La Corte costituzionale dichiara illegittima la moratoria sarda

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La Corte costituzionale con sentenza n. 28/2025 pubblicata oggi ha dichiarato illegittima la moratoria sarda.

La sentenza, anche se la moratoria è già decaduta, risulta importante perché “enuncia principi la cui portata eccede il tema della moratoria, affermando l’incostituzionalità delle normative regionali che si pongano in contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello euro-unitario e nazionale” ha spiegato Claudio Vivani, name partner di Vivani & Associati, a pv magazine Italia.

L’illegittimità costituzionale in particolare interessa l’art. 3 “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio”, ovvero il più corposo della legge nonché quello che andava a costituire la moratoria.

Vivani, che si è occupato della vicenda per conto di RWE e di Anev in veste di amicus curiae (amico della corte, in giurisprudenza soggetto terzo che fornisce un parere), ha spiegato che: La sentenza è estremamente importante perché pone rimedio a una situazione ingiusta e lesiva non solo per le imprese del settore ma anche e soprattutto per l’interesse della collettività alla tutela dell’ambiente e della salute umana tramite il contrasto al cambiamento climatico, rispetto al quale le energie rinnovabili svolgono indiscutibilmente un ruolo fondamentale”.

“Proprio tale aspetto – ha aggiunto Vivani – sembra assumere rilievo nella sentenza della Corte, dove ravvisa l’incostituzionalità della normativa regionale sarda per il fatto che si pone in contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello euro-unitario e recepiti a livello statale tramite l’articolo 20 del decreto legislativo 199/2021. Si tratta, a mio avviso, di un principio la cui portata eccede il tema della moratoria e si pone su un piano più generale, che può utilmente orientare tutte le legislazioni regionali destinate a essere emanate a breve sulle aree idonee all’installazione degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile”.

Anche se la moratoria è già scaduta, vanno considerate le implicazioni che ha avuto nel bloccare procedimenti in corso nel periodo di validità e autorizzazioni già rilasciate antecedentemente all’entrata in vigore. I progetti già autorizzati potranno ora riprendere l’iter realizzativo ma non è da escludere la possibilità che alcuni, non avendo potuto iniziare i lavori, siano rimasti soggetti alla successiva legge sulle aree idonee che ne ha precluso la realizzazione.

Questa situazione potrà dar luogo a dei contenziosi, ancor prima della pronuncia della stessa Corte sulla legge sulle aree idonee sarda che Consiglio dei Ministri (CdM) ha deliberato il 28 gennaio di impugnare.

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