Azienda pugliese: agriPV posticipa raccolta, migliora qualità del vino

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Nel territorio pugliese le vendemmie sono state molto anticipate, sia per le uve bianche che per il Primitivo. La Svolta Srl ha iniziato la vendemmia, nella Vigna Agrivoltaica di Comunità a Laterza (Taranto), durante la settimana di Ferragosto. Questo sia per i suoi due vitigni, il Primitivo e il Goldtraminer, vigneto tipico delle Dolomiti.

pv magazine Italia ha parlato con l’azienda agricola e con l’Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile (AIAS) per capire come l’impianto agrivoltaico abbia permesso di posticipare la vendemmia rispetto alle altre aziende agricole nel territorio. Abbiamo discusso con Emilio Roggero, Amministratore Unico di Vigna Agrivoltaica di Comunità, anche di come gli impianti agriPV permettano di coltivare viti che normalmente non sono compatibili con le latitudini pugliesi. La società ha anche spiegato che gli studi tecnici effettuati suggeriscano che l’agriPV permette la ridotta esposizione agli eventi meteorologici estremi, la riduzione dell’impatto ambientale, un consumo di acqua per l’irrigazione minore fino al 20% e una maggiore resa dei terreni (tra il 20% e il 60%).

In questa estate (2024), nel territorio pugliese e nelle zone circostanti all’impianto agrivoltaico si sono registrate vendemmie molto anticipate, sia per le uve bianche che per il Primitivo. È dovuto ai cambiamenti climatici o si tratta di eventi estremi nella norma?

Emilio Roggero: Difficile per noi confermare che si tratti di cambiamento climatico; sono valutazioni che possono fare i climatologi. Certamente le nostre osservazioni e le testimonianze di viticultori anziani della zona danno riscontro di una sequela di estati calde e vendemmie anticipate rispetto al periodo che la tradizione tramanda per Primitivo di Gioia Del Colle: tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.

Spiegate che la Vigna Agrivoltaica di Comunità della Svolta Srl ha invece beneficiato dell’ombreggiamento dei moduli fotovoltaici che ha determinato una raccolta posticipata, ridotto lo stress idrico e protetto l’uva da altri eccessi meteorologici. Potete quantificare questi fenomeni?

Della misurazione del ridotto stress idrico delle piante di vite sotto ombreggiamento agrivoltaico abbiamo rilevazioni pluriennali fatte dal professore Maurizio Boselli dell’Università di Verona a partire dalle ricerche del 2009-2013 in Valpolicella. Anche nei momenti più critici a mezzogiorno le foglie delle piante sotto pannelli si trovano in condizioni di sostanziale normalità (-6 bar) anche quando quelle fuori pannelli in pieno sole sono sottoposte a intenso stress idrico (anche -20 bar). Questi dati hanno trovato conferma sostanziale anche nelle misurazioni successive condotte dal professore Giuseppe Ferrara, dal dottore Andrea Mazzeo e dai collaboratori dell’Università di Bari, attualmente in corso nel nostro impianto agrivoltaico in Puglia.

Sui ritardi nelle vendemmie la raccolta del 2022 è avvenuta nella prima decade d’ottobre mentre nel 2024 abbiamo raccolto le uve giunte al grado di maturazione desiderato 3-4 settimane dopo che nelle zone circostanti, sia per le bianche che per le nere.

La struttura agrivoltaica protegge le piante da eccessi di calore, di irraggiamento, ventosi (frequenti nella zona). La velocità del vento sotto la struttura è dimezzata rispetto al campo aperto. Nel complesso le piante sotto pannelli presentano uno stato vegetativo ed uno sviluppo complessivo migliore che in pieno sole.

Voi e AIAS spiegate che “in coltivazione agrivoltaica, il Primitivo ha raggiunto un buon grado zuccherino e conservato un’adeguata acidità naturale. Al contrario, le uve in pieno sole hanno raggiunto gradi zuccherini sopra le aspettative e acidità particolarmente basse con pH alti”. Potete dare una misura di questa differenza?

Il parziale ombreggiamento rallenta la progressione del titolo zuccherino e questo anno il valore da noi desiderato di 21 gradi Babo (per il primitivo di Gioia Del Colle è stato raggiunto gli ultimi giorni di agosto mente le uve in pieno sole nello stesso momento erano già a 25 Babo, molto oltre il nostro obiettivo. Questo in linea con il lavoro del professor Boselli, che aveva proceduto alle misure in Valpolicella 2009. Nel nostro impianto agrivoltaico sperimentale aveva rilevato una riduzione del 10% circa del grado zuccherino ed una maggiore acidità del 25% circa delle uve sotto ombreggiamento agrivoltaico. Riscontri sulle differenti acidità sono in corso con Università di Bari ed i dati in elaborazione.

Questo implica anche un vantaggio finanziario? Potete quantificare più o meno?

La parte economica del vitivoltaico è in fase di consolidamento e seguirà il progressivo aumento di volumi e di varietà delle proposte. Sicuramente il vantaggio di avere uve con grado zuccherino ed acidità desiderate consente di realizzare vinificazioni di pregio e di valorizzare al meglio il prodotto vitivinicolo senza dover ricorrere ad interventi enotecnici correttivi sulle uve a vantaggio della genuinità. I vini rossi agrivoltaici si differenziano per maggiore leggerezza ed eleganza ed i bianchi per freschezza data dalla ottima acidità. Nei prossimi anni potremmo proporre anche spumantizzazioni con metodo classico per le quali le uve bianche agrivoltaiche sono particolarmente adatte. Per queste caratteristiche, valorizzate da raffinati protocolli enotecnici, i vini agrivoltaico della Vigna AC si propongono come vini di pregio e per le modalità di coltivazione ad altissima sostenibilità, rari e in un certo qual modo esclusivi. Il prezzo del vino agrivoltaico si colloca quindi in una fascia di vini da enoteca al pari delle migliori produzioni del settore.

