pv magazine Italia ha parlato con Andrea Gentili, co-founder di Green Horse Legal Advisory, per capire l’evoluzione del mercato fotovoltaico italiano. Gentili spiega l’importanza del decreto FER X per gli investitori e per le banche commerciali, chiarendo perché banche di sviluppo non sono così attente al mercato italiano: focus sugli impianti sotto i 20 MW, per ora soprattutto da parte di fondi di investimento specializzati nel settore energetico e da parte di fondi infrastrutturali. I fondi assicurativi dovrebbero invece diventare protagonisti tra due o tre anni, quando gli impianti saranno già operativi.
Due settimane fa abbiamo visto un PPA di 15 anni su 9 progetti tra Trina Solar e EGO e un secondo accordo tra Tenaris e Axpo per un PPA da 7 anni. State ravvisando un aumento dell’interesse per il mercato PPA in Italia? Perché?
Sì, stiamo osservando in questo momento specifico un crescente interesse verso il mercato dei PPA, principalmente come risposta ai ritardi nel decreto FER X. Molti operatori con progetti già autorizzati si trovano in una situazione di stallo, poiché il decreto esclude dalle aste quei progetti che hanno già avviato i lavori. Questi operatori non sono disposti o non possono posticipare ulteriormente la data di entrata in esercizio e stanno quindi valutando soluzioni alternative di remunerazione, con i PPA che rappresentano la prima scelta.
Sempre settimana scorsa, BNZ ha completato con successo il primo Total IPP Financing (TIPPF) transnazionale in Europa. Il TIPPF comprende un debito senior e strutture accessorie per un totale di 420 milioni di euro e una linea di credito Holdco fino a 260 milioni di euro. Questo per progetti in Spagna, Italia e Portogallo. Lo stesso giorno Intesa Sanpaolo ha annunciato un finanziamento di 32,6 milioni di euro a sostegno dei progetti di sviluppo di GreenGo in Italia. Intesa San Paolo ha partecipato ad entrambe le operazioni di cui sopra. Recepite un aumento degli investimenti in fotovoltaico delle banche nazionali? Nel caso contrario quando è verosimile un aumento dell’interesse da parte delle banche italiane?
A nostro avviso, le banche stanno adottando una strategia di posizionamento mirato nei confronti di clienti con portafogli di impianti che, verosimilmente, accederanno ai meccanismi di incentivazione del FER X. Negli ultimi anni, le banche si sono dimostrate a volte riluttanti a supportare progetti senza adeguate garanzie di remunerazione, ma vedono nel FER X lo strumento che consentirà loro di tornare a finanziare le rinnovabili con maggiore interesse rispetto agli ultimi anni. Le banche sono consapevoli che, con la riduzione dei tassi di interesse e l’avvio delle aste del FER X, esse torneranno a essere interlocutori privilegiati rispetto ai fondi di debito.
Allo stesso tempo abbiamo visto una serie di operazioni rilevanti, esempi di collaborazione pubblico-privato. Un esempio quello tra la Banca europea per gli investimenti (BEI) e Enel Colombia per una serie di progetti di transizione energetica, tra cui 486 MW di progetti fotovoltaici. Accordi di questo tipo includono società italiane ma sono spesso rivolti verso mercati terzi, perché?
Questa tipologia di operazioni richiede tendenzialmente una capacità produttiva dei progetti finanziati e conseguentemente un debt sizing significativi, che è più facile riscontrare in alcuni Paesi (ad esempio Spagna, Stati Uniti e alcuni Paesi dell’America Latina), grazie alla maggiore dimensione media dei progetti in tali Paesi. In Italia, invece, risulta più complesso, poiché i progetti di grande dimensione sono meno frequenti e non è sempre possibile finanziare un portafoglio aggregato di impianti che si trovano tutti nello stesso stato di avanzamento.
In generale, il mercato italiano si differenzia dagli altri mercati europei per i prezzi elevati dell’elettricità all’ingrosso. Questo secondo voi può avere delle conseguenze in termini di attrattività del mercato italiano? È forse il principale fattore che conferma l’interesse degli investitori internazionali per il mercato italiano?
Assolutamente sì. Il prezzo elevato dell’energia in Italia è senza dubbio tra i principali fattori che rende il mercato italiano particolarmente attraente per gli investitori internazionali, nonostante un quadro regolatorio ancora da definirsi e non sempre allineato con le strategie energetiche del Paese. È probabile che il trend dei prezzi dell’energia rimanga alto in Italia, poiché la dipendenza dal gas naturale nel mix energetico del paese continuerà a essere significativa anche nei prossimi anni.
In generale su quali segmenti del mercato fotovoltaico si concentra l’interesse degli investitori internazionali? E lato storage?
Il settore fotovoltaico continua a registrare il maggior interesse tra gli investitori internazionali. Stiamo osservando un cambiamento nel trend riguardo alla dimensione degli impianti: mentre in passato si privilegiavano progetti di grande taglia, tendenzialmente al Sud, oggi l’interesse per singoli asset o portafogli di asset di dimensioni intorno o inferiori ai 20 MW è maggiore che in passato. Questo per diversi motivi: innanzitutto, il permitting può beneficiare delle procedure semplificate introdotte dal legislatore; inoltre, le amministrazioni locali tendono a essere più inclini ad autorizzare impianti di dimensioni ridotte. Impianti localizzati al Centro-Nord, mediamente più piccoli di quelli al Sud, presentano inoltre meno problemi legati al congestionamento della rete e al conseguente rischio di “curtailment”.
C’è un forte interesse anche per il segmento dello storage, sebbene il mercato stia assumendo un atteggiamento attendista in vista delle aste di Terna (Macse).
Potreste definire l’investitore tipico al momento e l’investitore tipico nel 2025? E nel 2026?
Riteniamo che i fondi di investimento specializzati nel settore energetico e i fondi infrastrutturali con un forte focus sull’energia continueranno a essere i principali protagonisti del mercato. Il mercato secondario degli impianti incentivati è ormai arrivato alla fine del suo ciclo, e gli investimenti più rilevanti si stanno concentrando sugli asset da costruire. Solo questo tipo di investitori, capaci di assumersi il rischio legato alla costruzione e all’entrata in esercizio, è disposto a investire al momento. Fondi assicurativi e, in generale, investitori con una bassa propensione al rischio (come i fondi pensione) diverranno verosimilmente protagonisti tra due o tre anni, quando gli impianti saranno già operativi.
In conclusione, qual è il vostro punto di vista sul rapporto finanza e fotovoltaico in Italia? Quali fattori sono da prendere in considerazione e quali potrebbero cambiare questo rapporto nel futuro?
Sicuramente è positivo notare che, nonostante il rallentamento sulle operazioni di M&A, le banche non abbiano mai smesso di erogare finanziamenti. Tuttavia, il sistema bancario non si è ancora evoluto nel finanziare agevolmente asset che non siano supportati da una remunerazione regolata. Pertanto, ci aspettiamo che le operazioni di project finance acquisiscano un ritmo ulteriormente sostenuto quando verranno attivati i sistemi di supporto pubblico previsti dal FER X e dal Macse.
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