Il governo svizzero ha presentato un rapporto per ridurre la “massiccia” dipendenza del Paese dall’industria solare cinese. Il Consiglio federale ha dichiarato che il rapporto mostra “come la Svizzera abbia finora sostenuto gli sforzi per ricostruire un’industria fotovoltaica europea, come questo possa essere fatto ancora di più in futuro e quali impatti ecologici, economici e sociali avrebbe”.
Il rapporto afferma che la dipendenza dalla Cina pone problemi di sicurezza dell’approvvigionamento per le future fonti di energia elettrica. Ha inoltre evidenziato le preoccupazioni per il presunto lavoro forzato nell’industria cinese del polisilicio e per l’uso di elettricità a basso costo e sovvenzionata proveniente da centrali elettriche a carbone.
Secondo il rapporto, tutti coloro che mirano a ricostruire un’industria solare europea integrata che copra l’intera catena del valore dovrebbero tenerne conto. Grazie all’automazione, la produzione in Europa potrebbe essere realizzata “a costi simili a quelli dell’Estremo Oriente”.
Il rapporto, che considera anche gli sviluppi degli ultimi tre anni, giunge però a una seconda conclusione. La grande dipendenza della Svizzera e di tutti gli altri Paesi dall’industria solare cinese è certamente riconosciuta, ma il rapporto sottolinea anche che la Svizzera sta beneficiando dei “prezzi bassi innescati da un massiccio eccesso di offerta sul mercato europeo”.
Le sovvenzioni per l’avvio della produzione nazionale di moduli “sarebbero costose in un simile contesto”, si legge nel rapporto. “Non si prevede una riduzione significativa della dipendenza, poiché i produttori svizzeri di moduli fotovoltaici dipenderebbero dalle materie prime provenienti dall’estero”.
Il rapporto afferma che i moduli solari, “a differenza di beni essenziali come cibo o medicinali”, non devono necessariamente essere disponibili in ogni momento. Tuttavia, è importante per l’espansione a medio e lungo termine “proteggersi dai rischi di una possibile carenza della tecnologia”.
Il rapporto sottolinea che il contributo della Svizzera alla costruzione di un’industria europea si situa soprattutto nel campo della ricerca e dello sviluppo, dove il Paese investe “molto”.
Il rapporto fa anche riferimento al sostegno all’industria negli Stati Uniti, in particolare all’Inflation Reduction Act, e a “vari sforzi in questa direzione” nell’Unione Europea. Tuttavia, un rapporto sull’economia svizzera del 22 maggio afferma che “gli effetti negativi delle misure di politica industriale estera sulla piazza economica svizzera sono limitati”.
Già nel settembre 2023, la fazione dei Verdi in Consiglio nazionale aveva chiesto un “Green Deal per l’industria solare svizzera” in riferimento al piano di politica industriale dell’UE. A novembre, il Consiglio federale svizzero ha annunciato di aver deciso di “rinunciare a misure di politica industriale corrispondenti” e si è espresso a favore del rifiuto della proposta dei Verdi.
La politica industriale svizzera è tradizionalmente liberale dal punto di vista economico. Tuttavia, nell’autunno del 2023, il Parlamento ha votato a favore del sostegno all’industria metallurgica nazionale, che deve affermarsi contro una concorrenza che beneficia di ingenti sussidi da parte dell’UE.
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