Nel 2024 su 304 pareri di valutazione impatto ambientale (Via) rilasciati dalla Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), 153 erano relativi all’agrivoltaico. Per il 78% di questi progetti, il parere è stato positivo, solo un progetto su cinque ha quindi ricevuto il no del ministero.
Lo evidenzia Legambiente nel primo “Forum nazionale di sulle rinnovabili che fanno bene all’agricoltura”. Un evento svoltosi ieri a Roma e che ha raccontato i numeri dell’agrivoltaico in Italia e i relativi benefici per il settore agricolo.
Stando alle rilevazioni di pv magazine Italia, gli impianti agrivoltaici sono protagonisti dei pareri Mase anche nel 2025. Ad aprile, finora, su 15 pareri rilasciati 11 interessano progetti agrivoltaici e 7 sono positivi. A gennaio, su 15 valutazioni, 12 hanno riguardato l’agrivoltaico di cui 9 positive.
Guardando ai benefici di questi sistemi, dalle analisi di Legambiente emerge che grazie all’agrivoltaico la produttività della può aumentare fino al 30%, quelle dell’insalata del 10% e delle colture foraggere fino al 40%. Per la coltivazione del pomodoro, invece, è possibile osservare una riduzione dei consumi idrici fino al 65%.
Stefano Amaducci e Giorgio Impollonia, professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, hanno presentato i risultati delle simulazioni condotte nell’ambito del progetto europeo Value4Farm. In particolare, l’impiego di sistemi agrivoltaici su colture come mais, sorgo e soia hanno mostrato rese comparabili a quelle ottenute in pieno sole e superiori durante i periodi di siccità. Rilevante l’aumento dell’efficienza nell’uso dell’acqua che cresce in media del 15%, mentre i giorni di stress idrico possono ridursi fino al 60%.
“È necessario intervenire su tutta la filiera agricola: dalla scelta varietale alla gestione della semina, dalla concimazione all’irrigazione, fino alla riduzione degli input chimici e degli impatti ambientali”, commenta Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente. “In quest’ottica, l’agrivoltaico rappresenta un ottimo strumento per recuperare a uso agricolo le aree marginali e collinari soggette al fenomeno dell’abbandono”.
Per Francesco Maria Miglietta, ricercatore del Cnr, l’infrastruttura elevata degli impianti agrivoltaici amplia l’attività agricola. L’altezza dei pannelli facilita l’installazione di sensori avanzati, permettendo un monitoraggio continuo dei parametri ambientali e una gestione più efficiente delle risorse idriche. I sistemi a inseguimento solare abilitano osservazioni spaziali automatiche e innovative, mentre la disponibilità di energia in loco apre la strada a nuove applicazioni di agricoltura digitale e di precisione.
Dal 1° aprile sono stati riaperti i termini per la presentazione delle istanze di partecipazione al bando agrivoltaico Pnrr che si chiuderà definitivamente il 30 giugno.
Per accelerare la realizzazione degli impianti, Legambiente ritene necessario superare gli ostacoli tecnologici che oggi ne frenano lo sviluppo individuati in: iter autorizzativi troppo lunghi; no delle Sovrintendenze e del ministero della Cultura, lentezze decisionali delle Regioni, decreti inadeguati come il DM aree idonee che delega completamente alle Regioni la definizione delle stesse.
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