La Rete Ovinicoltori Siciliani è un’associazione di 60 aziende che gestisce, in totale, 30.000 capi per la produzione di carne e latte. Di recente ha puntato sulla valorizzazione della lana e sul fotovoltaico in assetto agrivoltaico per una serie di motivi: benessere animale, valorizzazione delle risorse, bilancio ESG positivo e attrazione dei giovani.
“L’offerta di modelli imprenditoriali moderni e sostenibili incentiva il ritorno e l’insediamento di nuove generazioni in agricoltura”, ha detto a pv magazine Italia Tonino Rizzico, chief marketing officer della Rete Ovinicoltori Siciliani, spiegando poi che l’ombra dei pannelli migliora il comfort degli ovini, riducendo stress termico e fenomeni come cali di produttività o aborti.
Rizzico spiega che i progetti agrivoltaici assicurano la competitività e la resilienza delle aziende ovinicole.
“Gli impianti agrivoltaici rappresentano un ambiente ideale per l’allevamento degli ovini, offrendo numerosi vantaggi concreti. Il terreno recintato garantisce sicurezza e gestione ottimale del pascolo, mentre l’ombra generata dai pannelli fotovoltaici crea aree di comfort che riducono lo stress termico degli animali. Inoltre, l’ombra limita l’evapotraspirazione, favorendo il prolungamento della crescita dell’erba fresca e allungando così il ciclo colturale, un beneficio importante per l’alimentazione degli ovini”, ha spiegato il chief marketing officer della Rete Ovinicoltori Siciliani.
Le aziende di allevamento ovino, caratterizzate da un sistema estensivo in cui gli animali pascolano prevalentemente allo stato brado, hanno un consumo energetico limitato, legato principalmente a tre aspetti: il raffreddamento del latte nelle vasche refrigeranti, le operazioni di mungitura e l’illuminazione delle strutture.
Considerazioni economiche
“Se si escludesse la presenza dell’allevamento all’interno di un grande parco agrivoltaico, difficilmente la sola attività di coltivazione potrebbe sostenere e giustificare l’investimento agricolo nel lungo periodo”, ha detto Rizzico, spiegando le fonti di reddito per un allevatore.
La cessione di un diritto di superficie vale dai 3.500/4.000 euro ettaro all’anno per l’agricoltore al netto della tassazione che può arrivare al 40%; il reddito dell’agricoltore oscilla dai 600/1.000 ettaro. Un società energetica per la gestione dell’allevamento riconosce all’allevatore in media sopra i 1.000 euro per ettaro.
“Abbeveratoi fotovoltaici”
Tra le soluzioni proposte, la Rete Ovinicoltori Siciliani sta studiando anche l’utilizzo di pannelli fotovoltaici sopra gli abbeveratoi. La rete potrebbe installarne, riporta, tra 1.200 e 1.500 abbeveratoi.
“L’abbeveratoio è composto da una vasca che può contenere fino a 800 litri di acqua per soddisfare 25 capi e da una copertura fotovoltaica di 1 kW che serve da un lato a produrre energia e dall’altro a ridurre la perdita di acqua per evaporazione fino al 30%”, ha detto il chief marketing officer.
Insieme al partner commerciale Coniglio Alfonso (Carpenteria per la zootecnia), la Rete Ovinicoltori Siciliani ha progettato un abbeveratoio “a livello costante in lamiera zincata a caldo, con spessore di 3 mm”. È lunga 300 cm, larga 80 cm e alta 34 cm con piedi per un’altezza complessiva di 50 cm da terra. Rizzico spiega che è dotata di un galleggiante a bassa pressione da 1” (pollice) con tetto in pannello coibentato per l’esclusione di evaporazione dell’acqua riducendo il consumo minimo del 30% e mantenendo una temperatura più bassa rispetto alle temperature all’aperto.
“L’abbeveratoio, essendo a campo libero con l’accesso libero e continuo degli animali, consente la possibilità di esaudire il bisogno idrico di molti animali, avendo un’autoclave auto pescante a bassa pressione e mantenendo sempre la quantità di acqua sempre costante (sempre pieno). Da considerare che possono accedere contemporaneamente circa 20- 25 pecore misura per capo – circa 30-35 cm a secondo la mole del capo. Infine è dotato, nel fondo, di un sistema per la pulizia periodica”.
Considerando solo questa soluzione, la Rete Ovinicoltori Siciliani potrebbe installare oltre 1200 kW. La Rete Ovinicoltori Siciliani, come detto, rappresenta 60 aziende.
Secondo quanto poi riportato da Rizzico, sono circa 9.000 le aziende ovine siciliane, per un totale di 1 milione di capi ovini che producono ogni anno circa 1 milione di chili di lana. Questo vuol dire, almeno secondo calcoli fatti nella redazione di questo articolo, che anche solo gli “abbeveratoi fotovoltaici” potrebbero potenzialmente portare, considerato lo stato di avanzamento tecnologico, all’installazione di almeno 40 MW sul territorio siciliano.