Riportate che il Goldtraminer trova un “nuovo habitat” anche nel Meridione e in Puglia. Questa tipologia d’uva ha quindi la possibilità di rientrare in contesti dove normalmente è esclusa, giusto? Altri casi di questo genere?

Questo tipo di Traminer è caratteristico del Trentino e del veronese. Molto più a sud sulla Murgia Pugliese l’ombreggiamento della pergola agrivoltaica ha consentito alle piante di Traminer di ben vegetare in un ambiente caratterizzato da irraggiamento maggiore e temperature medie più elevate. Il riscontro lo si ha confrontando lo stato delle piante in pieno sole rispetto a quelle sotto percola agrivoltaica che appaiono in condizioni ottime e sono certamente più produttive. Questo anno abbiamo ottenuto un Traminer nuovo in lavorazione con un giusto equilibrio tra grado zuccherino e alcolico: 14% vol e acidità ph 3,45. L’esperimento sta dando risultati positivamente sorprendenti.

Altri casi?

Anche la Falanghina coltivata in agrivoltaico ha accentuato le sue caratteristiche di acidità candidandosi a base molto promettente per spumantizzazioni con metodo classico programmate nei prossimi anni. Lo stesso primitivo di Gioia del Colle coltivato in agrivoltaico manifesta eleganza e un grado di buona acidità che ricorda quelle di pregiati vini rossi del nord. Quello del 2024 in preparazione presenta grado alcolico pari a 13,5 vol e acidità pari a Ph 3,5. Nei prossimi anni ci aspettiamo alcune altre belle sorprese dalle oltre 30 varietà di vitigni prevalentemente pugliesi

Potete fornire delle specifiche tecniche del sistema agrivoltaico su vigneto progettato nel 2008 da Svolta Srl Quali le potenze, le quantità e tipologia pannelli, l’orientamento, la struttura, e l’eventuale accumulo?

La potenza dell’impianto “Le Rene” è di 970 kWp, la superficie coperta da pannelli è di circa 3 ettari su una superficie totale della proprietà di circa 5 ettari. Sono circa 7770 i pannelli di varia potenza (135 W, 125 W, 100 W) e la loro tecnologia è quella del film sottile a doppia giunzione (per la maggior parte).

Parlando di orientamento?

L’orientamento scelto è verso sud. Specificatamente con un angolo di tilt di circa 28°.a.

E la struttura? Come si caratterizza? Avete sistemi di accumulo?

La struttura è in componenti per viticultura in cemento armato vibrato che trae ispirazione dalla tipica struttura del vigneto a pergola, altezza e dimensione dell’anima in ferro per resistere alle sollecitazioni statiche e dinamiche derivanti dalla presenza dei pannelli. Inoltre sono stati inseriti degli elementi, che formano una “X”, per collegare in senso longitudinale i pali e per fornire rigidezza alla struttura. Non abbiamo sistemi di accumulo. In definitiva la struttura è la disposizione e dei pannelli sono ottimizzate per il massimo rendimento fotovoltaico.

Per concludere potreste spiegare la storia dell’impianto (come è nato, step realizzativi e obiettivi)? Quali le eventuali difficoltà risolte, peculiarità e modalità di intervento?

L’idea di costruire un impianto sotto cui poter coltivare nasce dalla volontà di assecondare l’evoluzione tecnologica e scientifica ma senza creare un danno al territorio e alla natura, in perfetto accordo con i valori che sentiamo nostri. La scelta di investire in panelli a terra era certamente più vantaggiosa a livello economico ma non in prospettiva di crescita e miglioramento umano e sociale, quello che ci interessava era si utilizzare le nuove fonti di energia ma in perfetto accordo con il rispetto della natura e senza creare un danno all’agricoltura.

Come avete proceduto? Quale il ruolo delle collaborazioni con enti di ricerca e di enti come AIAS?

Abbiamo voluto documentare questa scelta all’epoca sicuramente pioneristica conducendo e finanziando progetti di ricerca in collaborazione con diverse istituzioni. Le attività di studio hanno riguardato la coltivazione della vite, di alberi da frutto (melo, pero, fico, agrumi) e di altre specie vegetali (ortaggi, legumi, frutti di bosco). In questo senso l’agrivoltaico offre nuove opportunità di sviluppo sociale per l’intera comunità attraverso anche il coinvolgimento di esperti di settore (agronomi), Università e Centri di Ricerca in un’ottica di lavoro sinergica.

pv magazine Italia: Quale il ruolo di AIAS nello specifico?

Alessandra Scognamiglio, presidente di AIAS: Siamo molto orgogliosi di aver condiviso e promosso l’esperienza dei nostri soci della Svolta srl con la Vigna Agrivoltaica di Comunità. AIAS che proprio oggi compie il suo secondo anno di attività con oltre 100 soci, ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di condividere esperienze e conoscenze sui sistemi agrivoltaici e di valorizzare i progetti virtuosi e sostenibili. Quello della Svolta è proprio uno di questi dove l’agrivoltaico è una visione di un futuro sostenibile, e di fatto un aggregatore di conoscenze, tecnologie e ancora prima di comunità. La ricaduta di un progetto come questo è contribuire alla consapevolezza della necessità di tornare al senso di un benessere comune, conseguibile solo preservando risorse importanti, come suolo e acqua, per produrre cibo di qualità in sinergia con la produzione di energia.

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