Le commissioni Sviluppo economico e rurale e Ambiente e territorio del Consiglio regionale della Toscana hanno avviato ieri, in seduta congiunta, il processo di ascolto per stabilire le norme per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili nella Regione.
Hanno partecipato alla prima giornata di audizioni i rappresentati dei comuni e delle province di Grosseto e Livorno, i rappresentanti di Anci e Upi toscana e l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni. L’obiettivo che ha esposto è quello di “trovare una chiave per scrivere una norma evoluta, avanzata ed esemplare” tenendo conto delle specificità territoriali. Per queste ragioni il Consiglio ha dichiarato che intende ascoltare prima i Comuni e le Province di tutta la Toscana.
Ad aprire le audizioni è stato l’intervento di Monni che ha sottolineato come 180 giorni per elaborare un testo di legge siano pochi vista la complessità della materia. “Sul territorio – ha spiegato – ci sono già molti squilibri e il mercato si è autoregolato. L’obiettivo è quello di raggiungere la produzione da fonti rinnovabili richiesto dal governo e dall’Unione europea non insistendo sempre sulle stesse aree, non danneggiando l’agricoltura e tutelando il più possibile il paesaggio toscano. Verranno definite le aree idonee e sottoposte alla discussione con i comuni che le potranno rimodulare”.
L’assessora Monni ha poi sottolineato come “il territorio delle province di Grosseto e Livorno sia particolarmente aggredito con le tante domande già in corso di valutazione al Ministero competente”. Per quanto riguarda l’energia eolica ha assicurato che, visto l’impatto per l’ambiente e il territorio, “non ci saranno percorsi accelerati, ma procedure accurate e puntuali. Sull’agrivoltaico l’idea è quella di arrivare a una definizione della legge ricalcando il modello degli agriturismi, considerando questa fonte di energia uno sviluppo dell’impresa agricola e un’integrazione del reddito”.
Sui territori agricoli la principale preoccupazione riguarda la tenuta economica di aziende in crisi che spesso cedono alla tentazione di vendere alle società che progettano e realizzano gli impianti. Sulle decine di progetti già presentati e in corso di valutazione la richiesta alla Regione non è di fermarli, ma di “arginarli con istruttorie attente e severe evitando troppe procedure semplificate”.
“Il fotovoltaico ha vincoli più severi – ha concluso il presidente della Commissione sviluppo economico, Gianni Anselmi (Pd) – rispetto a eolico e agrivoltaico. L’eolico va inserito nelle aree che scontano delle procedure di valutazione ordinarie, mentre l’agrivoltaico va trattato come elemento complementare delle attività produttive nel rispetto delle produzioni agricole toscane autoctone. Manca una definizione di agrivoltaico e questo rischia di compromettere il nostro lavoro. È necessaria poi una tutela degli spazi e per questo i comuni sono al lavoro sulle comunità energetiche e il piano regionale di sviluppo va in quella direzione”.
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