associazione italiana agrivoltaico sostenibile (Aias), la quale afferma che tale distinzione andrebbe fatta per motivazioni scientifiche, dal momento che la letteratura riconosce all’agrivoltaico una funzione legata al miglioramento della resilienza del settore agricolo rispetto alle minacce legate al cambiamento climatico in atto.
“Le sperimentazioni in campo sono molte, così come molte sono le nuove tematiche che emergono a mano a mano che i progetti attraversano le varie fasi di sviluppo fino alla loro implementazione”, ha detto Scognamiglio a pv magazine Italia, sottolineando come, a livello normativo, i principali riferimenti sono ancora le linee guida pubblicate a giugno 2022 dal Ministero della Transizione Ecologica (Mite).
Queste operano solamente una distinzione tra “impianti agrivoltaici standard”, cioè impianti che adottano soluzioni volte a preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, e “impianti agrivoltaici avanzati”, cioè installazioni che presentano moduli elevati da terra e rispettano il requisito del monitoraggio.
Le definizioni esistenti non permettono però di “valorizzare a pieno le molte ricadute positive” sul settore agricolo e, in generale, sui territori, spiega Scognamiglio. “In questo contesto Aias ha recentemente siglato un accordo con Rina per la messa a punto di un disciplinare per la certificazione volontaria AS – Agrivoltaico Sostenibile. Pensiamo possa essere uno strumento utile a mettere in evidenza il valore dei progetti agrivoltaici che possono assumere declinazioni e valenze che non necessariamente si limitano ai soli requisiti stabiliti dalla normativa”. La matrice di valutazione è stata messa a punto da un gruppo di esperti Aias, che hanno condiviso la loro esperienza con una “regia” di tipo scientifico, in coordinamento con diversi dipartimenti universitari, membri dell’associazione.
Dai primi risultati di queste esperienze, è emerso che l’agrivoltaico sembra essere molto utile, almeno in Italia, alla coltivazione della vite. “Gli sviluppi legati ai vigneti risultano particolarmente interessanti perché l’agrivoltaico non solo consente di proteggerli dalle alte temperature e da fenomeni meteorologici estremi, ma migliora anche la gestione delle risorse idriche, favorendo una maturazione più equilibrata delle uve e riducendo la proliferazione di patogeni”, ha detto la presidente di Aias, sottolineando la sostenibilità ambientale ed economica degli impianti di questo genere, soprattutto dopo il 2024, l’anno più caldo mai registrato. “Diversi soci, per citarne alcuni Sun’Agri, RemTec e Caviro, si sono cimentati con questo tema.
Ad esempio, sull’impianto realizzato a Gioia del Colle da La Svolta, sono disponibili diversi dati grazie ad una collaborazione con l’Università di Bari. Questi mostrano numerosi vantaggi tra cui minore stress idrico, minore fabbisogno di acqua, protezione parziale dagli estremi meteorologici, minore esposizione a malattie e maturazione più lenta. Inoltre, proprio la sperimentazione con molti tipi di vitigni autoctoni offre la possibilità di utilizzare l’agrivoltaico come strumento per garantire la continuità di certe produzioni locali, che potrebbero essere minacciate da eventi dannosi sempre più frequenti legati al caldo, al freddo e alle piogge”, ha detto Scognamiglio.
Secondo Aias, il 2025 sarà un anno cruciale. “È l’anno in cui vedrà la luce la certificazione Agrivoltaico Sostenibile, in cui produrremo uno studio sul valore condiviso dell’agrivoltaico finanziato attraverso l’European Climate Foundation, e in cui seguiremo la cantierizzazione di progetti, con grandissima curiosità per quello che verrà fuori”.
Non mancano però le complessità. Scognamiglio spiega che non tutti i progetti assegnatari dei fondi Pnrr arriveranno fino alla realizzazione, anche a causa delle tempistiche stringenti previste dai regolamenti sui fondi stessi. “La scadenza è attualmente fissata al 30 giugno 2026; sia l’associazione che i singoli soci auspicano una estensione dei termini”, ha concluso.
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