La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta a Baku, in Azerbaijan, alla 29esima Cop29, la Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nel suo intervento ha dedicato davvero poco spazio alle Rinnovabili, ma sottolinenado anche quanto sia prioritario l’accelerazione del processo di decarbonizzazione.
Nicola Armaroli, Direttore di ricerca al Centro Nazionale di Ricerca, co-fondatore di Energia per l’Italia ha pubblicato una nota in merito ad u particolare passaggio del sou discorso, durato cinque minuti.
“Evocare una “svolta storica” dell’energia da fusione nucleare come ha fatto la Presidente del Consiglio Meloni alla COP29 di Baku significa offrire false speranze, proprio in un momento in cui, come dice la stessa premier, serve un “approccio pragmatico”. La fusione nucleare, infatti, non è oggi un’opzione energetica: è un campo di ricerca con grande potenziale, ma che non potrà contribuire alla decarbonizzazione, almeno per i prossimi 30 anni, quelli cruciali per evitare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico”.
Armaroli spiega che uno dei progetti più ambiziosi a livello mondiale sulla fusione, ITER, che prova a coniugare i principali filoni di ricerca, non potrebbe avere come risultato finale quello della commercializzazione dell’energia da fusione nucleare a confinamento magnetico prima di 50 anni.
“Le tecnologie per decarbonizzare efficacemente e in tempi brevi le abbiamo già: sono il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico, il geotermico, le biomasse sostenibili, i sistemi di accumulo e le reti digitalizzate. A queste tecnologie va data la priorità assoluta a voler essere il più possibile pragmatici”.
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