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A parte la Sardegna, le regioni italiane stanno procedendo con cautela a definire i loro regolamenti sulle aree idonee, ma allo stesso tempo con una certa conformità. Lo dice a pv magazine Italia Emilio Sani dello Studio Sani Zangrando, spiegando che gli sviluppatori più accorti stanno prendendo in considerazione questi sviluppi locali, diversificando a livello regionale e focalizzandosi soprattutto sulle regioni del Nord Italia dove, ad oggi, vi sono meno progetti autorizzati e meno domande di connessione.

“Sulla base del riparto fra regioni, la Lombardia potrebbe avere un maggiore scarto fra quanto autorizzato e quanto previsto”, ha detto Sani, aggiungendo che un quadro più chiaro dovrebbe emergere comunque entro giugno.
Non contando la Sardegna, la cui norma è già in vigore, la Lombardia è una delle cinque regioni ad aver già presentato la bozza di legge regionale, valutata positivamente dagli esperti del settore e da Sani stesso.
Le regioni stanno aspettando che il TAR Lazio si pronunci sulla legittimità del decreto nazionale in materia di aree idonee (Decreto del 21 giugno 2024). La pronuncia dovrebbe arrivare a metà marzo, posticipando sia le proposte di nuove leggi regionali che la versione definitiva delle leggi già presentate.
“Ritengo che metà aprile possa dunque essere un tempo plausibile per avere le prime leggi regionali sulle aree idonee, oltre quella della Sardegna che è già stata approvata”.
In attesa delle leggi regionali sulle aree idonee si può comunque procedere con le realizzazioni degli impianti. “L’attesa delle nuove leggi non pregiudicherà gli sviluppi in corso, soltanto lascia meno chiaro dove effettivamente si possono fare gli impianti”.
Differenze a livello regionale
Sani spiega che la gran parte delle regioni sta confermando le aree idonee stabilite in via temporanea a livello nazionale, tranne le aree senza vincoli paesaggistici (la cosiddetta norma c quater) che, per ora, è stata recepita solo in modo parziale e circoscritto.
Non mancano comunque le differenze tra le cinque regioni che, a fine gennaio 2025, hanno già presentato le proprie bozze.
“In Calabria è previsto che siano individuate specifiche aree destinate agli impianti agrivoltaici elevati che saranno qualificate come idonee. In Abruzzo sono individuate come non idonee tutte le aree agricole irrigue e le aree agricole con colture permanenti, che costituiscono un’area vasta della zona non montana.
La Regione Toscana prevede una categoria rafforzata di aree idonee assolute e prevede la possibilità per i comuni di aggiungere aree idonee e rideterminare quelle esistenti.
La Regione Puglia nelle aree agricole, salvo specifiche deroghe, permetterà solo impianti agrivoltaici di natura sperimentale di cui individuerà le caratteristiche”, ha aggiunto Sani.
L’approccio toscano al rapporto con i comuni non dovrebbe diventare un modello per superare resistenze locali.
“Ad oggi l’approccio della Toscana è abbastanza isolato, a parte il caso della Sardegna dove è previsto che si possa derogare ai limiti stringenti della nuova legge, solo su iniziativa dei comuni”, ha detto l’avvocato.
Sardegna
Sani sottolinea che la Regione Sardegna ha stabilito aree non idonee in misura significativamente più ampia rispetto a quanto era previsto dalle linee guida nazionali del 2010 e da quanto previsto nelle bozze delle altre regioni.
“Le limitazioni in Sardegna si applicano anche agli impianti già autorizzati, che non abbiano causato una trasformazione dello stato dei luoghi”, ha detto Sani.
Regimi transitori e conflittualità
Ad oggi, tranne la Sardegna, tutte le bozze di legge regionale prevedono la possibilità di applicare le regole previgenti per i progetti per i quali è stata ottenuta la valutazione ambientale o sia stata perfezionata la procedura di autorizzazione. In Toscana, per esempio, la disciplina previgente si applica anche ai procedimenti in corso, ricorda Sani.
Sardegna e Toscana sono anche le uniche due regioni ad aver regolato la conflittualità tra le aree in cui valgono diversi principi e norme. Un esempio è quello di aree in prossimità di autostrade e contemporaneamente in aree di protezione ambientale, come la rete Natura 2000.
“Alcune regioni come la Sardegna e la Toscana hanno regolato espressamente il punto. La Regione Sardegna dà priorità alle aree non idonee, mentre la Regione Toscana distingue fra le diverse tipologie di aree e quando si è in area con assoluta idoneità dà priorità alle aree idonee. Probabilmente la soluzione più equilibrata sarebbe di tenere conto delle circostanze del caso concreto, evitando di stabilire priorità della non idoneità che sembrano contrastare con i principi comunitari di prevalenza dell’interesse alla realizzazione degli impianti”.
D.L. Agricoltura e agrivoltaico
Secondo Sani l’agrivoltaico, salvo eccezioni, è la sola modalità realizzativa prevista nelle aree agricole dal D.L. Agricoltura. “In prevalenza si fa riferimento all’agrivoltaico elevato”, ha specificato.
Nonostante le limitazioni stabilite dal D.L. Agricoltura, la categoria di area idonea di cui all’art. 20, comma 8, lett. c-quater del D.Lgs. 199/2021 dovrebbe essere in astratto la tipologia di area idonea prevalente per dimensioni territoriali. Si tratta delle aree che non sono sottoposte a vincoli culturali o paesaggistici e che non ricadono nella fascia di rispetto dei beni sottoposti a tutela speciale.
“Si tratta però di aree agricole dove possono essere realizzati solo impianti che non siano classificabili come impianti fotovoltaici a terra. In prospettiva è dunque possibile che la tipologia di area idonea più sfruttata non sia questa, ma quella delle aree entro 500 metri da stabilimenti e impianti industriali esistenti, alle quali non si applicano le limitazioni del D.L. Agricoltura”, ha concluso Sani.
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