Confindustria chiede alla Camera di permettere al GSE di rivendere sul mercato contratti di lungo termine

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Confindustria ha chiesto al Parlamento di intervenire subito sui meccanismi di costruzione del prezzo di mercato dell’elettricità, sottolineando l’importanza di logiche di lungo termine.

“Proponiamo, infatti, di completare il ruolo del GSE, che oggi agisce esclusivamente come acquisitore centralizzato di energia rinnovabile dai produttori (con strumenti finanziari di tipo Contract For Difference-CFD), attraverso l’affidamento anche del compito di rivendere sul mercato i contratti di lungo termine acquisiti (sempre attraverso strumenti finanziari di tipo CFD)”, ha chiesto Confindustria.

Così, dice l’associazione degli industriali, GSE non drenerebbe liquidità dal mercato delle rinnovabili di lungo termine ma fungerebbe da controparte centrale facilitando l’avvio di un mercato di contratti di lungo termine di energia rinnovabile.

“Nel caso in cui il prezzo di riferimento del CFD lato offerta fosse più elevato di quello lato domanda, cosa che si potrebbe verificare in caso di scarsa competizione fra gli sviluppatori nelle aste FER X (facendo dunque emergere un incentivo per garantire lo sviluppo di energia rinnovabile), il GSE potrebbe utilizzare i proventi delle aste ETS per colmare la differenza”, ha detto Confindustria sottolineando il ruolo di operatore di ultima istanza del GSE.

Analisi del contesto da parte di Confindustria

“Nonostante l’energia elettrica in Italia sia prodotta solo per il 42% da gas naturale, l’aumento del prezzo del gas ha comportato un aumento di quello elettrico di pari intensità, sollevando nuovamente il problema del mancato decoupling tra energia prodotta da fonti fossili ed energia rinnovabile e sulle conseguenze di tutto ciò per le imprese”.

Secondo Confindustria, l’evoluzione normativa in ambito autorizzativo (DL Agricoltura) ha fortemente limitato l’alternativa di sviluppare in via autonoma impianti di produzione rinnovabile con tecnologia fotovoltaica in aree agricole. Questo rende ancora più urgente un intervento.

Nel 2024 i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono risultati in discesa rispetto al 2023 ma si sono allargati a livelli record i differenziali tra l’Italia e le altre manifatture europee, ricorda Confindustria. Il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia è stato del 38% più alto di quello della Germania, dell’87% più alto di quello della Francia e del 72% più alto di quello della Spagna. Lo ha ricordato l’associazione degli industriali italiani ieri a Roma.

“Lo scenario presente non mostra chiari segnali di miglioramento perché ad inizio 2025 si sono aggiunti ulteriori elementi di incertezza”, ha detto Confindustria, elencando alcuni fattori, come lo stop dei flussi gas via tubo dalla Russia all’Europa attraverso l’Ucraina, la rapida discesa del livello di riempimento degli stoccaggi gas e l’attesa per le politiche energetiche della nuova amministrazione statunitense.

“Si è quindi arrivati nella prima settimana del 2025 ad avere prezzi del mercato spot del gas oltre i 50 c€/Smc e del mercato elettrico (PUN) oltre 135 €/MWh. Le imprese italiane non riescono a sostenere l’attuale gap di competitività, occorrono pertanto strumenti idonei per mantenere in esercizio gli impianti industriali”, ha aggiunto ieri Confindustria durante l’audizione alla Camera.

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