Alleanza per il Fotovoltaico: “Nessun dubbio, necessari più agrivoltaico e utility scale”

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A seguito di una dichiarazione pubblica sull’importanza della sinergia tra agricoltura e fotovoltaico in Italia, pv magazine itlaia ha intervistato Alleanza per il fotovoltaico,  una rete di operatori energetici che collabora con le Associazioni di settore per lo sviluppo di soluzioni per l’energia solare sul territorio italiano. Il gruppo delle imprese fondatrici è composto da: Enfinity Global, Solarig, Vexuvo, Ilos Energy, X-ELIO, Vespera Energy, Ox2, WKN, Renera Energy e Photosol.

A rispondere alle nostre domande è stato il portavoce Filippo Fontana.

Come valutate l’attuale stato del mercato del fotovoltaico in Italia?
In parte positivo, in parte no. Il momento positivo riguarda le piccole installazioni, che godono ancora degli effetti del superbonus.Mentre per quanto riguarda le grandi installazioni, quelle che dovrebbero guidare la transizione in maniera rilevante, rimangono ancora punti salienti da migliorare. Viviamo per questo un momento di paura del cambiamento, a vari livelli, che la politica forse sta seguendo invece di guidare. Il mercato del fotovoltaico in Italia sta vivendo un momento di grande interesse e crescita. Come dimostrano i dati Terna, nel 2024 la produzione di energia da fonte solare è aumentata del 18,2% rispetto all’anno precedente. Secondo Confartigianato, l’Italia si posiziona al secondo posto nell’UE per la crescita nel settore. Riteniamo fondamentale puntare sulle rinnovabili per ridurre i costi energetici e questo dato testimonia il grande potenziale del settore e la sua capacità di contribuire in modo significativo alla decarbonizzazione del Paese.

Quali sfide ritenete più urgenti da affrontare?
Sono politiche, in primis, e di conseguenza, burocratiche. Occorre prendere una rotta seria e mantenerla. Tra le diverse sfide da affrontare, una delle più urgenti è l’accelerazione degli iter autorizzativi. Nella pubblica amministrazione c’è purtroppo scarsità di personale, in alcuni casi privo delle competenze tecniche specifiche richieste per valutare progetti complessi. È praticamente impossibile evadere in tempi rapidi e certi l’enorme mole di domande pendenti senza che si affronti seriamente il problema, prevedendo un piano di assunzioni nel pubblico impiego focalizzato su questo tema. Altra questione urgente è quella degli ostacoli normativi alle rinnovabili. Nell’ultimo periodo abbiamo registrato una forte ostilità nei nostri confronti, vedi i divieti all’installazione sul suolo agricolo, la moratoria in Sardegna e da ultimo le leggi regionali di perimetrazione delle aree idonee, che minacciano di rendere di fatto inidoneo l’intero territorio nazionale.

Quali iniziative o progetti state promuovendo per sostenere la crescita del settore?
Vogliamo fare da collante. Stiamo lavorando da un lato per far apire a tutte le parti sociali coinvolte di cosa si parla, cambiare la dialettica e spiegare i motivi razionali e oggettivi per i quali qualche anno fa siamo andati in una direzione, una direzione che sembra smarrita. Per cu portiamo all’attenzione delle istituzioni l’importanza del fotovoltaico utility scale per la transizione energetica e la decarbonizzazione del Paese. Organizziamo incontri e tavoli di confronto con i rappresentanti del governo, delle Regioni e degli enti locali per discutere le criticità del settore e proporre soluzioni concrete per superare gli ostacoli che rallentano lo sviluppo dei progetti. Inoltre, lavoriamo per diffondere informazioni chiare e corrette sul fotovoltaico, sia tra gli addetti ai lavori che tra l’opinione pubblica.

In che modo collaborate con altre organizzazioni, enti governativi e aziende?
Insieme alle associazioni di categoria lavoriamo per rappresentare le istanze del settore a livello istituzionale e promuovere un quadro normativo favorevole allo sviluppo del comparto. Attraverso il dialogo costante con il governo, le Regioni e gli enti locali ci impegniamo per contribuire alla definizione di politiche energetiche efficaci e per semplificare le procedure autorizzative per la costruzione degli impianti. Il confronto con le aziende è fondamentale per condividere esperienze e best practices, per promuovere l’innovazione tecnologica e per sviluppare progetti congiunti che possano contribuire alla crescita complessiva del settore. Riteniamo importante collaborare anche con il mondo accademico per supportare la ricerca e l’innovazione e per formare nuove professionalità qualificate.

