Update – FER X, Aurora: rischio volatilità del mercato diventa costo pubblico, anche se non necessario

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Aurora Energy Research riporta che il FER X è uno strumento di incentivazione che va in direzione opposta rispetto ai trend del mercato energetico europeo e italiano degli ultimi anni, facendo passare nuovamente in capo al pubblico il rischio legato alla volatilità del mercato, quindi invertendo il trend degli ultimi anni di trasferimento di tale rischio verso gli investitori privati.

Secondo gli analisti di Aurora Energy Research, il trasferimento non aveva comunque rallentato la crescita del settore. La decisione pertanto è utile per la crescita delle rinnovabili, ma non necessariamente corretta da un punto di vista dei consumatori, dice la società di ricerca nel campo dell’energia.

“Il FER X avrà successo nell’accelerare il raggiungimento degli obiettivi italiani di decarbonizzazione del sistema elettrico, ma rischia di limitare più del necessario il ruolo svolto dal mercato in questo processo”, ha detto Matteo Coriglioni, head of Italy presso Aurora Energy Research.

Coriglioni spiega a pv magazine che il FER X, essendo un meccanismo di Contract-for-Difference in base al quale l’operatore riceve la differenza tra la tariffa che si è aggiudicato all’asta e il prezzo di mercato, è simile al FER 1.
“Questo consente agli operatori di avere certezza sui loro ricavi futuri, in quanto l’energia da loro prodotta sarà valorizzata ad una tariffa fissa, ed è protetto dal rischio legato volatilità dei prezzi di mercato. Questo è un meccanismo abbastanza standard ed efficace per supportare la realizzazione di nuova capacità rinnovabile”, ha detto Coriglioni.

Aurora Energy Research sottolinea che le tecnologie rinnovabili come il fotovoltaico hanno raggiunto un livello di maturità che le rendono competitive anche operando a prezzi di mercato. Gli strumenti come i PPA sono poi a disposizione degli operatori per garantirsi una maggiore stabilità dei ricavi, condizione spesso necessaria al finanziamento degli impianti.

“Il decreto FER X sicuramente è uno strumento utile ad accelerare lo sviluppo di capacità rinnovabile in Italia: l’ammontare di capacità che sarà messa all’asta, insieme all’elevata sicurezza nei ricavi garantita dal meccanismo, lo rendono estremamente interessante per gli investitori, nazionali e internazionali”, ha aggiunto Coriglioni.

Il decreto FER X limita al 95% della produzione energetica la copertura offerta dai contratti CfD, lasciando il 5% esposto ai prezzi di mercato e potenzialmente disposizione per contratti privati di PPA, ricorda Aurora.

“Si potrebbe ottenere però un risultato simile senza alterare lo schema ma con un minore quantitativo di capacità messa all’asta o con un tetto alla percentuale di produzione coperta dalla tariffa più basso del 95%, in modo da avere un maggiore equilibrio tra il ruolo svolto da pubblico e privato nella gestione del rischio di volatilità dei prezzi. Sarebbe opportuno valutare modifiche di questo tipo per la prosecuzione del FER X post-2025”.

L’iniziativa offrirà una capacità d’asta di 14,65 GW, suddivisa tra 10 GW per il solare e 4 GW per l’eolico.

Lo schema di incentivazione, strutturato nella forma di Contract-for-Differences (CfD) di durata a 20 anni, avrà un prezzo assegnato parzialmente aggiornato annualmente per tenere conto dell’inflazione.

Il FER X prevede l’aggiudicazione dei contratti tramite aste competitive per gli impianti di taglia superiore al MW, con un premio ulteriore assegnato agli impianti solari in specifiche regioni, in modo da garantire una distribuzione maggiormente bilanciata tra le varie aree del Paese: i premio è pari a +€4/MWh nelle regioni del Centro e +€10/MWh nelle regioni del Nord.

La Commissione Europea ha ufficialmente approvato la versione transitoria del decreto FER X a metà dicembre. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha poi firmato il 30 dicembre 2024 il decreto ministeriale n. 457.

* Aggiunge commento a pv magazine di Coriglioni

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