I principali progetti agrivoltaici
La Rete Ovinicoltori Siciliani è partner di DVP Solar Italy, azienda leader nello sviluppo di impianti agrivoltaici.
“Nel 2023, DVP Solar è stata inserita tra i Top 5 players in Italia per il numero di progetti presentati per l’avvio dell’iter autorizzativo, sia presso il MASE che nelle Regioni. Nel 2024, DVP Solar ha creato Farm (Future Agricultural Renewable Model), un progetto ambizioso di cui siamo partner. L’obiettivo di Farm è lo sviluppo e la gestione di filiere agricole e zootecniche, sia negli impianti di proprietà che per conto di altre società, grazie a un team di esperti e partner qualificati”.
Gli impianti agrivoltaici progettati da DVP Solar hanno strutture fisse o ad inseguimento solare, in funzione dell’uso del suolo possibile.
“Se siamo in presenza di terreni pianeggianti si mette un sistema tracker, viceversa si interviene con il fisso”.
La distanza tra le file di pannelli è di 5-6 metri, “per consentire la coltivazione tra i filari utilizzando macchinari adatti a diverse tipologie di lavorazione agricola”.
DVP Solar è socio dell’Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile (Aias).
La parte agricola
Grazie all’allevamento ovino si riesce a massimizzare il valore del suolo: la coltivazione degli erbai, favorita dall’ombra dei pannelli fotovoltaici, viene trasformata direttamente in latte, carne, lana, idrolizzato e biochar, “valorizzando ogni risorsa disponibile e creando un modello produttivo efficiente e sostenibile”.
Rizzico spiega come valorizzare le risorse (ex scarti) per l’agricoltura biologica,
“Con un nostro progetto, interveniamo trasformando la lana appena tosata attraverso un innovativo processo di idrolisi, ottenendo un concime liquido naturale, già iscritto nell’elenco dei fertilizzanti del MIPAAF. Questo concime può essere riutilizzato dagli stessi allevatori per nutrire le proprie colture biologiche. La nostra scoperta chiave risiede nelle proprietà della lana: essa contiene circa il 10% di azoto, un elemento essenziale per la fertilità del suolo”, ha detto Rizzico, aggiungendo che così risolvono il “problema dello smaltimento della lana”.
Si tratta di un modello replicabile in altre regioni, con benefici economici, ambientali e sociali, dice il chief marketing officer.
“Un altro progetto virtuoso promosso dalla Rete, in collaborazione con il Distretto Laniero Siciliano, riguarda la produzione di biochar partendo dalla lana sucida. Attraverso un processo di pirolisi, la lana grezza viene trasformata in biochar, un materiale a base di carbonio stabile che, una volta interrato, rimane nel suolo per centinaia di anni”, ha detto il rappresentante della Rete Ovinicoltori Siciliani.
Secondo Rizzico, 1000 kg di lana che viene trasformata in biochar permette di sequestrare circa 730-750 kg di CO₂.
Sono comunque già attivi servizi che usano la lana sucida, vendendola come materia prima/grezza. Non risulta però pratica diffusa, o meglio comune, su tutto il territorio nazionale.
Contesto normativo e opportunità commerciali
Per gli impianti agrivoltaici, le linee guida ministeriali prevedono l’obbligo di svolgere attività agricola o pastorale, ricorda Rizzico.
“Tra queste, l’attività pastorale si integra perfettamente con tali impianti, grazie alla sua compatibilità con il doppio uso del suolo. Per questo motivo, la nostra Rete offre il proprio know-how specializzato sia per la progettazione di allevamenti ovini all’interno degli impianti agrivoltaici, sia per la gestione completa della componente pastorale e delle coltivazioni ad essa connesse”, ha detto il chief marketing officer.
Rizzico poi sostiene che la Rete Ovinicoltori Siciliani sia utile per sottoscrivere accordi con investitori/società energetiche, anche internazionali, nell’agriviltaico siciliano, perché il soggetto che investe nella parte fotovoltaica può così diversificare il rischio che l’attività pastorale venga interrotta, portando a delle conseguenze economiche non irrilevanti.
La Rete Ovinicoltori Siciliani si propone anche di trovare nuove aziende socie.
“Prima di avviare un allevamento, effettuiamo uno studio preliminare per valutare la presenza dei requisiti essenziali, tra cui: strutture idonee per il ricovero degli animali; punti di approvvigionamento idrico per l’abbeveraggio; infrastrutture logistiche, come strade di accesso adeguate per la gestione quotidiana”.
Secondo Rizzico, questo approccio collettivo genera un valore aggiunto superiore del 20% rispetto a quello di una singola azienda.
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