Qual è il vostro punto di vista sulle politiche governative attuali?
Riconosciamo l’impegno del governo italiano per la transizione energetica e la decarbonizzazione, come dimostrano gli obiettivi ambiziosi del PNIEC. Tuttavia, vediamo che sono favorite soluzioni tecnologiche a basso impatto strategico quali l’autoconsumo, l’installazione su coperture edilizie, le comunità energetiche; noi invece riteniamo che sia necessario un maggiore sostegno al fotovoltaico su scala industriale, il cosiddetto “utility scale”, l’unico che consente di raggiungere gli obiettivi nel breve termine. Dal nostro punto di vista le politiche governative dovrebbero concentrarsi sulla semplificazione delle procedure autorizzative, attraverso un intervento deciso per snellire gli iter e rendere i tempi certi, la definizione di un quadro normativo chiaro e stabile, e la promozione dell’agrivoltaico, una soluzione innovativa che coniuga la produzione di energia pulita con la tutela del paesaggio e la valorizzazione del settore agricolo. Le politiche governative dovrebbero incentivare la diffusione di questa tecnologia, semplificando le procedure autorizzative. Il nostro settore è in continua evoluzione ed è fondamentale sostenere la ricerca e l’innovazione per sviluppare tecnologie sempre più efficienti e sostenibili.

Come vedete il futuro del fotovoltaico nei prossimi cinque-dieci anni e quali trend ritenete saranno determinanti?
Siamo convinti che il fotovoltaico giocherà un ruolo cruciale nel futuro energetico dell’Italia e del mondo. Nei prossimi cinque-dieci anni, prevediamo una crescita esponenziale del settore, trainata da diversi fattori: la diminuzione dei costi di produzione dei pannelli fotovoltaici, l’aumento dell’efficienza, grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più efficienti come l’agrivoltaico e il fotovoltaico integrato negli edifici, la crescente attenzione dei governi e delle imprese alle tematiche legate alla sostenibilità, che genera maggiori investimenti nelle energie rinnovabili.

 In che modo l’agrivoltaico può contribuire ad un uso più efficiente dei terreni?
Punterei maggiormente sull’infrastrutturare aree lontane e non infrastrutturate. Con tutto l’indotto potenziale. La tecnologia rappresenta una soluzione ideale per valorizzare le superfici agricole incolte. Installando pannelli fotovoltaici è infatti possibile produrre energia senza sottrarre terreno all’agricoltura. Anzi, l’agrivoltaico contribuisce a migliorare la produttività agricola. I pannelli fotovoltaici possono creare un microclima favorevole alla crescita delle piante, proteggendole dall’eccessiva insolazione e dalle grandinate. Inoltre, l’ombreggiamento generato dai pannelli riduce l’evaporazione dell’acqua dal terreno, consentendo un risparmio idrico significativo. Da non sottovalutare anche la possibilità di diversificare le attività agricole, integrando la produzione di energia con la coltivazione di ortaggi, frutta, erbe aromatiche o la realizzazione di allevamenti. La combinazione tra agricoltura e fotovoltaico consente di utilizzare lo stesso terreno per due attività produttive, massimizzando l’efficienza e la redditività, contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2, alla tutela del paesaggio e alla conservazione della biodiversità, e può rappresentare un’opportunità di sviluppo per le aree rurali, generando la creazione di nuovi posti di lavoro e stimolando l’economia locale.

Quali sono le sfide principali per le aziende agricole che decidono di integrare impianti fotovoltaici?
L’investimento iniziale per l’installazione di un impianto può essere significativo, soprattutto per le aziende di piccole dimensioni, e la progettazione richiede competenze specifiche per garantire la compatibilità tra la produzione di energia e le attività agricole. Va poi considerato che l’installazione di un impianto può richiedere l’adeguamento delle tecniche colturali per ottimizzare la produzione agricola in sinergia con la produzione di energia. È importante, inoltre, sottolineare che la normativa in materia è in continua evoluzione e le procedure autorizzative possono essere complesse e richiedere tempi lunghi.

Quale, quindi, il futuro dell’agrivoltaico in Italia?
Il futuro dell’agrivoltaico è in qualche modo legato all’agricoltura. L’agricoltura vive un momento difficile. A livello comunicativo, e di legiferazione, abbiamo vissuto molta più attenzione sulla lotta al fotovoltaico che sulle problematiche impellenti. Il problema della siccità è gravissimo, in Sicilia i raccolti sono stati scarsissimi, ad Enna a novembre è previsto il razionamento degli approvvigionamenti idrici. Per tale motivo sarà sempre più necessario ricorrere alla tecnologia, in primis impianti di desalinizzazione, tecnologia energivora, e, parallelamente, ogni tecnologia che possa ridurre il consumo idrico. L’agrivoltaico risponde a entrambe le esigenze.

Quali politiche potrebbero incentivarlo ulteriormente?
Il nostro Paese dispone di un vasto patrimonio agricolo e di un elevato irraggiamento solare, condizioni ideali per lo sviluppo di questa tecnologia. Per incentivare ulteriormente l’agrivoltaico, sono necessarie misure mirate a semplificare le procedure autorizzative, favorire l’accesso a finanziamenti agevolati, contributi a fondo perduto o sgravi fiscali, stimolare investimenti nella ricerca e nell’innovazione per sviluppare tecnologie sempre più efficienti e integrate, e sensibilizzare gli agricoltori sui benefici della tecnologia, fornendo loro la formazione necessaria. Crediamo che questa tecnologia rappresenti un’opportunità unica per coniugare la produzione di energia pulita con la tutela del paesaggio e la valorizzazione del settore agricolo.

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